Avrei voluto anche io andare in comunità… a questo ho pensato ieri mentre guardavo il documentario e ascoltavo i ragazzi parlare. Mi ci sono immersa dentro quel filmato. Ho rivissuto i passaggi che ognuno di loro ha fatto a modo suo e, se da una parte provavo sincera felicità per loro, dall’altra ho provato anche un po’ di invidia. E l’ho provata perché da quel filmato ho capito benissimo quanto le parole espresse rispecchiassero la vita dentro la comunità, quanta strada avessero fatto i ragazzi man mano che si raccontavano nei vari passaggi, dal primo tempo al terzo. Per me erano parole sincere che spiegavano puramente l’aiuto che loro hanno trovato in voi, in loro stessi e tra di loro. La sensazione di sentirsi a casa quando tutto va male. Non un obbligo, non un ripiego, ma un posto in cui avere il tempo di fermarsi, imparare, crescere in libertà, una casa con i cancelli aperti, in cui hai la possibilità di poterti muovere liberamente e scegliere, scegliere di restare o andartene.
Avrei voluto vedere questo documentario quando sono ricaduta e, ritrovandomi sola, immersa nelle parole delle persone che avevo attorno nel mio ambiente riuscivo solo a pensare: “io in quel posto non ci vado, tanto a cosa serve?”
Ho avuto le mie esperienze da spettatore e mai ho sentito qualcuno raccontare la comunità cosi come avete fatto voi, mai ne ho vista una così.
Quando ieri uno dei ragazzi diceva che la sua paura più grande era quella di ritrovarsi alla fine da solo, mi sono commossa davvero tanto. E l’ho fatto perché la solitudine è qualcosa che mi accompagna da tanto tempo, con sfumature diverse lungo tutto il percorso, ma soprattutto ora. Ora che sono lucida, pulita, lontana anche solo dal pensiero di poterci ricadere, ora che è estate e il ricordo si fa più pesante e mi capita spesso di guardarmi indietro provando emozioni nuove e per questo riviverle diversamente.
Provo emozioni contrastanti a guardarmi indietro e l’invidia che sento è legata a questo. Perché mi guardo indietro e provo rabbia nel vedermi da sola, intenta ad addossarmi mille colpe e farmi male nel modo peggiore. Aver sentito la mia famiglia lontana, essermi sentita peggio di un numero dentro il Sert, o a Rogoredo con i volontari che non mi vedevano come Alice ma come “fidanzata di”, mai presa in considerazione, lasciata sola, messa da parte, senza quel posto, quel nido dove andare a rifugiarmi, con un vuoto dentro, tanta solitudine e la sensazione di essere stata abbandonata un po’ da tutti.
Simone mi ha guardata così come ha guardato i ragazzi della Casa del Giovane, donandomi una possibilità nuova per me, ovvero quella di guardarmi intorno e dentro di me, con una mano vicina, pronta a rivolgersi a me appena ne avevo bisogno.
Ha creato un luogo apposta per me, aiutandomi a trovare la mia strada, segnando il mio percorso fluido e insegnandomi a scoprire la mia libertà, facendo ordine nella mia mentre e aprendomi gli occhi passo dopo passo, con pazienza e dedizione.
Il documentario è stata l’ennesima conferma della fiducia che provo per Simone, insieme al senso di gratitudine per ciò che ha fatto per me ma anche per tutto ciò che fa per gli altri.
Per questo parlo di sentimenti contrastanti, perché la solitudine che provavo lui l’ha presa e l’ha buttata via. Ha preso un posto nella mia vita senza sostituirsi a nessuno, con le più buone intenzioni, pensate e ragionate e ciò mi riempie il cuore di gioia tutt’ora, anche se dall’altra parte, arrivata alla fine e dopo aver imparato a prendermi le mie responsabilità, ma soprattutto essendo consapevole della responsabilità che gli altri avevano su di me, mi fa tanto male in fatto che l’abbia fatto lui e non chi avrebbe dovuto, ma infondo va bene cosi… Le cose sarebbero state molto più brutte se quel giorno lui non mi avesse guardata e non avesse deciso di prendermi la mano allontanandomi da quel posto, cercandone un altro per me, insieme. Preferisco rimanere a pensare alla mia fortuna, all’esempio da seguire, ripensando al filmato e dire: “va tutto male, ma il bene esiste, così come esistono persone vere e sincere, con tanti valori e con tanta voglia di fare del bene e allora vado avanti…vado avanti sempre”
(Alice)
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