Migranti

Sbarchi, un sistema coordinato di soccorso per rimettere al centro la vita

L'ennesima tragedia del mare (45 morti a Lampedusa) rende indifferibile un cambio di direzione sulle politiche migratorie

di Alessio Nisi

È una tragedia più silenziosa del solito, quella che si è consumata la scorsa settimana nel Canale di Sicilia. La notizia non ci sarebbe mai giunta se alcuni sopravvissuti, raccolti da una motovedetta della Guardia costiera, non lo avessero raccontato appena giunti a Lampedusa. Una tragedia silenziosa, forse per questo più assordante: 41 morti, gli ennesimi del più grande cimitero a cielo aperto del nostro tempo, il Mediterraneo: secondo il Missing migrants project dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – Oim sono già oltre 1.800 le persone morte e disperse lungo la rotta, che si attesta ancora tra le più attive e le più pericolose a livello globale, con oltre il 75% delle vittime nel Mediterraneo negli ultimi dieci anni. Nella loro totale assenza di retorica questi numeri chiedono una cosa sola: che si cambi rotta e che lo si faccia in fretta.

Meccanismi coordinati di ricerca e soccorso

La direzione? Investire risorse per la realizzazione di un sistema coordinato di ricerca e soccorso per salvare vite umane e prevedere l’apertura di canali di ingresso sicuri e legali. Come hanno chiesto e continuano a chiedere Oim, Unicef e Unhcr: le tre organizzazioni delle Nazioni Unite ribadiscono la necessità di meccanismi coordinati di ricerca e soccorso e continuano a chiedere agli Stati di aumentare le risorse e le capacità per far fronte efficacemente alle loro responsabilità. Le soluzioni in questo senso hanno sfumature diverse, ma la strada presa dai decisori politici va nel senso opposto.

Non semplici incidenti

«Queste tragedie si verificano quotidianamente nel Mediterraneo e ai confini europei, proprio sotto gli occhi di tutti», ha ricordato Juan Matias Gil, coordinatore delle attività di ricerca e soccorso di MSF a bordo della Geo Barents. «Negli ultimi giorni e settimane sempre più persone hanno preso il mare per trovare rifugio e si sono verificati diversi naufragi mortali, in particolare lungo la rotta tunisina. Lunedì», ha aggiunto, «le équipe di Msf, a bordo della nave di ricerca e soccorso Geo Barents, hanno ascoltato via radio una chiamata di imbarcazione in pericolo. Siamo arrivati sul posto e abbiamo soccorso un gruppo di persone, ma tre erano finite in mare. Dopo una lunga ricerca, abbiamo trovato due sopravvissuti, mentre la terza persona è scomparsa. E se non avessimo mai ascoltato quella chiamata? Avremmo ancora contato i morti? Salvare vite umane non può essere una questione di fortuna, di coincidenza o di negligenza».

Meccanismo di ricerca e salvataggio. Gil ribadisce poi: «Abbiamo bisogno di un meccanismo di ricerca e salvataggio attivo e responsabile nel Mediterraneo, ora. Questi non sono semplici incidenti; dimostrano che gli sforzi dei governi europei per esternalizzare le politiche di frontiera non vanno a favore delle persone in movimento, ma renderanno i loro viaggi più pericolosi e precari».

Sos Méditerranée impegnata nel salvataggio di 55 persone il 10 agosto


È necessario coordinare gli sforzi

Anche per Sos Méditerranée l’esternalizzazione delle politiche di frontiera ha dimostrato la sua tragica inefficacia. «Purtroppo ci troviamo di fronte all’ennesima tragedia di questa stagione», dice Valeria Taurino, portavoce della Ong, «che è un po’ l’esito delle politiche che si stanno adottando dall’inizio dell’anno. Mi riferisco», precisa, «al decreto Piantedosi, alla pratica dell’assegnazione dei porti lontani e alla politica dell’esternalizzazione delle frontiere, che, certo, non è iniziata con questo Governo, ma che questo Governo sta portando avanti con nuovi accordi», come quelli con la Tunisia. Per la portavoce, l’obiettivo di queste scelte è «tenere le navi Ong, e in generale gli assetti in grado di operare dei soccorsi, più lontane dai luoghi dell’emergenza». In un contesto di emergenza e di numeri di morti in aumento e, sottolinea Taurino, «se lo scopo è evitare che ci siano altri decessi in mare, bisogna invece coordinare gli sforzi». E magari fare esattamente l’opposto di quello che si sta facendo. «Sono tre mesi che c’è un naufragio dietro l’altro». Proprio mentre scriviamo Sos Méditerranée è impegnata nel salvataggio di 55 persone. Il tweet con il video QUI.

Dopo aver assistito ieri all’intercettazione di un’imbarcazione con circa 20 persone a bordo da parte della Guardia Costiera libica, oggi abbiamo salvato 55 persone, tra cui 5 donne e 12 minori non accompagnati, da un’imbarcazione sovraffollata avvistata con il binocolo

Sos Méditerranée

In Europa risoluzione, non vincolante

Valeria Taurino ricorda che neanche un mese fa proprio il Parlamento Europeo aveva approvato una risoluzione (o anche bozza di mozione, comunque un provvedimento non vincolante per gli stati membri). Nel testo si esortano i paesi dell’Unione Europea a “mantenere i porti sicuri più vicini aperti alle navi delle Ong e a non criminalizzare coloro che forniscono assistenza ai migranti in difficoltà”, chiedendo che gli stessi si adoperino in sostegno di nuove operazioni di ricerca e salvataggio dei migranti, “in assenza di un’azione sufficiente da parte dei singoli Stati membri”. «La risoluzione chiede che le autorità locali si coordinino con le navi Ong», spiega la portavoce, «ma senza alcun obbligo, va ricordato».

Un momento del salvataggio da parte di Sos Méditerranée

Sistema europeo di pattugliamento e recupero

Le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani – Acli in particolare hanno ribadito la necessità, come sottolinea il presidente Emiliano Manfredonia, «che, sia nel Mediterraneo, sia nell’Egeo si riattivi un vero sistema gestito a livello europeo di pattugliamento e di recupero, che garantisca la salvaguardia della vita e dell’integrità dei disperati che al mare affidano la speranza per il futuro loro e dei loro figli». Una misura che va di pari passo con un cambio di rotta politico. «Come Acli», spiega il presidente, «chiediamo di smettere questa improduttiva politica di finanziamento di Governi autoritari e non rispettosi dei diritti umani, per operare un contenimento degli arrivi con metodi inaccettabili».

La foto in apertura e nel testo si riferiscono al salvataggio del 10 agosto di 55 migranti da parte di Sos Méditerranée. Credits Camille Martin Juan

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