Welfare

Scontro Stato-Regioni. Fondo sociale, i conti non tornano

Nel riparto del fondo gli enti locali rischiano di trovare in cassa la metà delle risorse del 2002. "La rete dei servizi ne risentirà gravemente", avverte Antonio De Poli.

di Benedetta Verrini

“Quella sul riparto del Fondo sociale nazionale è una partita che giocheremo fino all?ultimo”. Antonio De Poli, assessore del Veneto e coordinatore degli assessori regionali alle Politiche sociali, sa che il calendario di riunioni programmate a Roma tra i ministeri del Welfare e dell?Economia e le Regioni è a una svolta decisiva. In gioco c?è il budget che, su un totale previsto in Finanziaria di 1.540 milioni di euro (già ?blindatissimi? dal ministero dell?Economia) il governo intende destinare alle Regioni. Nel 2002 il trasferimento di risorse dallo Stato aveva superato i 771 milioni di euro; quest?anno potrebbe essere di circa 350 milioni, il 58% in meno. Per la rete dei servizi sociali sarà un vero e proprio shock finanziario. “Il taglio rispetto alle politiche sociali ricadrà sul territorio, sui piani di zona, sui livelli essenziali di assistenza”, spiega De Poli. A farne le spese, insomma, sarà tutta l?area dei progetti di sostegno all?infanzia, alla disabilità, agli anziani, alle dipendenze, all?emarginazione, “in modo diverso da Regione a Regione” prosegue. “In quelle più povere non sarà possibile far partire nuovi servizi; nelle più ricche si estingueranno progetti che avevano dato buoni frutti sul piano dell?assistenza”. Mentre per il 5 marzo è in programma un nuovo incontro con il sottosegretario al Welfare, Grazia Sestini, c?è chi inaugura iniziative di protesta. Il vice presidente della Regione Toscana, Angelo Passaleva (Margherita), ha saltato la Conferenza dei presidenti del 26 febbraio (“Non andrò fin quando il governo non farà chiarezza”, ha dichiarato). “Su questa vicenda si gioca la credibilità degli obiettivi espressi nel Libro Bianco sul Welfare” riflette Edo Patriarca, portavoce del Forum del Terzo settore. “C?è una preoccupazione diffusa sulla questione del riparto, in particolare tra le associazioni che si occupano di disabilità. La diminuzione delle forme di sostegno e di assistenza sul territorio metterà in croce le famiglie. Altro che promozione”. La prospettiva è quella di giungere a una nuova tassa per far fronte all?assistenza dei non autosufficienti, come è successo in Alto Adige? “L?iniziativa altoatesina mi pare controcorrente e, da un certo punto di vista, anche coraggiosa”, prosegue Patriarca. “Almeno è la presa d?atto che il sacrificio delle tasse a volte si deve attuare, se si vuole che il Welfare stia in piedi”. Per chiudere la vertenza, le Regioni chiedono che la loro quota di Fondo resti la stessa dell?anno scorso, “anche se i costi sono aumentati” sottolinea De Poli, allarmato anche per un?altra questione. “La Finanziaria ha stabilito che, sempre su quella coperta stretta di euro, gravi l?intera copertura dei diritti soggettivi Inps. Si tratta di circa 776 milioni di euro. Con un tale prelievo, le disponibilità del Fondo resteranno davvero poche. Perché non spostare l?addebito al Fondo Inps, che è più cospicuo?”.


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