Vista in salute
Scarsa prevenzione, tanti italiani non sanno di avere gravi malattie oftalmiche
Uno screenig gratuito dello Iapb Italia in 54 città, su un campione di quasi 9.000 cittadini, offre un quadro preoccupante sulla salute visiva degli italiani: uno su quattro non sapeva di avere una patologia grave che può portare all'ipovisione e persino alla cecità. Con la telemedicina si possono abbattere le liste d'attesa e le spese sanitarie
Un italiano su quattro ritiene di godere di ottima salute ma non sa di avere una patologia oftalmica grave che, presto, lo condurrà all’ipovisione e, in taluni casi, persino alla cecità. Questo è uno dei dati emersi nel corso del progetto “Vista in salute: nuovi modelli organizzativi per la prevenzione e la diagnosi precoce oftalmica nel Ssn”, a cura dello Iapb Italia Ets (sezione italiana dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità). Il campione non è da sottovalutare: parliamo di circa novemila visite oculistiche gratuite fatte in 54 città di tutte le regioni italiane. L’età media del campione era di 65 anni, con una lieve prevalenza femminile.
«Non si trattava di un’indagine statistica, sia ben chiaro», precisa Tiziano Melchiorre, segretario generale dello Iapb Italia. «Era uno screening aperto a tutti, che ha riscosso un enorme successo, tanto che vogliamo riproporlo. Consapevolezza e divulgazione sono alla base della tutela della salute pubblica visiva, legata a tre patologie importanti che sono quelle più invalidanti: glaucoma, maculopatia e retinopatia diabetica. Queste malattie colpiscono le persone dai 40 anni in su. La retinopatia diabetica è presente nel 30% della popolazione affetta da diabete: i dati 2023 del ministero della Salute parlano di un milione di pazienti. Il glaucoma ha una prevalenza del 2,5% nella popolazione con più di 40 anni (800mila casi, ndr), mentre le maculopatie riguardano il 5,3% della popolazione over 50 (ben 3,5 milioni di italiani, ndr). Da questa iniziativa, finanziata dallo stesso ministero, è emerso il grande bisogno di salute e di accesso ai servizi pubblici di cura della vista, che oggi hanno enormi difficoltà a causa delle lunghe liste d’attesa».
Il viaggio per l’Italia
Il progetto, sinora, è stato presentato a Milano, Napoli e Cagliari. Il 10 ottobre, in occasione della Giornata mondiale della vista, si farà tappa a Roma. Si conferma il divario tra Nord e Sud, in buona parte dovuto alla differente qualità dei servizi erogati dal Sistema sanitario pubblico. «In un Paese che vanta una grande tradizione universitaria ed eccellenze nel campo specifico dell’oftalmologia, la situazione è a macchia di leopardo. E questo si riscontra all’interno di una stessa regione, da territorio a territorio», spiega il professor Filippo Cruciani, referente scientifico di Iapb Italia.
«L’apparato visivo dell’Uomo presenta un’estrema fragilità, che non risparmia nessuna fascia d’età»,, prosegue Cruciani. «Ecco perché è fondamentale girare l’Italia con il nostro camper e sensibilizzare la popolazione e i decisori politici locali per una capillare campagna di prevenzione, in un periodo storico in cui il sistema sanitario nazionale mostra un certo disinteresse nei confronti dell’oftalmologia. E nel frattempo aumentano le liste d’attesa e si allungano i tempi di riabilitazione oculistica. Rispetto al passato, abbiamo registrato un aumento di oltre il 4% dei casi di glaucoma e del 3,2% di maculopatie. Il Mezzogiorno è molto più colpito rispetto al Nord, e questo è in buona parte attribuibile alla differente organizzazione della sanità nei singoli territori».
«Non ci siamo limitati a sollevare il problema», precisa Melchiorre. «Abbiamo commissionato uno studio di economia sanitaria all’Università Bocconi di Milano per dimostrare che, attraverso l’uso della tecnologia, si può guadagnare molto tempo da dedicare alla cura e allo sfoltimento delle liste d’attesa. Soprattutto nella gestione della retinopatia del paziente diabetico, l’utilizzo della telemedicina ci consente di aumentare del 130% il numero dei pazienti che possono essere seguiti».
La simulazione della Bocconi
L’esame del fondo oculare richiede una visita con una durata media di 20 minuti. Dunque, ogni oculista ha una capacità produttiva di tre pazienti all’ora. Perciò, in sei ore di lavoro, un medico affiancato da un infermiere normalmente può visitare 18 pazienti. Sarebbero necessari 890 oculisti impiegati sei ore al giorno per tutto l’anno, per monitorare esclusivamente l’attuale ammontare di pazienti diabetici, a fronte dei 1.500 oculisti attualmente dipendenti dal Sistema sanitario nazionale. In questa analisi non rientrano le visite rivolte al monitoraggio di altre patologie o al controllo periodico. Invece, con la teleretinografia, un oculista può effettuare lo screening per 41,5 pazienti all’ora (+130%).
Un retinografo digitale portatile costa poche migliaia di euro. «Sarebbero sufficienti circa quattro milioni di euro per dotare di questo strumento i 980 centri di diabetologia presenti in Italia», spiega Marco Sartirana (Cergas Sda Bocconi). «Il retinografo consente l’esame clinico del fondo oculare. Anche le sedi territoriali dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti – Uic e gli ambulatori di medicina di base potrebbero averne uno: in pochi minuti riuscirebbero a collegarsi con i centri specialistici e fornire le fotografie digitali del fundus e i dati rilevati, senza intasare cliniche e ospedali. In questo modo, raddoppierebbe il numero dei pazienti visitati, sarebbero abbattute in maniera importante le liste d’attesa e spese meglio le risorse finanziarie messe a disposizione da Stato e Regioni, anche nell’ottica del contenimento della spesa farmacologica».
Sartirana sottolinea, poi, che «la Bocconi ha sviluppato uno specifico focus sulla retinopatia diabetica. I dati nazionali del 2022 dicono che vengono fatte poche visite specialistiche rispetto a quelle necessarie: la media nazionale è di 4 ogni 100 abitanti, in Calabria si scende a 2 e in Emilia Romagna si sale a 8. Dati preoccupanti, perché siamo un Paese con un alto tasso di invecchiamento. Altrove la telemedicina garantisce sino all’80% dei pazienti uno screening a distanza ritenuto affidabile».
«“Vista in salute” non è un progetto esaustivo», commenta Paolo Russo, medico oculista e componente della direzione nazionale Iapb Italia. «Volevamo fare una sorta di sondaggio profondo che consentisse di avanzare proposte ragionate e concrete, per adeguare alcuni interventi normativi. Un progetto pilota sperimentale eseguito non in vitro ma in campo, che ha consentito di rilevare le criticità del sistema: liste d’attesa insostenibili, che non danno risposte alle domande di salute. Cifre esorbitanti per le cure tardive, visite diagnostiche ritardate, scarsa propensione del paziente alle visite periodiche. La prevenzione può ridurre il numero di ipovedenti. È drammatico che un quarto dei cittadini che si sono sottoposti alla visita senza un motivo specifico, anzi ritenendo di essere del tutto sani, sono affetti da patologie gravi. Averlo scoperto per tempo, consentirà a molti di loro di rallentare il decorso della malattia. Nascono sempre meno ciechi ma registriamo sempre più casi di ipovedenti che diventano ciechi. Siamo davvero sicuri che le risorse messe a disposizione in questo ambito diano le più efficaci risposte di prevenzione alla popolazione?».
Il caso Sardegna
L’Isola detiene il primato negativo in Italia per numero di pazienti con disturbi oftalmologici in proporzione alla popolazione. In Sardegna, il numero dei malati nelle tre patologie prese in esame è superiore alla media nazionale. «In questo caso, oltre ai problemi già citati per tutto il Mezzogiorno, vi è certamente un’elevata incidenza del diabete», commenta il professor Cruciani. «Ma ricordo anche che il glaucoma non è legato al diabete, quindi è più un problema di prevenzione. Queste malattie sono in crescita esponenziale, bisogna fare qualcosa per modificare questa tendenza. La Sardegna è nettamente al primo posto in Italia per il glaucoma accertato (19%), segue l’Emilia Romagna con il 15%. L’Isola è al secondo posto anche per quanto riguarda le maculopatie. Inoltre, in Sardegna la spesa farmaceutica oculare raggiunge il 7%, contro la media nazionale del 6,6%. Insomma, c’è il tanto per correre ai ripari».
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