Cultura

Scuola araba, un ritardo “inspiegabile”

Resta chiusa la scuola di via Ventura nonostante l'ultimo sollecito del presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida.

di Chiara Sirna

La documentazione è stata presentata, completa di tutto il necessario, i lavori sono stati conclusi nel pieno rispetto delle richieste, almeno a giudicare dal nulla osta prima dei vigili urbani e poi del Comune, eppure la scuola araba di via Ventura a Milano resta chiusa. Dei 130 bambini iscritti solo una parte al momento sta normalmente frequentando le scuole pubbliche, gli altri vivono tra le mura domestiche, lontano da libri, insegnanti e lezioni. A nulla è valso il sollecito, inviato per lettera martedì scorso dal presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, per conto dell’ associazione ?Insieme?, al direttore scolastico regionale, Mario Giacomo Dutto, al ministro dell’ Istruzione, Giuseppe Fioroni e al prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi. ?Ogni ulteriore ritardo dell’ amministrazione?, si legge, ?si sostanzierebbe in un grave danno per gli alunni e in un ostacolo all’ esercizio del diritto di “istituire scuole”. Di ciò non potrebbe non essere chiamata a rispondere l’ amministrazione?. Alla quale Onida rivolge un appello che lascia poco spazio ad equivoci: quello di ?chiudere una vicenda da troppo tempo oggetto di polemiche largamente strumentali?. Passando, in altre parole, all?autorizzazione formale a procedere. Palazzo Marino dal canto suo invece continua a ribattere che ?mancherebbero altri documenti? e i fondatori della scuola continuano ad aspettare. ?Siamo scandalizzati?, tuona la direttrice Lidia Acerboni, ?il Comune ha certificato la sicurezza dell?edificio, ma visto che ora è diventato scuola a tutti gli effetti bisogna rifare la domanda di agibilità?. Per la quale l?associazione ha già avuto il via libera. ?E? solo una verifica cartacea e burocratica?, continua la Acerboni, ?per la quale l?amministrazione ha 40 giorni di tempo e purtroppo vedendo come sono andate le cose finora, se li prenderanno tutti. Per i bambini sarebbe la fine?. La perdita di altro tempo infatti impedirebbe alla scuola di rispettare il numero minimo di durata dell?anno scolastico stabilito dalla legge in 200 giorni di lezione. ?Abbiamo chiesto al ministro, al direttore scolastico e al prefetto di autorizzarci comunque ad aprire, ma per ora non è arrivata alcuna risposta?. E i bambini intanto? ?A casa, non tutti, quelli che non frequentano scuole pubbliche però sì, non mi ci faccia pensare?, sbotta la Acerboni.


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