Sostenibilità

Scompare la Transizione ecologica dal ministero. Ciafani, Legambiente: «La nomenclatura è simbolica»

Giorgia Meloni, comunicando la lista dei ministri, ha annunciato che la Transizione ecologica scompare, il ministero si chiama dell’Ambiente e della sicurezza energetica in attesa che arrivi il piano per l’ “autosufficienza energetica”. Ciafani, Legambiente: «La nomenclatura è simbolica, conta la discontinuità con il precedente ministero della transizione»

di Luca Cereda

Nucleare di quarta generazione, quello del futuro per intendersi e trivelle. Giorgia Meloni, nel suo primo discorso e comunicando la lista dei ministri, ha annunciato che la Transizione ecologica scompare, il ministero si chiamerà dell’Ambiente e della sicurezza energetica. La sua coalizione ha promesso il piano per l’ “autosufficienza energetica” a forza di fonti fossili e energie rinnovabili dal sicuro impatto ambientale. Il programma condiviso del centrodestra ha messo nero su bianco queste prospettive che saranno seguite dal forzista Gilberto Pichetto Frattin, che passa in poche settimane dalle promesse di incentivi per le auto del ministero dello Sviluppo dove è stato viceministro del governo Draghi, a seguire i due settori che definiranno il presente e il futuro climatico, ambientale ed energetico del Paese.

«La nomenclatura è simbolica. Concreto era il nostro applauso quando il governo Draghi aveva integrato il ministero con l’auspicata transizione ecologica. Invece, alla prova dei fatti, si è caratterizzato per una narrazione in negativo della “rivoluzione green” paragonata ad un bagno di sangue, per le politiche orientate alla diversificazione dei paesi da cui ci approvvigioniamo di gas fossile e non per quelle finalizzate alla riduzione delle bollette e della nostra dipendenza dall’estero, puntando su semplificazioni efficaci e iter autorizzativi veloci di impianti a fonti rinnovabili e dell’economia circolare, nuovi accumuli e reti», dice Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.

Anche Fratelli D’Italia, ricorda il presidente di una delle principali associazioni ambientaliste italiane, aveva votato a favore – c’era stata l’unanimità – lo scorso febbraio, portando all’inserimento nella Costituzione della tutela dell’ambiente, della biodiversità e dell’interesse delle future generazioni. «Occorre, dunque, correggere la rotta rispetto a quanto fatto fino ad oggi. Noi non faremo mancare il nostro contributo, come dimostra l’Agenda di Legambiente che abbiamo presentato ai partiti e che mette al centro la difesa dell’ambiente e gli interessi delle imprese e delle famiglie», aggiunge Ciafani.

La coalizione guidata da FdI ha deciso che rispetterà gli impegni europei di riduzione delle emissioni, ma dall’altra la stessa Meloni ha detto che per contrastare la dipendenza dalla Russia all’Italia sarebbero servite nuove estrazioni di metano italiano: «Bisogna diversificare le risorse e recuperare una produzione autonoma che è stata bloccata dall'ideologia ambientalista».

Nel programma, questo si è tradotto in «pieno utilizzo delle risorse nazionali, anche attraverso la riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale in un'ottica di utilizzo sostenibile delle fonti».

Ma il gas italiano, che sia sotto il mare o sottoterra «non garantirebbe l’autonomia al Paese se non per al massimo 15 mesi», chiosa Ciafani. «Crediamo che sia opportuno smettere di sovrapporre l’ambiente all’energia, la transizione italiana in questi mesi si è occupata soltanto di energia senza integrare le politiche che promuovono l’aria pulita con quelle legate alla mobilità, le norme di tutela delle aree protette che portano introiti con il turismo o politiche che agevolino l’economia circolare. Ci auguriamo discontinuità con quanto fatto finora, nella speranza che il ruolo ritagliato dalla stessa premier per Roberto Cingolani serva solo per chiudere le trattative avviate mentre era ministro», aggiunge la guida di Legambiente.

Cosa si propone il nuovo ministero e cosa servirebbe nell'immediato

Nei punti previsti dal nuovo ministero rientra anche l’aumento della produzione dell'energia rinnovabile. Per quanto riguarda però il partito del nuovo ministro, Forza Italia in campagna elettorale proponeva un’alleanza con il mondo agricolo per l’installazione impianti fotovoltaici ed eolici. Ma sosteneva anche – e da sempre – la quantomeno controversa energia da biomasse e il “sì” senza condizioni agli inceneritori.

Per questo riguarda invece il programma di coalizione della destra, c’è una generica “promozione dell'efficientamento energetico” e il “sostegno alle politiche di price-cap a livello europeo”, da questo punto di vista il prosieguo della linea di Mario Draghi. Nelle intenzioni, c’è infine il ricorso alla produzione di energia nucleare attraverso “la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti”, per la coalizione può essere “pulito e sicuro”. Tutte queste misure tuttavia dovranno fare i conti con le realtà locali delle forze di coalizione. È arrivato infatti il “semaforo verde” al rigassificatore di Piombino per aumentare l’importazione di metano liquefatto.

«È bene ricordare che se Forza Italia e Lega in campagna elettorale hanno parlato di aprire già oggi centrali nucleari con la tecnologia moderna, Fratelli D’Italia che ha doppiato la somma dei voti dei due alleati, invece vorrebbe il nucleare, ma lavorando sulla futura generazione e la ricerca per la 4 generazione. E noi che siamo per l’ambiente siamo anche per la ricerca sul nucleare pulito e senza scorie. A questo proposito vorremmo che il nuovo governo non perdesse tempo nel definire la predisposizione della Carta nazionale aree idonee (Cnai) per la collocazione dei rifiuti a media e bassa attività radioattiva che producono gli ospedali con le Tac, o i centri di ricerca e imprese, che spesso si trovano in depositi semiabbandonati e in fusti arrugginiti, come a Taranto dove ci sono 3 mila fusti incustoditi», conclude il presidente di Legambiente Stefano Ciafani.

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