Formazione
Scacco matto alla povertà educativa
Dalla Regina degli sacchi in tv, al progetto “Scacchi metafora educativa”. Saranno coinvolti 10.000 bambine e bambini in 14 regioni italiane, con 2,2 milioni di euro stanziati. L’iniziativa è finanziata dall’impresa sociale Con i Bambini
di Luca Cereda
Se chiedessi ai milioni di italiani chi è Anya Tayor-Joy, pochi risponderebbero. Ma se rivelassi che è l’attrice che ha vinto il Golden Globe come miglior attrice protagonista per la miniserie “La regina degli scacchi”, quei milioni di italiani avrebbero gli occhi illuminati. Non solo perché questa serie tv – oltre che con la sua protagonista ha vinto il Globe come miglior miniserie 2020 – ma perché Anya, Beth sul piccolo schermo, ha avvicinato tanti italiani, soprattutto i giovani, al gioco degli scacchi.
Prima che la serie tv fosse lanciata dalla piattaforma Netflix il 23 ottobre 2020 e facesse esplodere la “ScacchiMania” nel Belpaese, c’era chi aveva pensato di ricorrere al gioco degli scacchi applicandolo concretamente, insieme ai ragazzi, come metafora educativa e come strumento di contrato alla povertà educativa. «Sono circa diecimila minori dai 6 ai 14 anni, circa mille genitori e duecento tra educatori e docenti coinvolti in 14 regioni italiane. Si tratta del più grande progetto di promozione sociale basato sugli scacchi», spiega Sara Pozzoli, responsabile del progetto sul territorio lombardo e presidente di ASD Gruppo Sportivo Istituto San Vincenzo di Erba, nel comasco.
Scacco matto alla povertà educativa
In tre anni e in quattordici regioni (Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Lazio, Umbria, Abruzzo, marche, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia), si svolgeranno 112 eventi, un totale di 12.600 ore di attività scacchistica a scuola, oltre 2.500 ore in orario extrascolastico. Questi – ulteriori – numeri del progetto “Scacchi metafora educativa” (SME), che ha come ente capofila il Centro Sportivo Educativo Nazionale, hanno un obiettivo molto concreto: “Scacchi metafora educativa” hanno un obiettivo molto concreto: «La crescita personale dei ragazzi coinvolti» spiega Pozzoli. «Giocare a scacchi infatti aiuta i più giovani a sviluppare abilità e competenze importanti. Nel progetto, il gioco degli scacchi è utilizzato per stimolare la crescita della personalità e delle abilità cognitive e sociali. Tutto questo venendo particolarmente incontro ai bisogni dei minori con situazioni di fragilità, acuitesi in questo periodo di pandemia, attraverso azioni mirate di inserimento sociale».
Rincara la dose, o meglio, muove anche la Regina, Alessandro Dominici, presidente di Alfiere Bianco ente capogruppo del progetto che afferma: «Organizzeremo tornei tra compagni di scuola, in presenza speriamo, ma anche a distanza, il gioco agevola perché gli scacchi si possono fare anche a distanza e anche con poca tecnologia. Coinvolgeremo anche i genitori che sfideranno i figli, nonni e nipoti, ma anche seminari di studio per monitorare gli esiti del Progetto».
Povertà economica
«Negli anni abbiamo collaudato metodi di didattica scacchistica sviluppati insieme agli insegnanti e validati a livello scientifico. Il progetto è l’evoluzione di quei modelli, senza precedenti a livello nazionale», continua Dominici. Per questo il progetto prevede un Centro stabile di promozione educativa in ogni regione. Stimolo alla concentrazione, alla creatività, alle capacità analitiche e decisionali. Ma anche alla perseveranza e alla pazienza: impatti positivi a livello scolastico, ma anche di miglioramento della sfera affettiva, nelle abilità di relazionarsi con gli altri, tramite l’accettazione delle differenze reciproche.
Il progetto “Scacchi metafora educativa” nasce nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. In Italia infatti, secondo l’impresa sociale Con i bambini, sono oltre 1,2 milioni i minori che vivono in condizione di povertà assoluta. La povertà economica è spesso causata dalla povertà educativa: le due si alimentano a vicenda e si trasmettono di generazione in generazione. Istruzione, salute, sport, cultura, informazione, rappresentano alcuni ambiti interessati dal fenomeno, presente in tutta Italia ma più marcato nelle grandi periferie urbane, nelle aree interne, al Sud.
«Povertà educativa minorile significa diritti negati, mancanze di opportunità e futuro a rischio. Con questo progetto vogliamo dichiarare scacco matto a questo fenomeno sociale che mostra i suoi lati più dannosi e irrimediabili», spiega Sara Pozzoli, responsabile del progetto sul territorio lombardo.
Scacchi a scuola, anche con la pandemia è possibile
«A fine febbraio» continua Pozzoli «abbiamo costituito dei gruppi sperimentali e di controllo tra le classi delle scuole partecipanti. L’avvio del progetto, chiaramente condizionato dalla situazione Covid-19, è invece previsto tra inizio marzo e aprile. Sono poi in via di definizione degli incontri con i genitori delle classi che saranno coinvolte allo scopo di spiegare il progetto e come si svilupperà».
Le attività di “Scacchi Metafora Educativa” si svolgeranno sia durante l’orario curriculare sia in fase pomeridiana, e prevedranno appuntamenti dedicati alle famiglie ed agli insegnanti, con l’obiettivo, al termine dei 3 anni del progetto, di creare centri stabili permanenti a favore della cittadinanza.
Inoltre tutte le tecniche utilizzate nel progetto sono metodi di didattica scacchistica sviluppati dagli insegnanti, unite alle competenze raggiunte tramite i progetti precursori di questo, come “Scuola a scacchi” e “Black&White Sport: Chess”. «La necessità di includere e integrare i giovani nella scuola e nella comunità, passa, a nostro avviso, attraverso uno strumento concreto che sviluppa l’abilità di prendere decisioni e contribuisce al riconoscimento dei partecipanti sia nella scuola sia nel tessuto sociale. D’altro canto, la vocazione territoriale del progetto garantisce attraverso i centri di riferimento la possibilità di diffondere in modo capillare conoscenza e solidarietà, insistendo sulla pratica esperienziale e l’esercizio come momenti di apprendimento e di socialità», conclude Alessandro Dominici.
La rete educativa degli scacchi per le “regine” di domani di questo sport
Per combattere il fenomeno della povertà educativa, prima dell’avvento della pandemia, nel 2016 il Governo e le fondazioni di origine bancaria hanno stipulato un accordo da cui è nato il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. La Legge di Bilancio 2019 ha confermato il Fondo per il triennio 2019-2021 e si prevede un contributo da parte delle Fondazioni di circa 80 milioni di euro l’anno.
«La sfida è aperta, a questa aggiungiamo anche l’obiettivo finale di realizzare, in ogni territorio, un “Centro stabile di promozione educativa”, gestito da una “Rete Educativa scacchi”, coordinata a livello nazionale e che utilizzi il gioco degli scacchi come strumento permanente per l’educazione ed il coinvolgimento sociale», conclude Sara Pozzoli, presidente di ASD Gruppo Sportivo Istituto San Vincenzo di Erba, che rilancia: «L’idea innovativa del progetto – che sicuramente beneficia di fenomeni cultuali come la larga diffusione de La regina degli scacchi – è l’utilizzo del gioco degli scacchi in forma educativa come strumento per accrescere le competenze trasversali dei minori, coinvolgere i minori con difficoltà in un contesto sociale e favorire il sostegno alla genitorialità definendo una situazione di relazione attraverso il gioco».
Come testimonia anche Beth Harmon, la protagonista della serie Netflix sugli scacchi, il gioco non è solo un 1 contro 1, ma è un gioco di squadra, che coltiva le relazioni e grazie a quelle fa crescere. Inoltre, rigiocare le partite di scacchi, soprattutto quelle perse è un modo che hanno tutti, non solo i grandi campioni, per imparare dagli errori e migliorare. Gli scacchi sono – davvero – metafora educativa.
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