Welfare

Scafisti senza pietà vi chiamo stragisti

Il neo consigliere della ministra Livia Turco condanna senza appello i trafficanti di uomini disperati: «Vanno incriminati per il reato di strage».

di Cristina Giudici

Il lago della morte è profondo 637 morti, 637 fra affogati e dispersi, negli ultimi otto anni. Il ?lago della morte? è quel braccio di mare che separa un?Italia che si crede europea e i Balcani, specchio di un mostro impazzito che non sappiamo né vogliamo considerare parte del nostro presente. E intanto tutti i tentativi di adeguare leggi, uomini, progetti e intenzioni all?emergenza immigrazione sono affogati ancora una volta. Morti come gli ultimi sei disperati che hanno perso la vita fra la notte di sabato e domenica scorsi. Poveri profughi come Mohamed Saed, iracheno, rapinato, colpito da un calcio di pistola e buttato in acqua. Ucciso dalla ferocia degli scafisti, dalle leggi arretrate e dall?economia di una città, Valona, che sopravvive grazie al traffico di carne umana, e di minorenni. Claudio Martelli, oggi consigliere per le politiche di immigrazione del ministero degli Affari sociali, ha fatto sapere, in occasione dell?insediamento a Palazzo Chigi della Consulta per i problemi degli immigrati (avvenuto martedì scorso), di avere individuato due esigenze da affrontare subito: tenere bassa la temperatura sul tema generale dell?immigrazione clandestina e rafforzare la presenza italiana al di là dell?Adriatico per tenere sotto controllo il nuovo esodo di albanesi e kosovari, curdi e iracheni. All?ex ministro socialista abbiamo chiesto di fare il punto della situazione. «Non esiste una formula magica per attenuare le condizioni drammatiche che spingono le persone a scappare dai loro Paesi, affidandosi a dei criminali. Ma possiamo e dobbiamo fare qualcosa per fermare invece i criminali che trafficano uomini disperati: imputarli per reato di strage. Proprio così: gli scafisti devono essere condannati per reato di strage» Sembra che ormai immigrazione sia sinonimo di traffico di clandestini. «Si tratta di un problema insolubile. Si può cercare di scoraggiare gli sbarchi, ma non si può fermarli. La questione va risolta in termini generali, agendo sulle cause che li spingono a scappare, lavorando per migliorare gi accordi internazionali, riuscendo a creare una guardia costiera, integrata con tutte le forze dell?ordine. Ma su questo ultimo punto sono pessimista perché ci stiamo provando da venti anni, invano». La palla passa dunque al ministro degli Interni, Rosa Russa Jervolino. Cosa si aspetta da lei? «È troppo presto per esprimere un giudizio. Il ministro ha messo l?immigrazione fra le priorità del suo programma di governo, e fa bene. Bisognerà vedere se riuscirà a potenziare i centri di permanenza, se ci sarà un adeguato coordinamento con i centri di accoglienza, e soprattutto come ho già detto, se saprà fare un uso intelligente delle forze dell?ordine. Spero che abbia più fortuna dei suoi predecessori». Claudio Martelli è diventato consigliere di Livia Turco. Livia Turco ha detto che la legge attuale sull?immigrazione è il completamento della legge Martelli. Cosa nascerà da questo incontro? «Per fare il consigliere, ho posto alcune condizioni alla ministra. Dobbiamo arrivare ad approvare una nuova legge sulla cittadinanza, lo ius soli (il diritto fondato sul suolo, e non sul sangue – ndr). Il primo a invocare questo diritto, pensi, è stato Napoleone Bonaparte. Sono passati duecento anni e siamo ancora fermi allo stesso punto. La legge italiana sulla cittadinanza è la più arcaica d?Europa. Nonostante ci sia ormai una seconda generazione di stranieri nati nel nostro Paese, gli immigrati sono ancora considerati cittadini di serie B. Il messaggio che dobbiamo dare agli stranieri è :?Siamo felici si offrirvi la possibilità di essere italiani?, con i diritti e doveri conseguenti. E poi dobbiamo concedere loro il diritto alla partecipazione politica e civile. Senza concessione del diritto di voto alle elezioni amministrative, non ci può essere nessuna integrazione per gli immigrati. Devono aver accesso ai consigli scolastici e agli albi professionali. E infine, last but not least, non mi stancherò mai di ripeterlo, ci vuole un ministero ad hoc, una struttura unificata che sappia coordinare l?intera politica di immigrazione. So di dare fastidio ai vari pezzi di istituzioni che si occupano di una parte del problema, ma non possiamo continuare a vedere il cielo a pezzi, da diverse serrature». Funziona la nuova legge? «Le norme servono solo se ci sono strumenti per attuarle. E per attuarle ci vogliono risorse e competenze. Si devono sollecitare le pubbliche amministrazioni ad aumentare il numero dei centri di accoglienza, realizzare in tempo reale il censimento degli arrivi e delle partenze. Estendere la politica dei visti e sfatare gli inutili luoghi comuni. In Italia non c?è mai stata un?invasione. In dieci anni gli stranieri sono passati da 700 mila a un milione di persone, un milione di cittadini che versano le tasse nelle casse dello Stato italiano, cittadini verso i quali lo Stato ha dei precisi doveri». Crede che il governo d?Alema riuscirà dove ha fallito Prodi? «In questa maggioranza convivono partiti e idee diverse. È evidente che Cossutta e Cossiga non la vedono allo stesso modo. Bisogna vedere se all?interno dei partiti di centro maturerà un?intesa, nell?ambito del Partito popolare europeo, che possa consolidare l?alleanza di centro sinistra o li porterà a voler essere alternativi. Ma per essere alternativi è evidente che dovranno riallacciare un dialogo con il Polo e questa mi sembra un?eventualità poco praticabile. Ora si tratta di vedere se questa alleanza di centro-sinistra è capace di fare quel salto di qualità che l?Ulivo non è stato capace di realizzare. Capisco i nostalgici dell?Ulivo, ma l?Ulivo era in caduta libera. D?Alema ha osservato che se non si cambiava rotta, il governo sarebbe stato mandato a casa, non da Bertinotti, ma dagli italiani. Questo cambio sarà positivo solo se porteremo a casa quattro cose: meno tasse, più lavoro, più libertà per i cittadini e vere riforme istituzionali». Al ministero della Giustizia un neo comunista come Oliviero Diliberto, cinquant’anni dopo Toglaitti. Qualcuno ha subito pensato alla storica amnistia. E lei? «Non penso a niente, non conosco Diliberto e quindi non credo di poter avanzare previsioni o consigli. Mi pare, però, che la situazione della giustizia sia così disastrosa da dover solo scegliere da dove cominciare». Crede che Claudio Martelli tornerà alla politica? «Non l?ho mai lasciata. Sono impegnato nel tentativo di rinascita del socialismo italiano nel grande alveo del socialismo europeo. Sperando così di dare un contributo alla rinascita della sinistra italiana». Un’Opera di bene Si chiama ?Opera? e lavora per i diritti degli immigrati. L?associazione non profit diretta da Claudio Martelli è impegnata su vari fronti: assistenza legale, penitenziaria, sanitaria. In due anni e mezzo i procuratori legali volontari hanno affrontato 237 casi di ?tortura giudiziaria?, riuscendo a ottenere l?assoluzione e il rilascio di decine di imputati stranieri. Nelle sedi dell?associazione a Roma, Milano, Napoli, Perugia e Palermo, viene offerta anche assistenza ginecologica alle donne straniere, grazie alla collaborazione dell?Aied. Informazioni, tel. 06/44702591. Un dossier in memoria di Di Liegro L?ottavo dossier statistico sull?immigrazione targato Caritas quest?anno è dedicato all?integrazione (da esso abbiamo tratto i dati pubbicati in questa pagina). È il primo dossier pubblicato dopo la scomparsa di monsignor Luigi Di Liegro (avvenuta un anno fa) che era un attento osservatore del fenomeno migratorio, oltre che un indimenticabile ?fabbricante? di solidarietà. Fu proprio Di Liegro a voler scattare la prima fotografia di un?Italia che cambiava, in marcia verso una società multietnica, dopo l?approvazione della legge Martelli, nel 1991. Spinto dalla profonda consapevolezza che solo acquisendo i diritti le persone marginali avrebbero potuto affrancarsi dall?invisibilità e l?abbandono, il direttore della Caritas romana, volle utilizzare le statistiche sugli immigrati in Italia per diffondere insieme alla conoscenza, la cultura della tolleranza. Oggi il suo lavoro non è andato perso. «Le statistiche vengono spesso usate come arma per offendere e dividere», ha detto il curatore dell?ultima inchiesta Caritas, Franco Pittau. «La conoscenza senza pregiudizi dei dati oggettivi aiuta a scoprire gli aspetti positivi dell?immigrazione ».


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