Formazione
Scontri etnici nel Borneo, oltre 100 morti
Sull'isola massacri e atrocità tra gli autoctoni daykas e gli immigrati non si contano. 80 arresti, centinaia di rifugiati negli ospedali
Oltre 100 morti negli ultimi giorni di scontri nell’isola del Borneo in scontri tra gruppi etnici: la cifra è stata fornita dalla polizia indonesiana, che ha raccontato di aver trovato numerosi corpi mutilati e almeno 20 persone decapitate. Secondo quel che scrive l’agenzia stampa indonesiana Antara, a Sampit si è svolta anche una parata per mostrare in tutta la città alcune delle teste tagliate.
Per cercare di mettere un freno agli scontri sono stati inviati due battaglioni di militari e poliziotti e una nave della Marina sta facendo rotta verso l’isola per portare al sicuro gli sfollati. Gli scontri che oppongono i daykas,un gruppo etnico del Borneo, e immigrati provenienti da altre aree dell’arcipelago indonesiano, sono esplosi domenica. Nella disputa su alcuni terreni viene indicata la ragione di questa nuova ondata di violenze ma l’odio tra i dyakas e gli immigrati indonesiani ha radici molto profonde.
Nel corso degli ultimi 40 anni centinaia di migliaia di persone provenienti dalle isole di Giava e Madura sono state ricollocate nella provincia di Kalimatan in base a un piano del governo determinato dalla necessità di ridistribuire la popolazione per alleggerire il sovraffollamento di alcune aree dell’Indonesia. A questo afflusso forzato ha risposto la violenza degli scontri tra dyakas e immigrati che negli ultimi anni hanno provocato centinaia di morti.
Fonti ospedaliere hanno detto che da quando sono riesplosi gli scontri 51 cadaveri sono stati portati nel locale obitorio a Sampit e hanno spiegato che centinaia di persone hanno cercato rifugio nelle strutture ospedaliere e nelle stazioni di polizia. Le autorità hanno comunicato che negli ultimi giorni hanno arrestato un’ottantina di persone e sono state sequestrate moltissime armi, a cominciare da machete e lance. Tra gli arrestati anche un funzionario governativo accusato di incitare alla violenza.
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