Famiglia

Save the Children: per i bambini del Darfur solo paura e povert

L'organizzazione chiede azioni concrete da parte della comunità internazionale.

di Chiara Brusini

Troppi bambini nel Darfur continuano a languire in campi sfollati, mentre quelli rimasti nei villaggi vivono nel costante terrore di attacchi da parte di miliziani armati. Le condizioni di sicurezza in tutta la regione del Darfur sono drammatiche: proseguono assalti e attentati ai danni dei civili e le attivita’ di aiuto umanitario sono sempre piu’ difficili e pericolose.

Lo afferma Save the Children, la piu’ grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e promozione dei diritti dei bambini. ”La comunita’ internazionale deve assolutamente tornare ad occuparsi del Sudan, in particolare del Darfur, sia in termini finanziari che politico-diplomatici”, dice Filippo Ungaro Portavoce di Save the Children Italia.

”Dobbiamo impedire che una generazione di bambini cresca avendo conosciuto solo paura, intimidazioni, tragici livelli di poverta’. L’Unione Africana deve avere il sostegno di cui ha bisogno e sono necessarie ulteriori risorse per l’intervento umanitario. Finora, prosegue, ”sono state spese molte parole e fatte molte promesse anche da parte del G8. Pura retorica. Le azioni concrete sono state ben poche”.

Nel 2005 i governi nazionali hanno inviato fondi pari ad appena il 56% di quanto richiesto dall’Onu per il Sudan. Cio’ significa che mancano all’appello 870 milioni di dollari. La missione dell’Unione Africana non ha ancora le risorse economiche e di personale sufficienti a portare avanti il suo mandato di peacekeeping e i fondi per le attivita’ umanitarie stanno diminuendo. Si prevede che nel 2006 il Sudan sara’ il paese al mondo piu’ bisognoso di aiuti umanitari.

”Piu’ di un anno fa quattro operatori di Save the Children morivano in Darfur, durante il loro lavoro a fianco della popolazione stremata e colpita duramente da una grave crisi che sembra non trovare soluzione”, prosegue Filippo Ungaro. ”Parte dello staff dell’organizzazione fu costretto a lasciare la regione sudanese ma continuiamo ad essere presenti nel Darfur Occidentale e non smettiamo di denunciare le drammatiche condizioni di vita di tanti bambini che lottano per sopravvivere”.

Intanto anche in altre parti del Sudan la tensione resta elevata. In particolare c’e’ il rischio di un’escalation di violenza nel Sudan orientale, dove questioni come la proprieta’ delle terre e l’aumento della disoccupazione, soprattutto in aree urbane come Port Sudan, potrebbero produrre conflitti e scontri.

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