Famiglia

Scendono in campo i prof new global che usano il copyleft

Gli articoli del sito www.lavoce.info sono privi di copyright.

di Riccardo Bagnato

“Il copyright degli articoli è libero. Chiunque può riprodurli. Unica condizione: mettere in evidenza che il testo riprodotto è tratto da Lavoce.info“. E’ quanto scrive il sito in questione, concedendo di fatto l?utilizzo dei propri elaborati, ricerche e articoli ad altri giornali. O a chiunque intendesse utilizzarli.
Se poi tali articoli compaiono su Il Corriere della Sera e gli autori sono giornalisti o professori universitari del calibro di Tito Boeri (Università Bocconi), Massimo Bordignon (Università Cattolica), Francesco Giavazzi (Università Bocconi), Pietro Ichino (Università degli Studi di Milano), editorialisti normalmente, appunto, del Corriere della Sera e del Sole24Ore, la cosa non può passare inosservata. Né tanto meno evitare di porci qualche curioso interrogativo, una volta tanto, a favore del tanto bistratto Internet.
Gli argomenti affrontati vanno dalla concorrenza dei mercati ai conti pubblici, dalla finanza al lavoro, passando per la scuola e l?università. E l?operazione non nasconde una linea politico-editoriale, se proprio nella presentazione si dice: «No, in Italia non c?è un regime. C?è, per fortuna, libertà di espressione e di critica. Si può liberamente manifestare, protestare, perfino girotondare» ma, sembrano dire gli autori «vogliamo essere obiettivi e indipendenti». E continuano: «Cercheremo di informare e di offrire uno strumento di approfondimento per chi non si accontenta. La nostra ambizione? Vogliamo essere competenti nella critica, provocatori nei contenuti ed equilibrati nelle proposte».
Che sia dovuto anche agli assetti proprietari e al mercato delle imprese editoriali italiane, come dice Franco Mosconi nel suo articolo intitolato L?industria dei quotidiani al tempo di internet, che ci riporta all?ingresso nella proprietà dei quotidiani di imprenditori con prevalenti interessi nell?industria o nella finanza, cioè i cosiddetti ?editori impuri??
Resta la sensazione di professori che, per diffondere le loro idee, usano Internet e il copyleft.
Da non credere.

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