Non profit

Schiavi: «La rivoluzione delle piccole cose»

Il caso Milano

di Redazione

Teatro Puccini, Milano. Una sala gremita di attivisti dei comitati cittadini, ad ascoltare dalla voce di Giangiacomo Schiavi, vicedirettore del Corriere della Sera, le idee contenute nel «Manifesto per Milano», firmato insieme a lui dallo psicologo Fulvio Scaparro e dall’economista Marco Vitale. E poi a dire la loro, senza peli sulla lingua, con il sindaco Letizia Moratti in prima fila ad ascoltare.
Vita: Ma che mondo è questo dei comitati milanesi, visto dall’osservatorio del Corriere della sera?
Giangiacomo Schiavi: È un mondo che ha il grande merito di impegnarsi per migliorare un pezzo di Milano, magari il piccolo pezzo su cui gravita la sua azione, una via, un quartiere. Hanno il pregio di riportare l’attenzione sul territorio, di far capire che nella maggioranza dei casi sono problemi risolvibili.
Vita: Una cosa che invece la politica sembra non capire…
Schiavi: L’obiettivo comune dei comitati è la qualità della vita. Ed è un tema che ha bisogno di un minuto lavoro di ascolto che non si trasforma in immediato consenso politico. Anche perché si tratta di tanti piccoli temi, tanti pezzetti che compongono un mosaico che consentirebbe di rimettere in salute Milano. Che non è una città lacerata, stravolta, ma ha bisogno di un dermatologo, che sappia ricucire queste ferite.
Vita: I comitati sono la nuova veste dello storico senso civico di Milano?
Schiavi: Sì, dentro ci ritrovo uno spirito molto milanese, costruttivo. I milanesi portano sempre idee di efficienza e di organizzazione, lo fanno anche nei comitati. A Milano, dietro il continuo parlare della crisi, ci sono tanti piccoli gruppi che fanno cose eccezionali. Segno che si può fare una rivoluzione delle piccole cose.

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