Non profit
Scommetti? Vince il Coni
E tra poco anche il Totomondiale. Un mare di denaro che dovrebbe servire anche a finanziare lo sport sociale e di base.
di Redazione
La vecchia schedina Totocalcio a una o due colonne che ogni domenica accompagnava i sogni miliardari degli appassionati di calcio, appartiene ormai al passato. Il numero delle lotterie sportive è sensibilmente aumentato negli ultimi anni e conferma che gli italiani sono sì un popolo di giocatori, ma davanti ai botteghini. Gli incassi dovuti alle giocate degli italiani nel 1997 ammontano, infatti, a 21 mila miliardi e diventeranno 24 mila miliardi al termine di questo anno. Grazie al Lotto, Superenalotto, Totip, Totogol, Totocalcio, e Intertoto, il giro di affari è vorticosamente salito e, come se non bastasse, a campionato appena concluso il Coni ha varato la decisione di introdurre il Totomondiale in occasione delle partite in terra di Francia. Si tratta di un primo assaggio in vista della stagione calcistica che riprenderà a settembre, della legalizzazione delle scommesse clandestine sugli incontri, che il Coni, in accordo con il ministero delle Finanze, ha deciso di gestire direttamente. Saranno attivati ben 413 punti di raccolta del Totoscommesse per le tredici partite che si svolgeranno oltralpe dal 21 al 24 giugno.
Ma dove vanno a finire i proventi delle lotterie sportive e soprattutto quali progetti finanziano? La ripartizione avviene in questo modo: al Coni il 32,20 per cento, allo Stato il 25,20 per cento, al Monetpremi il 38 per cento, all?Istituto di credito sportivo il 3 per cento.
Attualmente il Coni preleva dai concorsi pronostici le risorse per finanziare le varie federazioni sportive, pari a circa mille miliardi provenienti dalla gestione del Totocalcio e del Totogol. Lo Stato incassa oltre 1.130 miliardi, mentre al Credito sportivo vanno 91 miliardi. Se il Coni, dunque, trae linfa dai pronostici per finanziare lo sport agonistico di alto livello, per la preparazione olimpica degli atleti che prenderanno parte alle gare di Sydney nel 2000 sono stati stanziati ben 50 miliardi, non altrettanto si può dire dello sport sociale. In passato le quote spettanti all?Erario finivano totalmente nelle casse dello Stato, senza obbligo alcuno di investirli nello sport sociale, lmentre l?ultima Finanziaria prevede che una buona percentuale, sia riservata alle Regioni, che in ambito sportivo costruiranno impianti.
Una scelta che rappresenta un notevole passo avanti, ma che non può ridursi all?impiantistica sportiva se l?obiettivo degli enti locali è quello dello sport per tutti. Un terreno che da anni registra l?impegno attivo dell?associazionismo sportivo, inteso come opportunità di offrire a fasce di cittadini più ampie la possibilità di praticare l?attività motoria.
Destinare parte degli incassi dei concorsi pronostici alle Regioni significa obbligarle a elaborare un piano di impiantistica sportiva strettamente connesso a una politica dello sport legata alle esigenze dei cittadini, a partire dalle fasce più deboli come i disabili, i bambini e gli anziani, perché attualmente si continueranno a costruire cattedrali nel deserto già abbondantemente presenti in molte Regioni del Paese, esempio lampante di sperpero di denaro pubblico.
Una politica dello sport che muove dalle esigenze dei cittadini, non può essere elaborata se l?ente locale non tiene in debita considerazione, anche economicamente, quel privato sociale che da decenni opera sul territorio, come l?associazionismo sportivo, che non può vivere di solo volontariato. Insomma, ci sarebbe la possibilità di sostituire i sogni miliardari delle lotterie con occasioni di sport attivo per tutti. Basta volerlo. ?
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