Welfare
SciAbile, il senso della libertà sulla neve
Dall’atleta nazionale della boccia paralimpica agli allievi che hanno un’attitudine innata per la velocità. Il progetto di inclusione SciAbili, nato dalla sinergia tra Bmw Italia e la scuola di sci Sauze d’Oulx Project, in oltre vent’anni di storia ha portato sulle piste oltre 1500 bambini e adulti con disabilità
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«Quelli che preferiscono la discesa amano l’aria sulla faccia e la velocità. Quando sfrecciano sulla neve, hanno gli occhi che brillano». Andrea Gamba è maestro di sci da 42 anni e quell’attitudine la riconosce all’istante. Tra le discese che non dimentica, molte hanno a che fare con SciAbile, un progetto che dal 2003 permette a persone con disabilità motoria, sensoriale o intellettivo-relazionale di avvicinarsi (e spesso innamorarsi) allo sci e alle discipline alpine. È il frutto della sinergia tra Bmw Italia e la scuola di sci Sauze d’Oulx Project, un sodalizio che continua da 22 anni, inserita nel programma di corporate citizenship di Bmw Italia SpecialMente.
Libertà e divertimento
A bordo pista, ci sono tanti occhi che brillano. Succede a ogni appuntamento con SciAbile, ma oggi le persone che osservano sono di più. È il rendez-vous che ogni inverno Bmw Italia organizza per il compleanno del progetto, ci sono giornalisti, maestri di sci, partner, artisti e persino due chef.
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Qui le storie si intersecano. Carlotta “Cocca” Visconti, 30 anni a dicembre, prima volta sulla sedia monosci quando ne aveva otto, è presente a SciAbile dal giorno zero, «è il suo momento di libertà», oggi è un’atleta della boccia paralimpica nazionale. Lo racconta papà Davide, che è anche il suo assistente in campo, ha i capelli lunghissimi, un tempo li portava rasati a zero: «È nato tutto da una scommessa con Cocca, finché non mi porta a una Paralimpiade non li taglio». Nell’attesa, l’atleta di casa ha conquistato le telecamere: è la prima protagonista di una serie di video storie che Bmw Italia sta realizzando con la Scuola Holden di Torino per raccontare con gli occhi dei protagonisti le emozioni sulla neve.
L’accoglienza è in uno chalet che ha un nome bellissimo: Sincero. È stato costruito da 2Gether Onlus ed è stato progettato per essere inclusivo e accessibile: un piano è dedicato all’attrezzatura e alla vestizione, un altro all’accoglienza e alla convivialità. Un ascensore è di servizio anche per il trasporto di sciatori in caso di soccorso. Sulle piste, oggi c’è il centro socio educativo Molecole, gestito dalla cooperativa animazione Valdocco: otto adulti con disabilità cognitivo relazionale medio lieve e due educatori. Vengono dalla provincia di Milano, trascorreranno tre giornate qui e sulla velocità hanno le idee molto chiare. «Non ci interessa andare giù a tuono», spiega Laura Casarini, educatrice. «Quello che ci spinge è il desiderio di uscire dagli schemi della routine, andare a confonderci nel mondo. Parliamo tanto di inclusività e allora sperimentiamola». Una ragazza è alla sua prima esperienza sugli sci, ha paura, ma sulla panchina fuori dallo chalet c’è un coro pronto a fare il tifo: «Siamo tutti con te», urlano. Uno di loro aggiunge: «Per me, più è veloce più mi diverto. Sono spericolato».
«Io ce la faccio»
Affidarsi alla guida di qualcun altro, seppur esperto, richiede una certa dose di coraggio. Testare il programma di sitting sulla slitta cambia la prospettiva. I maestri di sci ci riescono con allievi di ogni età, dai 4 agli 83 anni. Manuel Odisio ha il difficile compito di raccontare come: «Siamo facilitatori di esperienze sulla neve. Dalla scorsa stagione siamo riusciti a creare classi collettive: uscite di gruppo con allievi con disabilità che negli anni sono riusciti a raggiungere capacità tecniche tali da essere indipendenti su quasi tutte le piste. Siamo “la gang di SciAbile” e ci piace definirci un po’ ribelli».
Quel senso di ribellione è racchiuso tutto nella frase di un bambino che la scorsa settimana ha partecipato a un’attività strutturata su più giornate: io ce la faccio. I maestri di Sauze l’hanno declinata al plurale: «Noi ce la facciamo».
La storia, i numeri, le persone
«La suggestione di un gruppo di maestri di sci e l’incontro con una figura come Alex Zanardi, un faro in tema di responsabilità sociale, ci hanno permesso di guardare il mondo da un altro punto di vista». Roberto Olivi, direttore Relazioni istituzionali e Comunicazione di Bmw Italia, racconta così le origini di SciAbile: «Siamo partiti con 30 ragazzi, oggi ne contiamo 400. Dal 2003 a oggi, sono stati coinvolti 1500 allievi per 15mila ore di lezione di sci gratuite e una provenienza che si è allargata oltre i confini nazionali». Della stagione in corso spicca l’aumento di richieste di gruppi e associazioni provenienti da tutta Europa: «In un solo anno sono triplicate, grazie anche al nuovo tapis roulant che consente una sempre maggiore inclusione dei partecipanti». Secondo Olivi, «questo è l’esempio di un progetto cresciuto in modo intelligente con un’attenzione costante alla sostenibilità, anche economica. Abbiamo creato la risposta a un’esigenza, dare continuità è una responsabilità».
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Marco Tintinelli è uno dei maestri di sci che fa sperimentare la discesa con i tanti ausili a disposizione, mono-sci, bi-sci e tandem-sci: «Non è sempre stato così. All’inizio avevamo un gazebo in plastica e una casetta di legno per stoccare le attrezzature», racconta. «Erano molto meno performanti, in parte non esistevano ancora. La collaborazione con Bmw Italia è stata un’incredibile occasione di crescita per la scuola, e non soltanto in termini di attrezzature: abbiamo acquisito una competenza che è quasi unica».
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Sono tante le persone che gravitano attorno a questo progetto. Qualcuno si è chiesto: cosa posso fare per sostenerlo? Lo street artist FlyCat ha messo la sua arte a servizio del luogo, mentre lo chef stellato Gianfranco Pascucci e il pastry chef Fabrizio Fiorani attraverso un percorso gastronomico dedicato alla percezione sensoriale hanno ricordato che «non tutto quello che sembra è». Il pilota e fondatore di Diversamente Disabili Emiliano Malagoli ha messo al centro i protagonisti di SciAbile: «Sanno andare oltre la paura».
E poi c’è Walter Perron, uno degli otto maestri di sci che nel 2003 fece partire la miccia. Nato e cresciuto a Sauze d’Oulx, da qualche anno vive in borgata Tachier, 200 metri di dislivello dal paese. Un posto magnifico, dove in inverno però non si arriva con l’auto se c’è troppa neve. «Sono stato indeciso sul trasferirmi lassù, poi un giorno un mio allievo che è diventato un amico mi ha detto: in quella mezz’ora a piedi, pensami. Da quel giorno, quando cammino verso casa non sono mai solo».
Le fotografie sono dell’Ufficio Stampa Bmw Italia
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