Cultura

Scudetto del cuore 2004

In campo fanno soffrire i loro tifosi (di Stefano Arduini,Carmen Morrone, Antonietta Nembri).

di Stefano Arduini

L?Inter che vince ha la faccia della solidarietà. Mentre sul rettangolo verde continua il digiuno di vittorie, quest?anno ai nerazzurri non è sfuggito lo Scudetto del Cuore, il riconoscimento che al termine di ogni stagione Vita assegna alla società che ha più brillato per l?impegno nel campo della solidarietà. Dopo tre vittorie della Juventus (nel 2003 ex aequo con il Milan), quest?anno la squadra milanese si aggiudica il trofeo con un bel po? di lunghezze di vantaggio sui cugini del Milan. Sul terzo gradino del podio si assestano gli ex campioni bianconeri. Medaglia di legno, invece, al Chievo, colpito dallo scandalo scommesse. In zona retrocessione le neopromosse Sampdoria e Ancona, staccatissimi fanalini di coda, precedute dalla sola Udinese. La classifica è stata stilata sulla base di tre parametri, valutati con un punteggio che va dall?uno al dieci: primo, le iniziative della società; secondo, l?impegno dei singoli giocatori; terzo, la visibilità concessa ai progetti solidali sui siti Internet ufficiali delle squadre. Il Biscione nerazzurro sbaraglia la concorrenza facendo segnare punteggio pieno in due voci su tre (10 alla società e al sito, 7 ai giocatori). Un successo figlio della programmazione, ma soprattutto di una moderna concezione della solidarietà pallonara, che non si limita al finanziamento di progetti o alla promozione di campagne informative, ma utilizza il calcio come vero e proprio volano di sviluppo nelle aree più depresse del Pianeta. Una filosofia che all?Inter ha il nome e il volto di Massimo Moretti, presidente di Inter Futura, culla in cui è nato e cresciuto Inter Campus, un progetto che nel 2004 è arrivato a coinvolgere20mila ragazzi fra gli 8 e i 13 anni,grazie all?affiliazione di 84 società,italiane e straniere. “Il mondo del calcio sta anticipando quella che, con ogni probabilità, sarà la società di domani”, scrive Moretti nella prefazione al libro fotografico Inter Campus, “un mondo dove le miscele etniche e culturali creeranno nuove, imprevedibili, comunque promettenti sinergie”. Un?evoluzione che per la Beneamata è anche una responsabilità. Continua Moretti: “L?Inter ha preso un impegno verso se stessa: aiutare i giovani calciatori, ovunque essi siano, non solo a sviluppare le loro attitudini naturali, là dove la nostra esperienza può essere maggiormente utile, ma a crescere nel senso più completo , come atleti e come individui”. Atleti e individui che la squadra di Inter Campus è andata a scovare negli angoli più bui. A Sarajevo, per esempio, dove quest?inverno bambini serbi, musulmani e croati hanno studiato calcio sotto la neve e la supervisione di Pedrag Pasic, ex numero 10 della nazionale jugoslava. Ma anche in Brasile, Camerun, Kosovo, Israele, Palestina, Iran, Cina, Romania, Slovacchia, Polonia, Bulgaria, Argentina, Colombia e Messico, Inter Campus ha riprodotto lo stesso schema vincente: tanti bambini, istruttori formati dai tecnici nerazzurri e l?invio di tutto il materiale e le attrezzature necessarie per avviare una scuola calcio. Il trionfo dell?Inter però premia anche il più bel sito della serie A e uno spogliatoio generoso, timonato da capitan Zanetti, ideatore, insieme alla moglie Paula, della Fundacion Pupi, che si occupa dell?istruzione e della salute dei bambini della periferia di Buenos Aires. Accanto a Inter Campus all?estero, c?è il progetto italiano, nato l?anno precedente a quello rivolto ai Paesi in via di sviluppo e che non è, né vuole essere,un mero bacino di aspiranti calciatori. Le giovani promesse pedatorie del calcio nostrano vengono accudite vicino a casa loro, senza forzosi trasferimenti a Milano. “Investire nel capitale umano” è la formula che si usa in via Durini, sede della società, per definire lo stile Inter verso i giovani sia che si tratti di piccoli italiani sia di ragazzini che vivono negli angoli più difficili del pianeta. “Nel 1996 Massimo Moratti e Massimo Moretti ci lanciarono in questa avventura”, ricorda Roberto Samaden, allenatore degli esordienti A dell?Inter e coordinatore dell?attività di base. “Tutti noi credevamo in questo progetto, ma allo stesso tempo era una grande incognita: nessuna società di calcio a livello pro-fessionistico aveva mai neanche sperimentato un?idea come questa”. A otto anni di distanza le società affiliate nella penisola sono sessanta. I giovanissimi che vestono la maglia nerazzurra hanno degli esempi da guardare: come non pensare allo ?Zio? Bergomi che, appese le scarpette al chiodo dopo una vita passata a dirigere la difesa dellaseconda squadra di Milano,ha dato vita alla Fondazione I Bindum. La società presieduta oggi da Giacinto Facchetti, poi, non è da meno avendo dato continuità, una vera e propria sinergia, a gemellaggi come quello in corso con Emergency. Per non parlare dello stretto rapporto che si è creato anche con l?associazione Bambini in Romania onlus, fondata da don Gino Rigoldi per aiutare i piccoli ospitati negli orfanotrofi. Inter Campus segue centinaia di bambini rumeni e nell?ultima visita di Massimo Moretti, accompagnato in quell?occasione dal difensore Francesco Coco, è stato confermato l?impegno dell?Inter che in questo Paese opera a stretto contatto non solo con l?associazione di don Rigoldi, ma anche con la rumena Inima Pentru Inima (Cuore a cuore). Un capitolo a sé, infine, si potrebbe dedicare a Massimo Moratti che i colori della squadra li ha portati ovunque, compreso nelle iniziative solidali a favore dei detenuti di San Vittore. E se per decenni si è calcisticamente parlato di ?stile Juve?, nel mondo della solidarietà a far scuola è certamente lo ?stile Inter?. Un modo di essere solidali che ha coinvolto anche i tifosi,da quelli noti al punto che si può anche parlare di ?interisti sociali? ai più anonimi appartenenti ai club di tutta Italia, che la solidarietà la declinano in tante piccole e locali iniziative di beneficenza.

Stefano Arduini,Carmen Morrone, Antonietta Nembri


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