Grazie alle più moderne tecniche di indagine sul genoma umano è stata identificata la causa di una rarissima malattia genetica: ad annunciarlo sulle pagine dell’American Journal of Human Genetics è una squadra multidisciplinare tutta italiana coordinata da Marco Tartaglia, ricercatore Telethon dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma.
La patologia rara si chiama sindrome di Myhre e ad oggi ne sono noti soltanto 30 casi in tutto il mondo. Diagnosticata per la prima volta 30 anni fa, è un difetto congenito dello sviluppo che porta a ritardo di crescita, deficit cognitivi, ipertrofia muscolare, sordità e anomalie scheletriche. «Il gene responsabile non si conosceva» spiega Marco Tartaglia «ma i segni clinici erano ricollegabili a quelli di un piccolo gruppo di malattie dello sviluppo causate da una specifica alterazione di meccanismi di segnalazione intracellulare, similmente a quanto succede nel gruppo di malattie genetiche che studiamo da anni, grazie al supporto di Telethon. Da qui il nostro interesse per identificare il gene responsabile di questa rara malattia genetica che si è concretizzato grazie alla collaborazione con colleghi che si erano imbattuti in alcuni casi di questa sindrome».
Quello di Tartaglia è infatti uno dei pochissimi laboratori in Italia che dispone di una piattaforma genomica di seconda generazione in grado di analizzare in breve tempo l’intero esoma di un individuo, cioè tutta la porzione del Dna che contiene le istruzioni per sintetizzare le proteine del nostro organismo.
Si tratta soltanto dell’1-2% dell’intero patrimonio genetico, ma è proprio qui che si concentrano la stragrande maggioranza degli “errori” potenzialmente responsabili di malattie genetiche rare. «Grazie a questi strumenti la ricerca di geni-malattia si è notevolmente accelerata» commenta ancora il ricercatore. «Non è più come agli inizi della biologia molecolare in cui si trattava letteralmente di cercare un ago nel pagliaio, perché possiamo concentrare la nostra attenzione in quelle zone del genoma dove c’è la probabilità maggiore di scovare li difetti responsabili di patologie. Grazie anche al supporto dell’informatica siamo in grado di ridurre a pochi geni i potenziali candidati “responsabili”, senza la necessità di ricorrere a famiglie numerose come invece accadeva in passato».
Pur suscettibile di ulteriori perfezionamenti, questa tecnologia promette in futuro di aiutare i ricercatori a individuare la causa di molte malattie genetiche rare ancora senza un nome: basti pensare che secondo Eurordis delle oltre 6000 malattie rare note a oggi sono meno di 1000 quelle su cui esiste una conoscenza scientifica minima.
Il gene individuato come causa della sindrome è SMAD4, una vecchia conoscenza dei biologi molecolari: contiene infatti le informazioni per una proteina coinvolta nella crescita delle cellule in risposta a precisi stimoli e associata, quando alterata, allo sviluppo di tumori a carico di diversi organi (pancreas, intestino, pelle). «L’aspetto interessante è che uno stesso gene, a seconda del difetto, può essere responsabile di malattie molto diverse. Chi è affetto da sindrome di Myhre non ha un rischio maggiore di sviluppare tumori rispetto alla popolazione normale, eppure il gene difettoso è lo stesso. Anche nella sindrome di Noonan succede un fenomeno analogo. Il prossimo passo sarà capire il meccanismo con cui questo difetto provoca determinati sintomi e non altri: certamente otterremmo informazioni molto importanti per questo gruppo di malattie e, più in generale, su come la sua funzione controlla i processi dello sviluppo» conclude Tartaglia.
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