Formazione

Scatti e miscatti Suggerimenti per fare foto come le vorreste

In punta di piedi tra i più poveri del mondo

di Enrico Mascheroni

Fra qualche giorno parto per Calcutta. Emozioni forti accompagnano questo viaggio più di altri. Mi affascina la figura di madre Teresa. Ho letto diverse volte La città della gioia di Dominique Lapierre. Ora vado a trasformare in immagini tante suggestioni e costruzioni mentali che mi sono fatto di questi posti. Vado a documentare la vita dell?uomo-cavallo, il conduttore di risciò che esiste ormai solo a Calcutta, un emblema della sofferenza e del lavoro umano. Ma nelle città della gioia vado a incontrare anche i sorrisi della gente, la positività delle persone, la loro voglia di vivere. Tanta prudenza nelle favelas Stai per partire, dunque, per l?India. Quali accorgimenti si devono usare per rispettare la realtà e le persone che si incontrano in contesti così difficili? La prima cosa da fare è valutare la pericolosità del luogo. Nelle baraccopoli bisogna sempre entrare accompagnati da una persona del posto: un operatore umanitario, un missionario, qualcuno che sappia fare da mediatore con la realtà che incontri. Le situazioni possono essere molto diverse: a Bangkok e a Katmandu sono stato circondato dal sorriso della gente e dalla gentilezza. Ma ci sono baraccopoli, soprattutto favelas, molto pericolose. A Korogocho, il missionario da cui stavo, padre Alex Zanotelli, mi diceva che gli capitava di svegliarsi al mattino e trovare per strada un uomo carbonizzato, che magari il giorno prima era stato sorpreso a rubare. Il suo consiglio era quello di non fermarsi a lungo nelle stradine della baraccopoli, perché magari uno dei bambini con cui stai parlando va a chiamare un adulto e ti ritrovi, se va bene, senza più attrezzatura. Quindi, la prima regola è l?accortezza, poi bisogna capire se la situazione si può documentare. Solo se tutto è tranquillo ci si può avvicinare e condividere alcuni momenti con la gente. Comunque è sempre bene usare la macchina fotografica con parsimonia e cautela. Città d?arte: non solo cartoline L?autunno ancora clemente porterà molti di noi a visitare le città d?arte. Come portare a casa foto che non siano la solita cartolina? Da un punto di vista tecnico, nelle città consiglio abbondante uso del grandangolo, che permette, a parità di distanza, di realizzare una visuale più ampia. Nelle città d?arte ha poco senso fotografare l?obelisco o il monumento che sta al centro della piazza. Lo si deve fare, naturalmente, ma cercando di dare un significato all?immagine. A volte basta fermarsi un po? di tempo ad osservare, per cogliere un aspetto umano o un particolare su cui puntare l?attenzione. Può capitare anche il colpo di fortuna. A Londra una volta mi imbattei in un gruppo di uomini d?affari giapponesi che fotografavano, uno in fila all?altro e in pose molto buffe, il ponte di Londra. A Venezia una coppia di sposi che camminavano tra i piccioni ha animato il mio scatto su piazza San Marco. Ma a volte basta scegliere un particolare; il cappello di una signora che copre parte dell?inquadratura, un lampione, la borchia di un passamano. Il monumento deve rimanere, per identificare il luogo. Ma un elemento che dà il senso della vita della città, dal venditore al turista, rende la foto più significativa e piacevole. Se volete chiedere consigli pratici sulla fotografia a Enrico Mascheroni scrivete a tierra@vita.it Il suo sito personale è www.photomascheroni.com


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