Mondo
Scelli: abbiamo rischiato la vita per le voci sul riscatto
Ad affermarlo è il commissario straordinario della Cri, Maurizio Scelli, appena rientrato in Italia, parlando con i cronisti all'aeroporto di Fiumicino
di Paolo Manzo
Le voci sul pagamento di un riscatto per liberare gli ostaggi italiani sequestrati dai ribelli iracheni potevano far rischiare seriamente la vita ai componenti della croce Rossa Italiana, e al suo stesso capo. Ad affermarlo e’ proprio il commissario straordinario della CRI, Maurizio Scelli, appena rientrato in Italia, parlando con i cronisti all’aeroporto di Fiumicino, dove e’ atterrato dopo aver preso stamane il volo da Baghdad via Amman. Alla domanda sulla reazione alle dichiarazioni del responabile di Emergency, Gino Strada, Scelli risponde: ”Posso solo dire grazie di cuore a tutti gli operatori dell’informazione che hanno ripreso quel mio messaggio di verita’ e anche di dolore, quel grido di una settimana fa. Riprendendo quel grido e diffondendolo -sottolinea Scelli rivolto ai giornalisti- probabilmente avete salvato la vita a me, ai miei 40 ragazzi e gli ottanta iracheni che lavorano con noi presso il Medical City di Baghdad”.
Spiega ancora Scelli: il pagamento di un riscatto ”avrebbe fatto venire meno quel binario di neutralita’ attraverso il qaule abbiamo fatto correre tutte la nostra attivita’ da un anno a questa parte. Di questo, comunque, parlero’ con i magistrati -presumibilmente martedi’ pomeriggio- C’e’ una inchiesta in corso e, anche per una forma di rispetto, di cui da avvocato devo tener conto, bisogna rispettare quanti stanno indagando per fare piena luce e verita’ su questa vicenda. Ho gia’ ricevuto la loro comunicazione, sono a piena disposizione dei magistrati e sono pronto ad andare da loro in qualsiasi momento”.
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