Formazione

Save the Children: la Sessione Onu? Una delusione

Intervista al direttore generale Angelo Simonazzi, di ritorno dalla riunione Onu di New York

di Benedetta Verrini

?Un?enorme delusione?. Così Angelo Simonazzi, direttore generale di Save the Children Italia, definisce la conclusione della Sessione Speciale Onu sull?Infanzia. Vita lo ha contattato, appena rientrato da New York, per conoscere le ragioni del malcontento espresso dalle ong che hanno partecipato alla riunione mondiale. Perché la Sessione Onu sull?Infanzia si è conclusa in modo deludente? Dopo il Vertice mondiale sull?infanzia del 1990, doveva essere la seconda grande chance dei governi mondiali per ristabilire le priorità nel rispetto dei diritti dei bambini. Per dare il via a un programma concreto di aiuto e sostegno all?infanzia nel mondo. Tutto questo è mancato: ci sono stati grandi proclami, poi tutto si è concluso con un testo molto debole. Hanno rimesso all?ordine del giorno gli stessi obiettivi di 12 anni fa. Oltre che per le organizzazioni, questa Sessione ha rappresentato una delusione anche per i bambini. I bambini del Children?s Forum sono rimasti amareggiati? Sì. Ho parlato con alcuni di loro, durante i lavori assembleari, e l?impressione comune è stata di non essere ascoltati. Ho assistito all?intervento di una ragazza sudafricana che ha violentemente attaccato l?amministrazione Bush per la sua politica di prevenzione alle malattie sessualmente trasmissibili. Ha detto che la campagna americana sull?astinenza dai rapporti sessuali, nel suo Paese come in molti altri, non ha alcun senso, perché moltissime ragazze minorenni sono indotte a matrimoni precoci o alla prostituzione. E ha chiesto più realismo. Quali, tra i 21 obiettivi, sono stati ridimensionati? Sostanzialmente, i punti più critici del documento finale sono: 1. il riferimento alla Convenzione ONU per i Diritti dell’Infanzia (che gli Stati Uniti non hanno ratificato n.d.r.) non più come ?lo strumento? per eccellenza di protezione dei diritti dell?infanzia, bensì come ?uno degli strumenti? 2. l?eliminazione di ogni riferimento al divieto di condanna alla pena di morte per i minori di 18 anni; 3. l’eliminazione di ogni riferimento allo 0,1%, come quota dello 0,7% del PIL, di stanziamento da parte degli Stati per progetti mirati all’infanzia. 4. l?eliminazione dei riferimenti espliciti all?educazione sessuale e i servizi di salute riproduttiva, in quanto letti dagli USA, con il Vaticano e i paesi musulmani, come una porta aperta verso la legalizzazione dell’aborto per le minori di 18 anni; 5. la mancanza di riferimento ad organi di monitoraggio e controllo della realizzazione di questi obiettivi. Mi sembra che ce ne sia abbastanza per dirsi delusi. Per parte nostra, continueremo a portare avanti l’impegno alla promozione dei diritti dell’infanzia. Nel frattempo, il prossimo appuntamento è per settembre, quando le ong italiane del settore presenteranno a Ginevra il Rapporto sui diritti dell’infanzia in Italia. Un modo per valutare lo “stato dell’arte” degli impegni presi dal governo italiano nei confronti dei bambini.


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