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Schiavone: «Aderire al sistema di accoglienza è un dovere di tutti i Comuni»

Il Tavolo Asilo e Immigrazione ha presentato al governo sei proposte per riformare il sistema di accoglienza italiano. «Sono ormai passati 20 anni dalla Bossi-Fini», dice Gianfranco Schiavone dell’Asgi, associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, «ma tutto è bloccato. Sono due i punti chiave per riformare il sistema: fermare la proliferazione dei C.A.S., centri di accoglienza straordinari, e trasferire progressivamente la gestione dell'accoglienza dei richiedenti asilo ai Comuni, questa va concepita come uno dei servizi socio-assistenziali del territorio»

di Anna Spena

Nel 2002 nasceva lo SPRAR (poi SI.PRO.I.MI e ora S.A.I., sistema accoglienza e integrazione), un modello di accoglienza diffusa ed integrata. Un modello che si è rivelato da subito un approccio innovativo che ha saputo coniugare il rispetto per i diritti fondamentali delle persone accolte con un’ordinata gestione del sistema di accoglienza evitando sprechi e facilitando i processi di inclusione sociale delle persone accolte.

«Ma ormai sono passati 20 anni dall’introduzione di quel sistema», sottolinea Gianfranco Schiavone, di Asgi, realtà che insieme ad altre organizzazione della società civile fa parte del TAI – Tavolo Asilo e Immigrazione. «E non possiamo più procrastinare: il modello – seppur pensato bene all’origine – oggi ha bisogno di essere trasformato. La Legge 189/02 – la cosiddetta Bossi-Fini– modificando l’art.1 della legge 39/90 istituì il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) evoluzione in chiave più organica ed istituzionale del precedente P.N.A. (Programma nazionale Asilo), ed istituì il Servizio Centrale, affidato per convenzione all’A.N.C.I. Tre anni più tardi, nel 2005, l’Italia, con D.Lgs 150/2005 (abrogato nel 2015) recepì la Direttiva 9/2003/CE sulle norme minime in materia di accoglienza. Fu il momento in cui si sarebbe dovuto scegliere quale “sistema” di accoglienza l’Italia intendeva darsi; nonostante lo SPRAR quale promettente nuovo programma nazionale esistesse già da un paio d’anni, l’Italia non lo scelse quale suo sistema privilegiato bensì optò per un confuso “modello binario” basato sulla incerta convivenza tra due sistemi di accoglienza per richiedenti asilo totalmente difformi tra loro quanto a impostazione, standard di accoglienza e diritti delle persone accolte: da un lato appunto lo SPRAR e dall’altro i centri di accoglienza a diretta gestione governativa per tramite le Prefetture che cambieranno nome nel corso di questi vent'anni ma non la sostanza fino a giungere agli attuali CAS».

Il sistema italiano di accoglienza rimane ancora adagiato in una logica emergenziale dalla quale non sembra mai volere uscire, come se i rifugiati fossero un fenomeno estemporaneo e transitorio destinato a finire. Il Tavolo Asilo e Immigrazione, la coalizione più ampia delle organizzazioni della società civile impegnate per la promozione e la tutela dei diritti delle persone di origine straniera nel nostro Paese, ha presentato al governo sei richieste per riformare il sistema di accoglienza: attuare il trasferimento delle funzioni amministrative ai Comuni per la gestione ordinaria dell’accoglienza territoriale e trasformare il S.A.I. da programma a Sistema unico; fermare l’infinita proliferazione dei CAS ed attuare un programma nazionale per il loro progressivo superamento; modificare i capitolati di gestione dei CAS per garantire standard adeguati ed uniformi e favorire il loro assorbimento nel sistema ordinario di accoglienza; superare la logica dello scambio utilitaristico nella gestione dei servizi di accoglienza e attuare una progettazione condivisa tra Enti Locali ed Enti del Terzo Settore; riconoscere valore e promuovere l’accoglienza in famiglia all’interno del sistema istituzionale e istituire modalità permanenti di consultazione degli Enti di Terzo Settore.

«É incredibile», spiega Schiavone, «come la politica, anche trasversalmente, non percepisca che il sistema è come dicevo totalmente bloccato». Per attuare i punti, e rendere la riforma possibile, è necessario «partire dalla prima questione», dice Schiavone. «La proposta che chiede il trasferimento delle funzioni amministrative ai Comuni per la gestione ordinaria dell’accoglienza territoriale e trasformare il S.A.I. da programma a Sistema unico, è questa la chiave di tutto il sistema».

E infatti «non è possibile arrivare ad un progressivo allargamento dei comuni che scelgono di accogliere basato su adesione volontaria», spiega Schiavone. «Sarebbe bello se fosse così, ma questa utopia non trova riscontro nella pratica. Il sistema dell'adesione volontaria da parte dei comuni si fonda su una concezione ingenua che ha fatto si che nel nostro Paese lo SPRAR (oggi SAI) non abbia mai superato il 30% delle necessità. Sarebbe bello se tutti i comuni si convincessero della bontà del progetto, ma non possiamo lasciar passare altri 20 anni sperando che accada. Va riconosciuto che l'accoglienza è un servizio di carattere socio-assistenziale da assicurare a una categoria di persone che ne hanno diritto e come tutti gli altri servizi di questa natura secondo il nostro ordinamento costituzionale esso va attuato dalle autonomie locali mentre allo Stato spetta il finanziamento integrale degli inteventi e il coordinamento generale e l'intervento diretto di gestione va limitato solo in casi particolari (ad esempio la prima gestione degli sbarchi). Sicuramente anche questa,come tutte le grandi riforme, sarà osteggiata. Oggi il sistema non funziona e grandi fortune politiche crescono sulla ostilità all'accoglienza proprio per il confuso meccanismo dell'adesione se e quando si vuole. Se si arrivasse invece ad un sistema dove ognuno fa la sua parte – e parliamo per la maggior parte dei comuni, di numeri piccolissimi, poche decina di persone da accogliere in ogni comune – potremmo spegnere questa eterna macchina della paura che si alimenta dell’incertezza. E a chi ha paura di fare una riforma coraggiosa facciamo osservare che è stata proprio la mancata riforma a creare le grandi tensioni di questi anni».

Tavolo Asilo e Immigrazione: A BUON DIRITTO, ACAT, ACLI, ACTION AID, AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA, ARCI, ASGI, AVVOCATO DI STRADA ONLUS, CARITAS ITALIANA, CENTRO ASTALLI, CGIL, CIES, CIR, CNCA, COMUNITA' DI SANT'EGIDIO, COMUNITA' PAPA GIOVANNI XXIII, CONNGI, EMERGENCY, EUROPASILO, FCEI, FOCUS – CASA DEI DIRITTI SOCIALI, FONDAZIONE MIGRANTES, INTERSOS, ITALIANISENZACITTADINANZA, LEGAMBIENTE, MEDICI DEL MONDO ITALIA, MEDICI PER I DIRITTI UMANI, MSF ITALIA, OXFAM ITALIA, REFUGEES WELCOME, SAVE THE CHILDREN, SENZA CONFINE, SIMM, UIL, UNIRE INVITATI PERMANENTI UNHCR

Credit Foto Sintesi Danilo Balducci

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