Non profit
Scandali veri e scandali finti
I fondi degli aiuti umanitari oggetto dell'indagine governativa non sono 1 milione di dollari, ma 100 mila (è 180 milioni di lire ndr).
Lo scorso 17 agosto il New York Times pubblicò una notizia che destò clamore in tutto il mondo: le autorità bosniache avrebbero rubato sino a un milione di dollari (circa 1.800 miliardi di lire!) degli aiuti e finanziamenti internazionali per la ricostruzione del Paese. La notizia fu ripresa, ovviamente, dalle prime pagine di tutti i giornali del mondo. Il 20 agosto lo stesso quotidiano chiedeva scusa ai lettori, così: «Vi abbiamo, seppur involontariamente, ingannati. I fondi degli aiuti umanitari oggetto dell’indagine governativa non sono 1 milione di dollari, ma 100 mila (è 180 milioni di lire ndr)». La smentita del quotidiano americano non fu ripresa da nessun giornale italiano a differenza, per esempio, di Libération o El Pais. Insomma c’è giornalismo e giornalismo. E quello italiano, a proposito della Missione Arcobaleno, sta mostrando la sua faccia peggiore. Non succederà da noi che qualcuno chieda scusa per il fango gettato sulla solidarietà degli italiani. Nel nostro servizio troverete gli elementi per capire cosa è successo sulla banchina del porto di Bari. A me preme soltanto chiarire che:
a) La Missione Arcobaleno è stato il nome di un’operazione congiunta di almeno tre componenti. La prima: quella pubblica, composta dalla grande macchina della Protezione civile, organismo statale preposto ad affrontare le emergenze. La seconda: l’opera di centinaia di organizzazioni non governative e di associazioni, e di migliaia di volontari che nell’occasione dell’emergenza Kosovo hanno moltiplicato i loro sforzi per assistere e aiutare un intero popolo. La terza: un gruppo di professionisti ed esperti alla cui opera (gratuita) è stata affidata la gestione e l’impiego della grande raccolta fondi indirizzata a progetti presentati dalle organizzazioni non governative. L’opera congiunta di queste tre componenti ha permesso che l’emergenza umanitaria non si tramutasse in tragedia umanitaria. Senza la Missione Arcobaleno e la solidarietà di milioni di italiani molti profughi non sarebbero ritornati.
b) La cattiva organizzazione della movimentazione dei container (che non mi scandalizza vista la quantità senza precedenti della raccolta) mette in discussione parte dell’organizzazione statale della Missione Arcobaleno. Tutto quanto raccolto dalle organizzazioni non governative non è transitato dai Centri di raccolta della Protezione civile ma ha seguito strade indipendenti sino a destinazione. Così come è importante sottolineare che la gestione dei fondi raccolti dagli italiani è un esempio di trasparenza nei criteri e nel monitoraggio.
c) La Missione Arcobaleno è stata ed è un esempio unico di collaborazione tra privato sociale e organismi statali e da lì bisogna ripartire per rilanciare una nuova politica di cooperazione internazionale. Non vorremmo che tante polemiche inutili avessero per effetto quello di deprimere lo slancio generoso che gli italiani continuano a mostrare e quello di smantellare la collaborazione tra il Commissario per la gestione dei fondi raccolti e le ong per prendersi parte di quei fondi e spesare, una volta di più, le inefficienze della politica e della macchina statale.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.