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Saviano scatena l’ira di Maroni

Il programma di Raitre al centro dei commenti sui giornali

di Franco Bomprezzi

Mentre la crisi politica sembra slittare di un mese, e a Brescia si conclude con una sentenza di assoluzione per tutti il processo per la strage di piazza della Loggia, è la televisione a rimbalzare sui giornali di oggi, con il nuovo caso Saviano: stavolta il suo monologo a “Vieni via con me” su Raitre provoca la reazione irata del ministro dell’Interno Roberto Maroni, ma intanto il programma di Fazio raggiunge addirittura nove milioni di spettatori, un record.

“L’ira di Maroni contro Saviano” è il titolo di taglio centrale sulla prima del CORRIERE DELLA SERA. Molti i servizi e i commenti del quotidiano di via Solferino. A pagina 5 i fatti: “Maroni accusa. Saviano «allarmato»”. Al centro della polemica, fortissima, alcune frasi del monologo di Roberto Saviano, lunedì sera, in particolare questa: “La ‘ndrangheta al Nord come al Sud cerca il potere della politica e al Nord interloquisce con la Lega”. Maroni chiede il diritto di replica: “mi sento offeso e indignato da quelle parole infamanti”. Ma Raitre respinge al mittente la richiesta di intervenire nel programma, al massimo sarebbe accettata una dichiarazione scritta o filmata. Saviano si dichiara “stupito e allarmato” perché “ho parlato solo di fatti, frutto di un’inchiesta giudiziaria dell’Antimafia di Milano e Reggio Calabria”. Il casus belli ha nome e cognome: il consigliere regionale leghista Angelo Ciocca, 35 anni, fotografato l’estate scorsa assieme al boss Pino Neri, finito in manette, e indicato come il capo della ‘ndrangheta in Lombardia. Anche il Carroccio, allora, vacillò e in molti rimasero perplessi per lo straordinario risultato elettorale di Ciocca. Ma il consigliere leghista non venne mai indagato. Fiorenza Sarzanini a pagina 6 racconta le mosse di Maroni alla ricerca di un programma tivù nel quale replicare adeguatamente a Saviano. Da segnalare anche una lunga intervista al direttore generale della Rai, Mauro Masi, a pagina 8: “Gli ascolti non sono tutto. Trasmissione politica, ora applichino le regole”. Intanto, però, le cifre danno ragione a Fazio e Saviano: il programma ha raggiunto uno share del 30%, con picchi di dieci milioni di telespettatori. Parte dalla prima il commento di Pierluigi Battista: “Parlatevi, vi capirete”, e prosegue a pagina 48. Dopo aver ricordato i danni provocati dalla polemica fra Sciascia e Borsellino, che spaccò il fronte antimafia, Battista conclude: “Perciò Saviano deve consentire che Maroni eserciti liberamente il suo diritto di replica. Che si guardino negli occhi, lo scrittore e il ministro, per parlare di fatti, circostanze, episodi. Lascino all’opinione pubblica l’opportunità di soppesare gli argomenti dell’uno e dell’altro”.

LA REPUBBLICA apre con “Crisi congelata per un mese” e nel sommario riferisce degli “Ascolti boom per Saviano. Maroni lo attacca: è inquisizione”. Due pagine all’interno (la 12 e la 13). Alberto D’Argenio parte dal record assoluto di ascolti (oltre 9 milioni di spettatore, share al 30,1%) per la trasmissione che aveva visto polemiche ex ante (la presenza di Fini e Bersani) mandate in soffitta dalle polemiche ex post. In prima linea il ministro dell’Interno che nel monologo di Saviano sulla presenza delle mafie al Nord vede «accuse infamanti» nei confronti della Lega («come ministro e ancora di più come leghista (sic) mi sento offeso e indignato»). Saviano in effetti ha detto che «la ‘ndrangheta cerca il potere della politica e al Nord interloquisce con la Lega». Parole che hanno fatto infuriare il ministro che chiede di essere invitato a un confronto tv (Enrico Letta e Massimo Cacciari ne condividono la richiesta). Ipotesi che il capostruttura di Raitre, Loris Mazzetti, boccia: Maroni «ha a disposizione telegiornali e altri talk show di approfondimento per replicare; il nostro è un programma culturale dove i politici vengono se funzionali al racconto delle puntale». C’è poi una intervista allo scrittore: “Attacco del tutto immotivato la Lega dica perché tace sulla mafia infiltrata al Nord”. Saviano non si pente e rilancia: «non ho fatto altro che raccontare l’inchiesta condotta dalla Boccassini e da Pignatone. Se il ministro deve appellarsi a qualcuno, lo faccia all’Antimafia. Ho segnalato che il politico leghista incontrato dal boss Pino Nieri non è stato arrestato». Di Maroni però dice: «l’ho visto al lavoro nel Casertano e mi è piaciuta la sua capacità operativa. Ma la mia analisi rimane la stessa». Quanto al programma in sé i dati dell’Auditel, analizzati da Leandro Palestini, rivelano una trasversalità generazionale molto interessante e mostrano «che il telespettatore ha voglia di cambiare linguaggio, ne ha abbastanza dei vecchi codici televisivi, della tv generalista del duopolio Rai-Mediaset». Un elemento sottolineato anche da Curzio Maltese nel suo commento (“Via dal teatrino televisivo”): «il teatrino della televisione è l’antefatto del teatrino della politica, bersaglio preferito da Berlusconi. Ma nella tv tutto è immobile da almeno 20 anni: Vieni via con me ha il merito di rompere una rappresentazione ormai consolidata. «Non c’è teatrino. Si possono vedere e ascoltare davvero personaggi e temi espulsi dalla televisione da anni».

Sulla vicenda “Vieni via con me” oltre all’editoriale , IL GIORNALE dedica due pagine all’interno per  illustrare “Quello che lo scrittore non dice sulla ndrangheta e la sinistra”. Il direttore Sallusti scrive che quello di Saviano è stato «un monologo  politicamente e culturalmente mafioso contro un grande partito, la Lega,  guarda caso unico alleato e quindi possibile salvagente di Silvio Berlusconi. Saviano è il nuovo padrino della cosca che ha infiltrati ovunque, nei giornali, in tv, nell’ordine dei giornalisti che guarda e ascolta e solo a loro lascia fare». Nel pezzo di Pierfrancesco Borgia e Gianmarco Chiocci  si sottolinea la faziosità del «Savonarola di Terra di lavoro che omette verità pruriginose per il centrosinistra di cui, ormai, è icona e megafono.  Il riferimento al summit del 31 ottobre 2009 nel circolo Falcone e Borsellino è da brividi, ma è monco. Non dice il Nostro che quel circolo è dell’Arci, associazione sempre vicina al Pci-Pds-Ds- Pd e il cui presidente è il consigliere del Pd di Paderno Dugnano, Arturo Baldassarre. Si dirà: ma Baldassare non è indagato, non è stato arrestato. Anche il consigliere della Lega che avrebbe incontrato  il boss Pino Neri non è stato indagato, ma è comunque “mascariato” da Saviano. Che si è ben guardato da tirar fuori brutti scheletri. Non ha fatto alcun riferimento all’operazione arco sud che a novembre portò in cella 14 affiliati alla famiglia Barbaro e che sfociò nell’arresto  del sindaco  di Trezzano sul naviglio, Tiziano Butturini, un ex Ds». Chiocci e Borgia elencano una lunga serie di vicende in cui sono coinvolti politici dell’area sinistra e che Saviano non menziona mai. Il narratore ieri sera ha  ricordato anche Gianfranco Miglio, ideologo della Lega, «citando una frase di una intervista al GIORNALE, che Saviano neppure cita, in cui Miglio si definiva a favore del mantenimento anche della mafia. Bastava  conoscere il pensiero di Miglio per capire che era solito estremizzare per il gusto della provocazione».

È affidato all’editoriale di Norma Rangeri il commento de IL MANIFESTO alle polemiche tra Saviano e Maroni dal titolo «Un faccia a faccia con Maroni». Rangeri scrive: «Difficile definire una nicchia estremista di sinistra i nove milioni di telespettatori che hanno accompagnato la serata di Fazio e Saviano su Raitre. Facile invece leggere nello strepitoso ascolto del programma una voglia generale di spegnere le scenografie berlusconiane, di staccare la spina a veline e tromboncini, grandifratelli e opinionisti. Nove milioni senza l’attrazione spettacolare di Roberto Benigni sono il segnale che gli umori della società stanno cambiando. (…)». E prosegue: «Al ministro Maroni sono saltati i nervi (“infamie”). Ma se fossi Saviano non avrei dubbi: non un diritto di replica, ma un faccia a faccia in tv con il ministro. In fondo i tanto attesi monologhi di Fini e Bersani sono stati il momento meno esaltante del programma. Gli elenchi dei due leader pesavano nulla a confronto delle testimonianze di Mina Welby, della ragazza immigrata, di don Gallo, di Beppino Englaro. Parole per pensare un altro modo di vivere la politica (…)» per concludere: «”Vieni via con me” dimostra che certi argomenti dividono solo quando finiscono nelle mani dei giocolieri mediatici e, purtroppo, dei loro irriducibili, mediocri imitatori di sinistra». Della polemica si parla anche in apertura delle pagine politiche ( 4 e 5) con un articolo di Micaela Bongi «Maroni contro Saviano. Ruffini: invii una rettifica». «(…) Non si dà pace Roberto Maroni, titolare del Viminale e leghista. Ma come, lui che era stato definito dall’autore di Gomorra uno dei migliori ministri degli interni di sempre nella lotta alle cosche, proprio lui, insomma, deve subire quelle «insinuazioni gravissime», «accuse infamanti» che “devono essere smentite”. Per farlo, per replicare “anche a nome dei milioni di leghisti che si sono sentiti indignati”, Maroni chiede che gli venga “concesso lo stesso palcoscenico”. Perché “vorrei che Saviano ripetesse le accuse guardandomi negli occhi: è facile lanciare il sasso senza il contraddittorio”. (…)Le camicie verdi sono sul piede di guerra, la consigliera d’amministrazione Rai della Lega, Giovanna Bianchi Clerici, annuncia che la questione sarà portata oggi in cda: “Chiederò che la richiesta del ministro venga assolutamente accolta”». Si osserva anche che: «Da Mediaset Piersilvio Berlusconi si è perfino complimentato con la Rai per il successo della trasmissione».

Commento di Daniele Bellasio a pagina 14 e servizi a pagina 17 de IL SOLE 24 ORE. E’ questo la spazio che il quotidiano di Confindustria dedica alle polemiche seguite alla seconda puntata televisiva “Vieni via con me”. Qualche flash. Prima polemica: Roberto Maroni chiede alla Rai di replicare alle critiche alla Lega Nord fatte dallo scrittore Roberto Saviano, ritenute «gravemente offensive e diffamatorie». A far infuriare Maroni, le affermazioni secondo cui «la ‘ndrangheta al Nord, come al Sud, cerca il potere della politica e al Nord interloquisce con la Lega». Il ministro scrive a tutti e minaccia di rivolgersi a Napolitano. Dal capo struttura di Raitre e responsabile di «Vieni via con me», Loris Mazzetti, arriva cartellino rosso alla richiesta di replica del ministro dell’Interno: «Maroni – sottolinea Mazzetti – è un ministro della Repubblica e ha a disposizione telegiornali e altri programmi di approfondimento politico per replicare. Il nostro – aggiunge – è un programma culturale, dove i politici vengono solo se sono funzionali al racconto delle puntate». Secondo spunto: infografica sugli ascolti e pezzo di analisi. Sono molti i giovani e i benestanti che seguono le gesta di Fazio & Saviano. Terzo: fondo di Roberto Galullo dal titolo “Così’ la criminalità cercava contatti”, dove si ricostruiscono le indagini di cui Saviano ha solo accennato e che farebbero pensare a un legame Lega-‘ndrangheta. «Il pensiero di Roberto Saviano – scrive Galullo – nel denunciare che le cosche cercano di dialogare con la Lega Nord è andato all’inchiesta “Il Crimine”, scivolata il 13 luglio 2010 sull’asse Milano-Reggio Calabria e nella quale furono arrestate oltre 300 persone. Nelle carte è rimasto impigliato anche il nome di Angelo Ciocca, 34enne esponente di spicco della Lega Nord lombarda, fatto volare con 18.910 voti nel consiglio regionale». Ultimo commento, a dir poco enfatico, quello di Bellasio che dice: «Vieni via con me è un avvenimento politico, non una trasmissione televisiva, anzi è il primo avvenimento politico post televisivo».

ITALIA OGGI ospita un commento di Serena Gana Cavallo sulla polemica Lega-Saviano. “Vieni via con me è gradito solo al popolo di sinistra” il titolo. «Opposte tifoserie si scontrano all’ultimo sangue sul programma di Fazio e Saviano. Da destra si invoca il pluralismo, si condanna la faziosità (che dato il nome dell’ideatore è insita per natura), si invocano impossibili interventi della dirigenza Rai, che è così trasparentemente impotente e frustrata che la televisione pubblica sembra la realizzazione compiuta dell’ideale anarchico. Da sinistra si gongola per gli ascolti, si sottolinea come il vistoso successo dimostri (frase ormai logora) che “il paese sta cambiando”, si interpretano gli ascolti come un imminente segnale di possibile riscossa elettorale». La giornalista poi, «senza entrare nei meriti o nei demeriti del programma, senza sottolineare troppo che il discorso della cappa berlusconiana nella comunicazione diventa ogni giorno di più una barzelletta», propone di «andare sui numeri, per vedere cosa si può dedurre dal conclamato record di ascolti». Ecco l’analisi: «I dati auditel ci dicono che la prima puntata è stata vista da 7 milioni e mezzo di spettatori e la seconda da nove milioni. Da notare che in quella di lunedì scorso facevano la loro apparizione mediatica il segretario del Pd ed il Presidente super partes di parte Fli, il che costituiva un richiamo, si può dire morale, per gli adepti di entrambi. La premessa d’obbligo è che nel 2008 avevano votato 30,2 milioni di italiani, nel 2009 i votanti sono stati 26,1 milioni e nel 2010 poco meno di 22,5 milioni. In termini percentuali percentuali si passa dall’82,2 nel 2008, al 71,4 nel 2009, per finire al 55,3 nel 2010, con percentuali in stile Usa. Assodato che l’astensione è il partito che continua a crescere e che vincerà probabilmente le prossime elezioni (basta metterci il nome ed un cappello ed è fatta), nelle ultime elezioni politiche il Pd ebbe 10 milioni di voti, Idv ne ebbe circa un milione e mezzo, sinistra e libertà poco più di un milione e centomila. In tutto quindi poco meno di 13 milioni. In pratica, la sinistra al massimo della sua gloria negli ultimi dieci anni. Nelle Europee il Pd ebbe poco meno di sette milioni, Idv due milioni, la sinistra radicale un milione e nove. Fatta la tara implicita del calo dei votanti, la somma fa poco meno di undici milioni, in fondo ancora un buon risultato. Nelle regionali del 2010 il Pd passa a 5 milioni e ottocentomila, Idv a un milione e mezzo, la sinistra radicale ad un milione e quattrocentomila. Somma totale 7 milioni e settecentomila». È dunque evidente che a guardare la trasmissione di Fazio è il pubblico di sinistra. Ironica la conclusione «i laziali guardano la Lazio, gli interisti guardano l’Inter, i romanisti la Roma e così via. Solo le partite della Nazionale le guardano tutti gli italiani. Quelli che non amano il calcio e che non ne possono più degli spettacoli militanti, guardano i film sui canali a pagamento o, disperati, spengono la tv e giocano a burraco. Per le prossime liste elettorali si potrebbe tener presente che cinque milioni e mezzo di italiani voterebbero Grande Fratello. Per lo più giovani, anche se non troppo impegnati». 

“Straripa la Faziosità” è l’eloquente titolone di AVVENIRE in prima pagina che parla di successo di ascolti e realtà deformata per la trasmissione di Fazio e Saviano “Vieni via con me”. Due le pagine interne (8 e 9) dedicate all’argomento. Nella prima la polemica con Maroni che parla di “infamie” per l’accostamento della Lega alla ‘ndrangheta. Il titolare del Viminale scrive ai presidenti delle Camere, ai vertici di Viale Mazzini e della Vigilanza Rai. Il caso vene esaminato oggi in Consiglio di Amministrazione, mentre il direttore di RaiTre Ruffini si dice “pronto a ospitare un video o una nota di rettifica” e il capostruttura Mazzetti invita Maroni a querelare. Saviano rintuzza e rilancia: «Maroni ha visto un’altra trasmissione, i fatti che ho raccontato  dovrebbero preoccupare il ministro e non spingerlo ad accusare chi li denuncia». A offrire “solidarietà e apprezzamento” a Saviano è invece Walter Veltroni (Pd): «La reazione di Maroni è assurda e grave, colpisce una voce libera costretta a vivere sotto scorta». Non da meno il finiano Fabio Granata («Giù le mani da Saviano») e  il leader Idv Antonio Di Pietro: «Invece di prendersela con i medici se la prendono con il tumore, come con “Mani pulite”». A pagina 9 AVVENIRE, nell’articolo di Pino Ciociola intitolato “Così ci hanno umiliato” riporta la denuncia dei familiari e delle associazioni di chi è in stato vegetativo che hanno preso malissimo la trasmissione di Fazio, le sue parole e quelle dei suoi ospiti. Le associazioni alzano la voce contro la falsificazione della realtà senza possibilità di contraddittorio  andata in onda lunedì sera. Massimo Pandolfi, presidente del club “L’inguaribile voglia di vivere” ha scritto a Fazio e Saviano una lettera aperta e sfidato i due conduttori: «Dicano “la vostra non è vita” guardando in faccia i disabili e le loro famiglie. Sono pronto a portarne in studio una bella rappresentanza”. A pagina 2 anche due commenti sulla “Tv tribunizia”. Davide Rondoni nell’articolo “Nel nuovo tempio antichissimo livore” scrive: «Quanto sussiego. Quanta retorica. Molte chiacchiere e molta furbizia. E che propensione al predicozzo. Quanto ricorso al tremolare di lacrimuccia sotto i fari tv… Non c’è bisogno di questi visini compunti da finti chierichetti. Forse i nuovi predicatori non capiranno mai la differenza tra il loro predicare e il cristianesimo». E Lucia Bellaspiga in “Gli ‘indiscutibili’ sanno disinformare” parla di propaganda eutanasica «in un salotto privato da dove diffondere e inculcare quelli che Saviano ritiene “valori” e “principi di civiltà” ma che per la gran parte degli italiani sono disvalori gravissimi».

LA STAMPA dedica alle polemiche su Fazio e Saviano un titolo in taglio basso in prima “Maroni: da Saviano infamie sulla Lega”. Ma anche Luigi La Spina, nel suo editoriale in prima dedicato al Pd (“Il partito che non fa più sognare”) cita il programma: «Non dice nulla, alla dirigenza Pd, il grande successo della trasmissione tv di Fazio e Saviano? Perché, nonostante un certo sdolcinato buonismo e l’abuso di retorica, tanti italiani si sentono rincuorati da chi gli dice che la criminalità organizzata può essere sconfitta, se non si ha paura; che i meritevoli, anche se poveri, possono aver successo e che il mutamento è possibile, solo se lo si vuole? Insomma, da chi ridà un sogno perduto al suo popolo e non crede che alla sinistra basti il cinismo di vincere le elezioni con qualsiasi alleato, a qualsiasi prezzo». Nel servizio nelle pagine interne Paolo Colonnello racconta la storia che c’è dietro il riferimento fatto da Saviano e che ha fatto infuriare Maroni: “Il consigliere in contatto con il boss”: «Nelle migliaia di pagine che compongono l’ordinanza di luglio dei giudici, c’è un solo riferimento sicuro al partito di Bossi e riguarda un consigliere regionale, allo stato non indagato. Si tratta di Angelo Ciocca (che pensa di querelare Saviano), 35 anni, eletto nella scorsa tornata con un numero impressionante di preferenze (quasi 19 mila voti) riuscendo a sbaragliare addirittura Renzo Bossi che, pur essendo eletto a Brescia poteva contare su un bacino di voti triplo rispetto alla provincia di Pavia, dove Ciocca è nato e, politicamente cresciuto fino a diventarne ex assessore provinciale. Il nome del consigliere leghista finisce tra le carte dell’inchiesta sulla ’ndrangheta per un incontro, fotografato dai carabinieri del Ros, con il presunto boss Pino Neri, avvocato tributarista, considerato il “reggente” della “Lombardia” per le cosche calabresi».
  
E inoltre sui giornali di oggi:

CRISI POLITICA
IL MANIFESTO – «Camere ardenti» è questo il titolo scelto da IL MANIFESTO per raccontare la giornata politica di ieri «Match tra Fini e Schifani. Arbitra Napolitano e finisce pari: camera e senato voteranno le mozioni sul governo “contestualmente”, il 14 dicembre, giorno del giudizio sul legittimo impedimento (ma la Consulta potrebbe rinviare). È tardi, accusa il Pd, che coltiva un governo Draghi» riassume il sommario che rinvia agli articoli delle pagine 4 e 5. Nel sommario anche un riferimento alla partecipazione di Berlusconi a Matrix che era inizialmente prevista per questa sera, ma che è stata rinviata al 14 dicembre. L’articolo principale nelle pagine interne, sotto una grande foto di un Berlusconi preoccupato è intitolato «Un mese in più di televendite», di spalla il commento di Gianni Ferrara «Il premier e la Costituzione violata» che scrive: «(…) In Italia, c’è Berlusconi, il figlio incontestabile del revisionismo costituzionale. Le sue dichiarazioni, i suoi intenti sono insieme risibili, irritanti, rivoltanti. Risibili perché pretenderebbe lo scioglimento della sola Camera dei deputati ove è sicuro di non avere la maggioranza (…)» e ancora: «(…) irritanti perché ancora una volta mirano ad insidiare, condizionare, incrinare l’esercizio del potere del Presidente della Repubblica, il garante politico della Costituzione e quindi della nostra democrazia» e chiude: «Sono infine rivoltanti le dichiarazioni di Berlusconi perché dimostrano la sua concezione delle istituzioni, della politica, della Repubblica. Tutte, tutte distorte, tutte piegate, asservite al suo miserabile interesse personale. Constatarlo è triste, mortificante. Ma farlo è doveroso. Incita alla lotta».

RAI
ITALIA OGGI – Pierluigi Magnaschi firma “Annozero avvantaggia il Cav e nuoce gravemente alla Rai”. Esauriente l’incipit «La Rai è fuori controllo. Mentre i leghisti, dopo gli iniziali furori, hanno abbandonato la secessione, ripiegando sul più potabile federalismo, i più forsennati conduttori delle trasmissioni politiche Rai hanno proseguito nel loro cammino di emancipazione dal potere aziendale, comunque esso sia configurato, dichiarando a squarciagola che la Rai sono loro, mandando perciò “a fa ‘n bicchiere” l’amministratore delegato dell’azienda, inveendo contro il consiglio di amministrazione, rimandando al mittente le eventuali lettere di richiamo». In particolare Annozero. La trasmissione è definita «una repubblica autonoma». A questo punto arriva il parallelo. Santoro ha dato il là ad una rivolta. «Sui suoi passi si è incamminato anche Fabio Fazio che, essendo formalmente più educato, non sbotta in invettive ma poi fa solo quello che vuole lui. Anche Serena Dandini (che però, pur costando molto, lei e la sua squadra, conta meno di un fico secco e quindi si potrebbe anche non prenderla in considerazione), nel suo piccolo, cerca di imitare Santoro, anche se non ce la fa. Ma è colpa sua, non della Rai che invece, nello stato in cui si trova, si arrenderebbe anche a un portalettere che fosse di passaggio». In conclusione «gli uomini del Cavaliere, che non avevano fatto resistenza quando i problemi sarebbero stati risolvibili, adesso è inutile che facciano cagnara. Le loro proteste infatti accendono l’attenzione degli italiani (anche di quelli che sono contrari a questi conduttori e a queste trasmissioni) e quindi non fanno altro che innalzarne l’audience. Santoro, Fazio, Floris e gli altri presentatori militanti sono i principali picconatori della Rai».

PIAZZA DELLA LOGGIA
LA REPUBBLICA – Dopo 36 anni, una sentenza di assoluzione per la strage di Brescia (8 morti e 100 feriti). Alla sbarra c’erano militanti di estrema destra e depistatori. «C’è oggi una evidente e drammatica questione della giustizia in Italia: ma non è quella conclamata da chi vuole sfuggire alle sue responsabilità indebolendo l’opera della magistratura. La giustizia che ci manda è quella che deve far luce sulla storia recente del paese», scrive Adriano Prosperi nel suo commento “La giustizia negata”.

GRILLO
ITALIA OGGI – Antonio Calitri sottolinea che “Beppe Grillo fa flop a Firenze e adesso teme per il tour”. «Urne piene e piazze vuote per Beppe Grillo che inizia a preoccuparsi un po’ anche per il suo nuovo tour dove si vedono le prime defaillance tra il pubblico pagante. Ma soprattutto, l’esser entrato in politica anziché limitarsi a criticarla come i suoi colleghi, gli sta facendo perdere la fiducia dei giovani da sempre critici con tutti quelli che si interessano al Palazzo». Non si tratta di un vero «un vero e proprio flop anche se molto è salvato dagli abbonati e sempre meno teatri chiedono nuove date rispetto a quelle pattuite. È stato Grillo in persona a notare e denunciare l’assenza di giovani tra il pubblico dei suoi spettacoli e soprattutto negli eventi collaterali di piazza che di solito organizza per aumentare la visibilità del suo passaggio». Il flop ha avuto il suo apice a Firenze «tutta colpa», secondo Calitri, «delle critiche a Matteo Renzi che ha ribattezzato l’ebetino. Attaccare la classe politica del comune di solito funziona ma probabilmente i fiorentini non l’hanno presa bene. Fatto sta che al teatro non ci sono state resse per ascoltarlo e nella manifestazione di piazza della Repubblica contro la Tav c’era il deserto. Le cronache raccontano che c’era più gente intorno a un banco di olio e tartufi che da lui all’altro estremo».

EUROPA
IL MANIFESTO – Sono due le pagine che IL MANIFESTO  dedica al delicato momento dell’economia europea «Rischio “sopravvivenza” per l’Eurozona. Si tratta per salvare l’Irlanda» questo il richiamo in prima che rinvia alle pagine 8 e 9. Eloquente l’occhiello «Il crack» per descrivere: «Il duro monito del presidente Ue, Herman van Rompuy: “Dobbiamo lavorare tutti insieme per permettere alla zona euro di sopravvivere”. Oggi l’Ecofin dovrebbe varare gli aiuti all’ex tigre celtica. E in lista ci sono anche Portogallo e Spagna» come recita il sommario. Nelle due pagine si parla anche del mercato dell’auto «Ottobre nero: – 16, 1 gruppo Fiat – 32,7» e ancora «Industria, allarme cassa “Finisce in dicembre”» che spiega la preoccupazione di Fiom e Cgil «Allarme sempre più alto per la cassa integrazione: a fine dicembre si esauriranno per molte aziende gli strumenti ordinari e si teme che la via scelta dal governo – puntare tutto sulla cassa in deroga – possa determinare un impazzimento del sistema, con molti lavoratori che – nonostante tutti gli sforzi – potranno rimanere del tutto senza alcun sussidio (…)».

AVVENIRE – Apre con la notizia del “brivido sui mercati” per la mancata approvazione del bilancio europeo 2011. A pagina 4 e 5 gli approfondimenti del caso. Il presidente Ue Van Rompuy parla di “sopravvivenza minacciata per l’euro” e le Borse chiudono in flessione per i timori sui debiti sovrani. L’Italia rischia di perdere 2 miliardi di rimborsi che lo Stato attende dall’Ue per fondi versati agli agricoltori.

ECO-BONUS
IL SOLE 24 ORE – Ecobonus del 55% anche per il 2011 e diluito in dieci anni invece degli attuali cinque. È questa la soluzione per la proroga dello sconto fiscale sulla riqualificazione energetica degli edifici cui sta lavorando l’Economia. E che il governo, secondo quanto riferito ieri a Montecitorio dal viceministro all’Economia, Giuseppe Vegas, sarebbe pronto ad inserire già alla Camera nel ddl di stabilità. Siamo a pagina 9.

ARMI
IL SOLE 24 ORE – Interminabile storia. Viktor Bout, trafficante d’armi e mercante di morte per gli Stati Uniti, innocente imprenditore a Mosca, in carcere in Thailandia dal marzo 2008, è stato estradato ieri, nella notte è atterrato a New York. Bangkok ha quindi ceduto il prezioso collaboratore, irritando Mosca che teme Bout possa rivelare informazioni delicate, e che per questo ha già fatto domanda di poter essere presente con diplomatici russi agli interrogatori. (pagina 13)


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