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Sbarchi, da gennaio in 3mila a Lampedusa. Malgrado Piantedosi

Due morti in poco più di un mese all’interno dell’hotspot, salme che restano in attesa nel piccolo cimitero dell’isola e continui arrivi dalla Tunisia. Ecco come davanti al nuovo decreto del ministro degli Interni la pressione migratoria ricade sull’isola. Oggi le ong del soccorso in mare saranno udite alla Camera dalle commissioni Affari Costituzionali e Trasporti

di Alessandro Puglia

Due morti in due mesi all’interno dell’hotspot, salme ancora confinate in una piccola stanza del cimitero in attesa di essere collocate altrove e oltre tremila arrivi dall’inizio dell’anno. Nel silenzio generale delle istituzioni l’isola di Lampedusa si trova nuovamente a fronteggiare da sola le continue stragi del Mediterraneo e una gestione quanto mai difficile dei flussi migratori che si riversano sull’isola con partenze dalla Libia e dalla Tunisia.

Oltre tremila i migranti arrivati al molo Favarolo, mentre sono poco più di un centinaio i naufraghi che le navi del soccorso civile sono riuscite a portare in salvo nei porti del Nord Italia come indicato dal nuovo decreto Piantedosi del 2 gennaio.

Un trend in linea con quello dello scorso anno dove di fronte ai 105, 461 sbarcati in Italia soltanto 11,892 sono stati quelli soccorsi da navi ong. Davanti ai divieti dei “soccorsi multipli” e al raggiungimento di un porto sicuro dopo quattro, cinque giorni di navigazione la pressione migratoria si riversa inevitabilmente sull’isola.

Domenica 15 gennaio le tre salme del naufragio dell’Epifania hanno lasciato l’isola per raggiungere i cimiteri dell’Agrigentino: due corpi di un uomo e una donna di 38 anni e quello di una bimba di un anno. Ma nel piccolo cimitero dell’isola restano altre salme tra cui quella della piccola Rokia, di due anni, morta il 18 dicembre 2022 e la salma del giovane di 27 anni del Bangladesh morto il 13 gennaio all’interno dell’hotspot a causa di un arresto cardiaco. All’interno della struttura di contrada Imbriacola si tratta del secondo caso in poco più di un mese: il sei dicembre sempre all’hotspot è morta una bambina di soli sei mesi.

Le condizioni dei migranti che arrivano in porto in questi giorni sull’isola sono sempre più precarie e si registrano anche numerosi casi di disagio mentale. Nel numero di gennaio di Echoes, il report delle Ong impegnate nel soccorso in mare pubblicato da Civil Mrcc, si evince come l’instabilità in Tunisia sia una delle cause maggiori delle partenze e dei naufragi. Tra le nuove imbarcazioni arrivate autonomamente a Lampedusa si notano ora piccoli barchini di ferro, più veloci, ma instabili. Nel 2022 si sono registrate 575 morti relative a partenze dalla Tunisia su un totale di 1377 morti rivela il report di Civil Mrcc.

Oggi le ong del soccorso in mare saranno udite alla Camera dalle commissioni Affari Costituzionali e Trasporti, unite contro il provvedimento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Siamo molto preoccupati per le conseguenze del decreto, che è un chiaro tentativo di ostacolare l’attività che facciamo in mare», ha detto il capo missione di Medici Senza Frontiere Juan Matias Gil che a fronte del cosiddetto divieto di soccorsi multipli ha sottolineato: «In media l’anno scorso facevano soccorsi con circa 300 persone, ora con questo decreto li facciamo con meno di 80 persone in mare. Questo dl incrementa la possibilità di morte in mare». Anche secondo Emiliano Giovine, coordinatore del gruppo legale di ResQ, il decreto introduce «una serie di ostacoli certamente non mirati a gestire i flussi migratori ma a contrastarli attraverso gli strumenti fuori dalla logica che sta alla base di tutti i nostri interventi: tutelare la vita delle persone e portarle in salvo nel minore tempo possibile. Questo decreto è assolutamente inaccettabile».

In copertina il trasferimento dei migranti da Lampedusa a Porto Empedocle del 15 gennaio

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