Testimonianze
Scarponi ai piedi e zaino in spalla per intrecciare bellezza e amicizia
Si intitola “Ritmo dei passi” il progetto personale e ambientale, sociale e comunitario lungo il Sentiero Italia Cai ideato dall’autore in occasione del pensionamento, dopo 43 anni di lavoro e un ultimo incarico come direttore del Csv Milano. L’iniziativa alla sua prima annualità è stato condiviso con Cai, Agesci, Csvnet e ASviS
L’occasione della pensione, dopo 43 anni di lavoro e l’ultimo incarico come direttore del Csv Milano, è stata l’opportunità per sognare un nuovo progetto, personale e sociale: percorrere, scarponi ai piedi e zaino in spalla, tutto il Sentiero Italia Cai che si snoda lungo tutto il belpaese a blocchi continuativi nei prossimi anni, da Muggia (TS) e arrivando a Santa Teresa Gallura (SS), all’insegna di educazione, montagna e impegno civile.
Questo è il mio obiettivo per il progetto pluriennale Ritmo dei passi, che ho ideato ma fortemente condiviso con Cai, Agesci, Csvnet e ASviS.
Una partnership coerente con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, al fine di promuovere salute e benessere, istruzione di qualità, lotta al cambiamento climatico e vita sulla terra.
24 tappe, 400 chilometri. Si parte
Sono partito lo scorso 15 giugno da Muggia (Ts) per percorrere, quest’anno, le 24 tappe (400 chilometri complessivi, 23.000 metri di dislivello in salita e altrettanti in discesa) tutte in Friuli Venezia Giulia, sulle creste di confine con la Slovenia e l’Austria, con arrivo al Rifugio Calvi (Ud) l’8 luglio.
È stato un intreccio continuo di esperienze di silenzio e bellezza ma anche di amicizia e fraternità.
Da un lato la sfida nella dimensione personale e ambientale: riuscire a seguire il Sentiero Italia Cai bilanciando lo sforzo giorno dopo giorno. Pur essendo partito con scarso allenamento, le energie sono gradualmente aumentate e non diminuite, segno che le forze fisiche e mentali possono migliorare con la pratica e l’esperienza. Non era scontato, ma portare a termine il percorso immaginato è stata un’importante soddisfazione per un ex camminatore che ha voluto rimettersi alla prova a 65 anni.
Un percorso lento ammirando le vette
È stata anche l’opportunità di conoscere più approfonditamente le magnifiche montagne del Friuli VG percorrendole lentamente, ammirando le vette dolomitiche, attraversando i passi, vivendo la vita dei paesini e dei rifugi, incontrando la fauna locale (dagli stambecchi ai caprioli, dalle marmotte al gallo forcello) e godendo della straripante vegetazione (dalle faggete ai lariceti, dai pascoli in quota alle distese di meravigliosi vigneti).
Attraversando i luoghi della storia e delle guerre passate, in un intrecciarsi di incontri con animali selvatici e persone d’altri tempi, lo scenario naturale si fonde con quello interiore, andando a ricomporre e quasi svelare quel paesaggio spirituale più intimo e inafferrabile, che è quello dell’anima.
Dall’altro la sfida nella dimensione sociale e comunitaria: l’effettuazione di eventi programmati grazie a Cai Friuli Venezia Giulia, Agesci Friuli VG e Csv Fvg. Questo è stato l’elemento innovativo del progetto Ritmo dei passi: essere occasione per realizzare iniziative, sempre in collaborazione con associazioni, parrocchie e amministrazioni pubbliche locali, a favore di ragazzi e giovani (ma non solo) per la valorizzazione della montagna, dell’ambiente e della fraternità tra i popoli.
Sei sono stati gli eventi organizzati durante le tappe e realizzati con successo, tra cui ne accenno due che sono rimasti particolarmente nel cuore: il riordino di un pezzo del Sentiero Italia Cai sopra il Rifugio Fabiani (pitturazione segnavia, aggiunta paletti, taglio rami, sfalcio erba alta…) organizzato dal Cai di Ravascletto (Ud) con alcuni ragazzi della Commissione giulio-carnica sentieri e alcuni giovani della cooperativa Menaus con cui abbiamo lavorato sodo; e l’evento più toccante, grazie a un volontario della Conferenza Regionale Volontariato e Giustizia che mi ha invitato dentro la Casa Circondariale di Gorizia, nell’ambito del progetto “Carcere in movimento” del Consorzio di cooperative sociali Il Mosaico di Udine e Gorizia, a parlare con una decina di detenuti del rapporto tra montagna e libertà, con i quali abbiamo interagito, percependo sia il loro desiderio di libertà sia la paura nel gestirla, con riflessioni forti e piene del significato che loro attribuiscono alla montagna.
Incontri inattesi
Infine, questa avventura è stata anche l’opportunità per l’inatteso: sì, perché un progetto vissuto in montagna provoca inevitabilmente incontri casuali ma ricchi di senso come è stato quello con i ragazzi con disturbi dello spettro autistico che gestiscono Aut Standing la caffetteria-pizzeria di Prosecco (Trieste), oppure quelli alla festa campestre degli abitanti di Tribil superiore e dintorni con il falò per San Giovanni, e con tutti coloro che mi hanno accolto e dato da mangiare e dormire, i gestori di canoniche, bivacchi, rifugi, b&b. Tutte vere sorprese piene di solidarietà e umanità.
Ritmo dei passi, un invito all’aggregazione
Perché l’appello del progetto Ritmo dei passi – a partire da questa prima edizione in Friuli VG – è l’invito all’aggregazione e all’azione volontaria per incanalare le energie di ragazzi, giovani e adulti per dar voce a desideri e aspirazioni, intraprendendo il sentiero della cura di ciò che è prossimo, dall’essere umano all’ambiente montano, così ricchi di stupore e bellezza, così a rischio di marginalità sociale ed economica.
Questa prima esperienza del 2024 si è rivelata una vera avventura, raccontata giorno per giorno su ritmodeipassi.it, con le colonne sonore che l’hanno accompagnata scritte dal cantautore Massimo Priviero, e su facebook.com/, con tante immagini, per cercare di portare chi mi ha seguito nei boschi, fra radure incontaminate sotto il cielo azzurro al cospetto di montagne antiche e imponenti, e nelle emozioni provate grazie a questi preziosi incontri. Da settembre saranno prodotti anche dei podcast che proveranno a raccontarle e saranno realizzati nel milanese degli incontri per riportare in prima persona con immagini l’esperienza vissuta.
Audacia e stupore
Sono stati passi verso la sensibilizzazione e la valorizzazione di mondi quasi dimenticati, accompagnati da quel pizzico di audacia e capacità di stupirsi, di saper accogliere l’inaspettato. Un invito a ciascuno per provare a coltivare ed esplorare fuori e dentro di sé, per costruire cose belle per il bene comune, e per avviare processi di verità e giustizia.
Tutto questo grazie alle quattro associazioni che hanno creduto sin dall’inizio in questo progetto e ne hanno accompagnato lo sviluppo, alle loro sezioni friulane e locali che hanno ideato e realizzato gli eventi coinvolgendo attivamente decine di enti e ai quali hanno partecipato 150 persone.
Territorio da valorizzare
Dietro a queste organizzazioni ci sono state decine di donne e uomini che hanno operato con passione perché gli eventi riuscissero positivamente per la concretizzazione del messaggio profondo di questo progetto: ciascuno può contribuire in prima persona a preservare e valorizzare il territorio, in particolare quello montano.
I giovani, in particolare, possono coinvolgere altri coetanei nella realizzazione di iniziative che aiutino a essere più consapevoli del proprio apporto di cittadini volontari. I territori montani rischiano di essere abbandonati (non attraversati, disabitati, sconosciuti…) oppure, dall’altro lato, sovrasfruttati (turismo eccessivo, infrastrutture invadenti, squilibri dell’ecosistema…): solo insieme si possono realizzare azioni che permettano uno sviluppo ambientale, sociale ed economico equilibrato e sostenibile nel tempo.
Appuntamento all’anno prossimo
L’anno prossimo il progetto continuerà attraversando i territori del Veneto e del Trentino Alto Adige, con un percorso lungo il Sentiero Italia dal Rifugio Calvi (Sappada) al Rifugio Bozzi (Pejo), ovviamente coinvolgendo le associazioni e le istituzioni locali. Tutti invitati!
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.