Famiglia

Scoppia lo scandalo dei “bambini rubati”

Migliaia di bambini vennero dati in adozione ai tempi di Franco senza il consenso dei genitori. Diventati adulti, spesso con storie difficili alle spalle, ora chiedono giustizia

di Gabriella Meroni

La Spagna è scossa dallo scandalo dei <<bambini rubati>>, piccoli strappati ai genitori e dati in adozione a coppie sterili durante la dittatura di Francisco Franco (morto nel 1975) con la complicità di medici, infermieri e ufficiali dell’anagrafe, che li registravano come figli di donne che in realtà non li avevano partoriti. Alle madri biologiche veniva detto invece che i bambini erano nati morti.

Il caso è stato sollevato da uno di questi bambini, Randy Ryder, 40 anni, che incontrerà quest’anno la madre biologica per la prima volta. Quando venne alla luce, in un ospedale di Malaga, il medico che firmò il certificato di nascita scrisse che la madre si chiamava Roswitha Huber, una donna austriaca che non poteva avere figli. Solo dodici anni fa, dopo un’infanzia triste segnata dai problemi psichiatrici della madre adottiva, Randy scoprì che non era figlio di Roswitha, si mise alla ricerca delle sue radici e scoprì di non essere l’unica vittima del triste traffico di neonati spagnoli, un traffico che ha coinvolto all’epoca almeno 1400 bambini. Oggi circa 1000 famiglie in Spagna sono mobilitate per scoprire la verità e riabbracciare figli, nipoti o genitori perduti.

<<Mia madre seppe di me guardando un documentario della Bbc che parlava della nostra campagna>>, spiega Ryder, il cui padre è un americano che ha vissuto in Spagna, e che ora abita a Austin, in Texas. <<Mi ha contattato lei su Facebook, abbiamo fatto il test del dna e finalmente dopo dodici anni ho smesso di cercare>>. Ryder è diventato il simbolo, oltreché la prova, di quanto fosse facile far sparire un neonato o cambiarne l’identità in una Spagna dominata dal dittatore Franco, anche se alcuni casi, che stanno venendo allo scoperto, si verificarono anche dopo la sua morte.

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