Cultura

Scuola, a Forlì-Cesena le migliori d’Italia

Presentato oggi il Rapporto di Tuttoscuola

di Sara De Carli

Sono le scuole della Provincia di Forlì-Cesena le migliori d?Italia, quelle che complessivamente ai migliori risultati scolastici degli studenti e alla qualità dei livelli di istruzione, coniugano una corretta gestione del personale, adeguate dotazioni didattiche e informatiche, interventi e politiche finanziarie virtuose degli enti locali e una buona funzionalità dei servizi e degli edifici scolastici. A ruota seguono le scuole delle Province di Parma, Biella, Piacenza e Savona, dove si offre globalmente un servizio di miglior qualità a studenti e famiglie. Sesta Macerata, unica provincia non del Nord nella top ten. Al fondo della classifica, maglia nera per Nuoro, Sassari, Oristano e, a sorpresa, per le scuole della Provincia di Lucca.

Sono i risultati del 1° Rapporto sulla qualità nella scuola, realizzato da Tuttoscuola, il mensile per insegnanti, genitori e studenti che per la prima volta ha realizzato una classifica delle Province e delle regioni in base alla qualità del sistema di istruzione. La graduatoria deriva da 152 indicatori tratti dalle ultime rilevazioni ufficiali (Ministero della Pubblica Istruzione, Istat, Ministero dell?Interno, Ragioneria Generale dello Stato, etc). Una base dati imponente – complessivamente oltre 63.000 dati – elaborata con rigore scientifico, da cui si ricava una approfondita e inedita radiografia del sistema scolastico del nostro Paese. Un lavoro unico: in 150 anni di storia della scuola italiana non era mai stato possibile stilare una classifica in base a criteri di qualità e analizzare così, con cognizione di causa, i punti di forza e di debolezza delle diverse aree territoriali del Paese.

La graduatoria
Vista la classifica provincia per provincia, veniamo a quella Regione per Regione: Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Friuli Venezia Giulia. Male la Toscana, 14esima, sotto la media nazionale.

Altre curiosità che emergono dal Rapporto: Crotone è la città dove gli studenti raccolgono votazioni più alte, Catanzaro quella con le scuole più insicure, Modena quella con le scuole più high tech d’Italia. Il tempo pieno invece spacca in due il Paese: a Milano e provincia l’89.5% delle classi fa il tempo pieno, a Palermo l’1,6%, a Napoli l’1,5%, a Catania l’1,4%. La media italiana è del 24%, e la regione dove il tempo prolungato è più diffuso è l’Emilia Romagna.

La scuola che ne esce
Il rapporto è una specie di finestra che guarda il percorso in atto, evidenzia le dinamiche, le tendenze, le caratteristiche, le variazioni intervenute in un dato tempo, cercando di darne anche una spiegazione, fornendo un contributo di riflessione. E? cosa vede?
Vede, prima di tutto, un sistema ancora imbrigliato, con lacci e laccioli, con scarsa autonomia, con eccessi di dipendenza che ne impediscono il dispiegamento di risorse e di scelte autonome e responsabili. Indubbiamente dal 2000 ad oggi, da quando il sistema di istruzione nazionale è passato all?autonomia, diverse cose sono cambiate, ma sopravvivono regole e dipendenze dal sistema centrale (si pensi, ad esempio, alla pur comprensibile politica degli organici) che tendono a omologare, a far parti uguali tra diversi, a livellare, anziché a liberare risorse e intelligenze, a corrispondere agli effettivi bisogni del territorio, sempre più in credito dell?attuazione del principio di sussidiarietà.
Vede un eccesso di precarietà che, prima ancora di rappresentare una fonte di ingiustizia, di malessere e di demotivazione professionale per il personale scolastico, è causa di discontinuità didattica ed educativa, di subordinazione del diritto allo studio e all?educazione alle regole e alle logiche amministrative e corporative, come se la scuola non fosse dei ragazzi e per i ragazzi, ma di altri che, a vario titolo, dovrebbero invece avere il compito di servirli.
Vede il livellamento di risultati, il peso eccessivo della dispersione scolastica, che fanno intravedere in diverse realtà il malessere crescente e la disaffezione di giovani che spesso non trovano nemmeno nella scuola ? chiamata oggi a sfide educative epocali ? quelle ragioni del vivere la pienezza della quotidianità e del sognare un futuro per la propria esistenza che la famiglia e la società dovrebbero aiutare a scoprire e a costruire.
Vede un sistema di istruzione, specchio della realtà economica e culturale nazionale, nel quale si registrano, pur con alcune positive eccezioni, gli stessi consueti squilibri territoriali della società italiana che dividono il nord e il sud del Paese. Una scuola dove forse le differenze sono segnate anche dalle logiche diverse delle politiche locali, probabilmente operate in tempi pregressi ma che fanno sentire oggi tutto il peso, negativo e positivo, sui quei servizi di supporto scolastico che concorrono a rendere efficace l?azione educativa. Differenze che giustamente richiedono oggi compensazioni normative ed economiche da parte della Repubblica fondata sul principio di solidarietà e uguaglianza, ma che chiedono il coraggio del cambiamento agli uomini e alle donne di scuola, agli amministratori locali e ai decisori politici.

Info: www.tuttoscuola.com


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