Salute
Sclerosi multipla, un premio alla ricerca
Roberto Furlan vince il Premio Rita Levi Montalcini 2009. Uno degli eventi del World Ms Day, che si celebra in cinquanta paesi con l’obiettivo di fermare la malattia grazie alla ricerca scientifica
È stato assegnato al ricercatore Roberto Furlan il Premio Rita Levi Montalcini 2009 giunto alla sua decima edizione. Il prestigioso riconoscimento istituito dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla è stato consegnato alla Camera dei Deputati in occasione della celebrazione della Prima Giornata Mondiale della Sclerosi Multipla che coinvolge più di 60 paesi al mondo con l’obiettivo di sensibilizzare sulla malattia e sostenere la ricerca scientifica.
Il Premio Rita Levi Montalcini nasce per riconoscere l’impegno dei ricercatori italiani dedicati alla ricerca scientifica sulla sclerosi multipla. Ogni anno una giuria conferisce il Premio a un ricercatore scelto tra una rosa di candidati proposti dal Comitato Scientifico della FISM. A Roberto Furlan, classe ’64 è stato assegnato il Premio per il suo interesse scientifico rivolto sin dai primi anni di attività in particolar modo nel campo della neuroimmunologia e terapia genica. Oggi è impegnato negli studi delle cellule T regolatrici cioè cellule che potrebbero sopprimere l’attività dei linfocidi autoagressivi che causano la sclerosi multipla.
LA GIORNATA
Join the movement – unisciti al movimento: è questo l’invito della prima giornata mondiale della Sclerosi multipla che si celebra in cinquanta paesi con l’obiettivo di fermare la malattia grazie alla ricerca scientifica. Il World Ms Day è promosso dalal Federazione internazionale della Sclerosi multipla con le associazioni di Sm nel mondo e in Italia a farsi portavoce di questa iniziativa è l’Aism. Testimonial internazionale è Nicoletta Mantovani e con lei a sostenere la giornata e la campagna di Aism ci saranno anche Gianluca Zambrotta e l’attrice Antonella Ferrari.
“Fastforworld – Più veloci per la ricerca”. È il claim della campagna dell’Associazione italiana sclerosi multipla, realizzata da Saatchi & Saatchi, che declina il tema della prima giornata mondiale: «Partecipa al movimento globale, fermiamo la sclerosi multipla». E non è un caso dal momento che la ricerca italiana in questo campo è all’avanguardia a livello internazionale e Aism con la sua fondazione (Fism) si colloca al primo posto in Italia come finanziatore della ricerca e al terzo posto tra le principali associazioni mondiali. Nel 2008, per esempio, Aism ha finanziato 27 progetti di ricerca e sei borse di studio e cinque progetti speciali per un importo di oltre 3,9 milioni di euro.
Tra i filoni di ricerca sui quali i ricercatori Aism stanno collaborando a livello internazionale sono la ricerca pediatrica e le cellule staminali. Per quanto riguarda queste ultime in un recente Consensus meeting a Londra, promosso dall’Aism e dalla Uk Multiple Sclerosis sono state stabilite le linee guida per gli studi preclinici e clinici di terapie con cellule staminali. Italia e Gran Bretagna, del resto hanno un ruolo di coordinamento e guida per quanto riguarda gli studi sulle cellule staminali. Il meeting londinese è stato coordinato da Gianvito Martino, direttore della divisione di Neuroscienze dell’Istituto scientifico San Raffaele di Milano e da Robert Franklin dell’Università di Cambridge. Martino, durante la conferenza stampa di presentazione della giornata mondiale della sclerosi multipla ha messo in guardia dai facili entusiasmi e dai miracoli sponsorizzati su Internet. «Come i pacchetti di iniezioni di staminali proposti per curare una lunga lista di malattie, dalla calvizie all’Alzheimer», Staminali, hanno sottolineano gli esperti presenti all’incontro, con Marino anche Antonio Uccelli del Dipartimento di neuroscienze, oframolgia e genetica dell’università di Genova, vendute come prodotti da banco nel web. Per queste iniezioni, però, si pone non solo il problema dell’efficacia, «a oggi non provata», ma anche quello della qualità. «Neanche i ricercatori di altri Paesi possono accedere a questi dati, perché non vengono pubblicati. E questo atteggiamento non fa che aumentare i dubbi», avverte lo scienziato. Spesso i risultati di questi viaggi sono nulli. Ma i medici italiani, riferisce Martino, ora sono «ancora più preoccupati, perché si cominciano a vedere persone che tornano a casa con infezioni anche gravi. Chi propone questi trattamenti spesso sfrutta l’effetto placebo. Una condizione transitoria che dopo qualche tempo svanisce». Il sospetto degli specialisti è che in alcuni casi venga iniettato cortisone, «che dà effetto di sollievo per qualche giorno. Lo sappiamo anche qui in Italia. Ma non serve a niente, non è una cura» rincara Uccelli. «Una singola cellula non può cambiare il destino delle persone. E se quelle iniettate sono staminali cordonali, sappiamo bene che in un sistema immunitario che funziona vengono spazzate via», conclude Martino.
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