Welfare

Sciopero generale, fermi 20 milioni di lavoratori

Milioni di persone alle manifestazioni. Ecco cosa hanno detto Cofferati, Pezzotta e Angeletti, segretari di CGIL, Cisl e Uil

di Ettore Colombo

Adesioni molto alte, per i sindacati allo sciopero generale da parte dei lavoratori. Per la Cisl le adesioni sono intorno al 90% e “sfiorano in quasi tutte le regioni il 100%”. Sarebbero quasi 20 milioni di lavoratori dipendenti che oggi hanno preso parte allo sciopero generale.E’ questa la prima stima effettuata in base ai dati che stanno affluendo da tutta Italia presso l’ufficio organizzativo della Cisl. Forte anche l’affluenza di lavoratori nelle piazze, che per la Cisl è “oltre ogni aspettativa, con milioni di persone nelle piazze di tutte le città italiane. Dopo le “piena riuscita” dello sciopero generale, il sindacato è pronto a riprendere il confronto con Governo e Confindustria sui temi del lavoro e delle politiche sociali.
Lo ha detto il segretario generale della Cisl a Milano di fronte a 250 mila persone, Savino Pezzotta, concludendo il suo comizio a Milano. Ma il leader della Cisl lancia anche un avvertimento: “prima di avviare qualsiasi confronto, il Governo deve decidere quale rapporto vuole avere con il sindacato. Decidere se vuole un confronto vero, se le opinioni dei lavoratori hanno la stessa dignità di quelle delle altre parti. Oppure se vuole continuare a seguire la strada dello scontro sociale. In questo caso – ha detto chiaramente Pezzotta – il sindacato non stara’ con le mani in mano. Non si illuda Berlusconi – ha concluso dal palco tra gli applausi – non ci lasceremo intimidire”. Il segretario generale della Cisl ha ribadito la “disponibilità” di Cgil, Cisl e Uil a “riaprire il confronto. Ma questo – ha detto – deve avvenire su elementi chiari e precisi. E oggi, c’è un elemento in più: il Governo deve tenere conto anche di questo sciopero. Se ci convocheranno comunque ci presenteremo come sempre, con i nostri si’ e i nostri no. Stiano certi, non ci sottrarremo al confronto”. ”In questi ultimi tempi molti parlano a proposito e a sproposito di riforme e riformismo, ma se i punti di riferimento sono Reagan e la signora Thatcher, il disegno si fa’ chiaro. I lavoratori americani ed inglesi sanno bene cosa hanno voluto dire quelle ‘riforme’ e come in quei paesi sia riapparsa la figura del lavoratore povero. Non potremmo mai esser d’accordo si questi percorsi, che finiscono per indebolire i deboli e rafforzare i forti”. Cosi’ il segretario Cisl Savino Pezzotta è tornato, dal palco milanese dello sciopero generale, sugli esempi evocati dal premier Berlusconi davanti alla platea degli industriali a Parma. ”La modernizzazione -ha proseguito Pezzotta- ha bisogno anche d’equita’ sociale. Non accetteremo ipotesi reaganiane o thatcheriane, perche’ non accettiamo l’idea che piu’ crescita voglia dire più diseguaglianze. L’eguaglianza per noi -ha concluso- rimane una parola chiave della modernità”.

”Sappiano il governo e le imprese che non ci fermeremo fino a quando non avremo realizzato i nostri obiettivi”. Cosi’ Sergio Cofferati ha concluso il comizio a Firenze in piazza Santa Croce di fronte a 200 mila persone. Nel suo intervento Cofferati ha chiesto, come condizione per la ripresa del confronto, lo stralcio delle modifiche all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori dalla delega e ”la rimozione” della fiducia posta dal governo sul provvedimento che proroga le scadenze per aderire allo scudo fiscale e all’emersione dal lavoro nero. Il comizio di Sergio Cofferati a Firenze è durato 45 minuti ed è stato interrotto da 35 applausi. Il battimano iniziale e quello finale sono stati i piu’ prolungati, durati entrambi oltre due minuti. Particolarmente scrosciante è stato l’applauso quando il leader della Cgil ha parlato del sindacato come la forza che vuole tenere unite le generazioni, e ”non dividerle” come vuole fare il governo con i suoi provvedimenti sulle pensioni e il mercato del lavoro. “Una delle ultime polemiche si basa sull’accusa di sciopero politico: bisognerebbe chiedere a questi signori se conoscono qualche elemento piu’ sindacale delle pensioni e delle regole del mercato del lavoro”. Lo ha affermato, a Firenze, Sergio Cofferati, secondo il quale tale accusa e’ stata fatta “cercando di scoraggiare la partecipazione alle nostre iniziative”. Secondo il leader della Cgil “l’arroganza e la paura si trasforma in provocazione. Lo sciopero ha da sempre un fondamento etico e rappresenta una rinuncia gravose per chi ha una piccola retribuzione. Loro non lo capiscono ma ci devono rispettare, perché questa è una parte importante della societa’”. Cofferati ha anche fatto riferimento alle polemiche relative al terrorismo. “Questo Governo – ha affermato – denigra i suoi interlocutori: lo ha fatto quando con parole gravi ha accusato i sindacati di legami con il terrorismo. La nostra e’ una cultura di rifiuto della violenza. Abbiamo sempre combattuto il terroriosmo a viso aperto, perche’ obiettivo del terrorismo e sempre stata la democrazia”.

”Lo sciopero di oggi è per fare le riforme, non per bloccarle”. Cosi’ il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, a Bologna di fronte a 300 mila lavoratori, replica all’ intervento del premier Silvio Berlusconi al convegno di Confindustria svoltosi a Parma. ”Noi – ha spiegato Angeletti – contrastiamo le modifiche all’art.18. Un punto questo, peraltro, che non è nel programma elettorale della maggioranza, né nel contratto che Berlusconi ha voluto sottoscrivere con gli italiani. Con lo sciopero che oggi ferma l’ Italia – ha concluso Angeletti – vogliamo solo bloccare una presunta riforma, sciocca, inutile e che la maggioranza degli italiani non chiede e non vuole”. ”Il Paese reale siamo noi”, ”il Paese reale è oggi nelle piazze d’ Italia troppo piccole per contenere i milioni di persone che vogliono protestare contro le scelte del Governo”, ed il Governo deve capire che ”non si puo’ governare contro i lavoratori”. Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, concludendo a Bologna la manifestazione regionale dell’ Emilia Romagna di fronte ad oltre 350 mila lavoratori (questa la stima dei sindacati) confluiti in Piazza VIII Agosto con tre cortei, ha attaccato duramente sia il Governo Berlusconi sia la Confindustria, ed e’ stato applaudito più volte dalla piazza. ”Il Paese reale si è fermato”, ha gridato il leader della Uil davanti alla piazza stracolma ed al presidente ”Berlusconi, che dice di non capire le ragioni dello sciopero, noi diciamo di guardare questa piazza perché è lui che non capisce il Paese che protesta”. ”E’ una stupidaggine concettuale affermare che cambiare l’ art.18 vuole dire favorire le assunzioni – ha continuato Angeletti – i posti di lavoro si creano con gli investimenti, se gli imprenditori fanno il loro dovere, che e’ quello di investire nelle persone”. In realta’ la posta in gioco è un’altra – ha aggiunto con forza il segretario della Uil – ”a loro interessa che milioni di persone abbiano la paura di essere licenziati senza motivo. Vogliono metterci paura per ottenere salari più bassi e condizioni di lavoro peggiori. E’ un problema di potere: vogliono dei sudditi, dei cittadini senza diritti, gente costretta a piegare la testa. Confondono il verbo governare con il verbo comandare”. Ma – ha ribadito Angeletti – non si puo’ governare contro i lavoratori, e questa e’ una illusione che non possono avere”.

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