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Scoprite Duccio, per favore

L'editoriale di Giuseppe Frangi sulla mostra dedicata a Duccio di Boninsegna nella città di Siena.

di Giuseppe Frangi

Perdonate il fuori programma, ma vorrei dare a tutti il consiglio di un viaggio. Andate a Siena a vedere, prima che chiuda (il 14 marzo prossimo), la straordinaria mostra dedicata a Duccio di Boninsegna. è una raccomandazione che mi sento di fare a tutti, anche a quelli che per l?arte provano poco interesse o magari persino un po? di noia. Infatti, non sembri un paradosso, ma i capolavori esposti, gioielli dell?Italia di fine 1200, non sono l?unica ragione di questo viaggio. Certo, trovarsi nella sala dove l?immensa vetrata che stava a 30 metri d?altezza, nell?abside del vicino Duomo è stata smontata, perfettamente ripulita, e ora ci abbraccia letteralmente con i suoi colori e la sua luce, è un?emozione che fa il pari con il più spettacolare dei film hollywoodiani. Ma un viaggio a Siena è raccomandabile per altri motivi che proviamo ad esporvi.
Il primo è quello che c?è ancora possibilità di sottrarsi allo sputtanamento generalizzato della cultura. Oggi cultura è una dimensione completamente fagocitata dal mercato e dalle regole (le fatidiche regole ?ferree?) della comunicazione. Cioè è ridotta a giostra, a un parlarsi addosso, a una corsa agli effetti speciali. Oggi ha diritto di esistere chi vende, non chi pensa (a meno che non pensi a come vendere di più).
Quante volte, girando per mostre o per sale di teatri sovvenzionati, non ci è venuto l?istinto più che legittimo di chiedere una moratoria, uno stop allo spreco di soldi, e al logorio insulso di capolavori. A Siena, invece, si può toccar con mano l?efficacia di un percorso inverso: la cultura è stata accolta nella sua dimensione civile, cioè di aiuto alla comprensione della realtà, nella sua profondità storica e nella sua bellezza presente. è stato proposto un percorso scientificamente indiscutibile (e che è l?esito di studi pazienti: la cultura è pazienza capace di semplificare la complessità, chi ci pensa più?), ma anche assolutamente fruibile da chi è al primo impatto con quelle opere lontane. Andate e vedrete che da Santa Maria della Scala, la sede della mostra, si esce senza avere punti oscuri.
Ma andateci anche per scoprire di non essere soli. Infatti un evento con caratteristiche apparentemente selettive ha dimostrato di essere un evento di grande successo (quasi 200mila i visitatori). Ci sarebbe da chiedersi perché. E qui siamo al secondo motivo che dovrebbe portarvi a Siena. Ci è sempre stato propinato, sino alla nausea, che la qualità dell?offerta è determinata dalla necessità di allinearsi alla domanda. Che cioè si dà quel che la gente chiede.
Invece la cultura è proprio l?opposto: è un fatto capace di generare sorpresa. Sorpresa per una bellezza inattesa e più profondamente capita. Sorpresa per nessi che si stabiliscono tra il passato e il presente. Duccio è un artista lontano 700 anni, dalla biografia spoglia ma non priva di curiosità: tra l?altro pagava continuamente multe perché disertava la chiamata alle armi. Ma è un artista che portò una stupenda progressione nella visione del mondo degli uomini del suo tempo: e questa progressione è perfettamente documentata e rivivibile nel percorso della mostra senese.
Infine, c?è un ultimo motivo, solo apparentemente prosaico. La mostra di Siena non è costata poche lire. è nata per iniziativa pubblica ma sostenuta senza riserve da uno sponsor molto legato alla storia della città. Del resto proprio l?ospedale di Santa Maria della Scala fu il primo straordinario esempio in Europa di mix tra pubblico e privato. Questo per dire che il vero nemico oggi non è la ricchezza, ma il pessimo uso che se ne fa. Non è la ricchezza, ma la confusione dello sperpero.
Ci aveva avvertito una delle più mirabili intelligenze del secolo passato, Hannah Arendt: “Il popolo non odia la ricchezza in sé ma la ricchezza incapace di potere e quindi di governo. La ricchezza, cioè, inutile”. A lei, questa mostra di Duccio, con tutti gli ori che brillano dal fondo delle tavole, sarebbe senz?altro piaciuta.

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