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Scalfaro i partiti e la societ

Editoriale di R.Bonacina sul rifiuto del presidente della repubblica Scalfaro di firmare una legge del parlamento

di Riccardo Bonacina

G razie Oscar, abbiamo esclamato questa settimana. È lui, non c?è dubbio, il protagonista della settimana, lui il vero Oscar e non le statuette hollywoodiane. Comunque la pensiate sul Presidente Scalfaro, davvero questa settimana dobbiamo applaudirlo per non aver controfirmato la legge che, alla faccia della volontà dei cittadini espressa in un libero referendum, con un colpo di mano notturno della maggioranza dei parlamentari voleva sottrarre un centinaio di miliardi dalle casse pubbliche, già stressate dall?Euro e da Ciampi, per girarlo nelle casse dei partiti. Con la maestria istituzionale che anche i nemici gli riconoscono, Scalfaro ha rimandato alle Camere il provvedimento perché senza copertura finanziaria.
Nei sei anni del suo mandato presidenziale è solo la quinta volta che Scalfaro si rifiuta di firmare una legge del Parlamento. Insomma, una scelta grave che renderà difficile adesso per i partiti rubare la marmellata una seconda volta. Anche se ci proveranno, non dubitate.
I soliti maldicenti vanno sibilando che Scalfaro con questa mossa si vada preparando a candidarsi per un altro settennato, approfittando di una Riforma costituzionale in mezzo al guado e di un bipolarismo talmente imperfetto da generare un partitino al giorno, e magari anche un suo giornale pagato dai contribuenti. Pur pensando male davvero non crediamo che questo ex magistrato ed ex ministro di ottant?anni covi questa aspirazione. C?è però un modo con cui il Presidente può mettere a tacere anche i notisti più velenosi: come spesso ha già fatto usi tutto il suo peso personale e istituzionale per frenare non solo l?appetito dei partiti, ma anche l?invadenza dello Stato e dei suoi apparati che non accenna a diminuire. A pagina 6 e 7 di questo numero diamo voce a un gran quantità di associazioni e di intellettuali, soprattutto di sinistra, che lamentano un altro colpo di mano consumato nelle aule parlamentari: quello sulla riforma della seconda parte della Costituzione all?artcolo 56, l?articolo che dovrebbe sancire il principio di sussudiarietà tra Stato e corpi intermedi, tra potere pubblico e l?inziativa dei cittadini. Ebbene, per non si sa quale patteggiamento o commercio tra il Pds di D?Alema e il Ppi di Marini e fors?anche con qualche forza d?opposizione,ne è uscito un articolo degno dei regimi che la storia ha cancellato.
Caro Presidente, lei che in più occasioni ha detto che lo Stato non può rivolgersi alla società civile come alla sua comoda stampella, ci aiuti a far arrivare la voce della società nelle aule, spesso sorde, del Parlamento.

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