Famiglia

Save the children: educatori alla pari per migranti e rom

La proposta lanciata oggi dall'Ong durante il convegno "Il ruolo dell'educatore alla pari nel supporto ai giovani migranti e rom''

di Redazione

Educatori ”alla pari” per minori stranieri non accompagnati e rom. E’ una delle proposte lanciate da Save The Children, organizzazione internazionale per la tutela e la difesa dei diritti dei minori, nel corso del Convegno Internazionale ”Il ruolo dell’educatore alla pari nel supporto ai giovani migranti e rom”, promosso insieme a Fondazione Vodafone Italia e Gruppo Abele.
Un’occasione per dare voce e risalto, mentre a livello politico e sociale si discute su quali azioni e leggi mettere a punto per garantire legalita’ e sicurezza, ad esperienze non solo italiane ma anche di altri paesi (Albania, Romania, Egitto) di aiuto ai minori migranti a rischio di caduta nell’illegalita’ o che abbiano commesso un reato, attraverso anche l’innovativo intervento di peer educator, per esempio di etnia rom. Il Convegno si inserisce nell’ambito di ”Orizzonti a colori”, progetto per la prevenzione della devianza e per il reinserimento sociale di giovani migranti sottoposti a procedimento penale a Roma, coordinato da Save the Children Italia, in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Roma, il Centro Giustizia Minorile per il Lazio e con il sostegno della Fondazione Vodafone Italia che ha voluto dare fiducia al progetto.
”Lo sfruttamento dei minori stranieri e’ diventato una vera emergenza per il nostro Paese – ha evidenziato Ida Linzalone, Segretario Generale della Fondazione Vodafone Italia – e questo e’ il motivo che ci ha spinto a sostenere Orizzonti a colori per tre anni consecutivi. Crediamo che soltanto con azioni concrete e durevoli nel tempo si possano affrontare e arginare problemi cosi’ gravi. E la peer education e’ certamente tra gli approcci piu’ innovativi adottati dal progetto”.
”Per affrontare efficacemente i problemi della marginalita’ sociale, dello sfruttamento e dell’illegalita’ di tanti minori stranieri non accompagnati e rom – ha spiegato la direttrice dei Programmi di Save The Children, Carlotta Sami- e’ necessario investire non solo in politiche di contrasto e sicurezza ma soprattutto in politiche e misure di prevenzione e inclusione sociale, affinche’ siano garantiti loro gli stessi diritti e opportunita’ dei minori italiani”.
In quest’ ottica, ha quindi sottolineato ancora Carlotta Sami ”e’ fondamentale incrementare e promuovere l’impiego di educatori ‘alla pari’, cioe’ di operatori che per esperienze vissute, eta’, nazionalita’ sono vicini ai giovani che contattano e supportano. Tali figure ancora molto poco diffuse -ha spiegato- si sono rivelate uno strumento valido per agganciare, informare e supportare questi minori, sia su strada, sia all’interno dei servizi della giustizia minorile che delle comunita’ di accoglienza, contribuendo a renderli capaci di affrontare le sfide legate alla loro condizione”. Save The Children ha poi evidenziato la necessita’ di investire in politiche di contrasto alla poverta’ e al disagio sociale in favore dei gruppi sociali piu’ vulnerabili. In particolare, ha aggiunto Sami, ”per la popolazione Rom sono necessari interventi che garantiscano condizioni di uguaglianza e pari opportunita’, dalla promozione dell’inserimento lavorativo e abitativo al superamento dei campi Rom e della segregazione abitativa, affinche’ le famiglie non siano indotte dall’estrema indigenza o dalla mancanza di strutture idonee a mandare i minori a svolgere attivita’ su strada”.
Per la responsabile dei programmi di Save The Children, e’ poi necessaria la promozione di percorsi di istruzione e inserimento lavorativo maggiormente rispondenti ai bisogni e alle aspirazioni dei minori migranti e rom, con particolare riferimento alla possibilita’ di iniziare a guadagnare in tempi rapidi (nel rispetto dell’obbligo formativo), di usufruire di borse lavoro e di flessibilita’ dell’offerta formativa. Cosi’ come e’ necessario definire, caso per caso, i confini tra il grave sfruttamento ed altri fenomeni (come ad esempio l’impiego di minori in attivita’ di mendicita’ all’interno di un’economia di tipo familiare in cui i genitori non si rendono responsabili di violenze, maltrattamenti o gravi negligenze), per adottare misure che siano effettivamente nel superiore interesse del minore.
Save The Children ha quindi fornito una stima dei minori stranieri non accompagnati presenti in Italia secondo la quale sarebbero 6.551 . Un numero tuttavia inferiore alla realta’ poiche’ molti dei giovani migranti non entrano in contatto con i servizi sociali e le autorita’ territoriali. Il gruppo piu’ numeroso e’ quello rumeno (35,66%), seguito dai minori provenienti dal Marocco (21,83%) ed Albania (15,46%). Le regioni che ne registrano la maggiore presenza sono la Lombardia, con 1573 minori migranti soli, e il Lazio, con 1050. In quest’ultima regione la gran parte dei minori stranieri non accompagnati vive a Roma, dove la comunita’ piu’ numerosa e’ quella rumena.
Ai minori stranieri non accompagnati bisogna poi aggiungere quei bambini e adolescenti che formalmente o apparentemente hanno genitori o familiari i quali, pero’, non sono spesso in condizioni di costituire un valido punto di riferimento: sono in maggioranza bambini e adolescenti Rom. Condizioni di poverta’ e di grave emarginazione. Guerre e conflitti. La speranza di una vita migliore. Una forte aspettativa di guadagni facili, suscitata dalle immagini della televisione o da amici piu’ grandi che, nei racconti della migrazione, omettono particolari duri, come il dormire per strada. Sono queste le molle che piu’ di frequente spingono un minore a lasciare il proprio paese. Tuttavia c’e’ chi parte perche’ costretto, venduto dagli stessi familiari e destinato alla prostituzione coatta, all’accattonaggio, al furto. Con queste storie alle spalle, privi di qualsiasi riferimento, provati da viaggi terribili e con debiti da riparare, i minori migranti, una volta arrivati in Italia, difficilmente entrano in contatto con le istituzioni deputate alla loro accoglienza e inclusione. Cosi’ restano invisibili, ai margini della societa’ ed esposti al rischio di finire in circuiti di sfruttamento e di illegalita’.
Nel solo territorio di Roma, nei primi sei mesi del 2006 i minori stranieri entrati nell’Istituto Penale per i Minorenni (IPM) rappresentavano l’83% degli ingressi. A Milano nello stesso arco di tempo, i minori stranieri in IPM costituivano l’87% della popolazione minorile; nell’Istituto Penale per i Minorenni di Firenze, alla stessa data, erano il 90,6% dei detenuti con meno di 18 anni; nell’ IPM di Torino il 65,7% circa della popolazione carceraria minorile.
Ma nei circuiti dell’illegalita’, avverte Save The Children, finiscono anche minori stranieri non accompagnati che si prostituiscono, rubano o spacciano perche’ obbligati a farlo, sotto minaccia di trafficanti pronti ad agire qui e nei Paesi d’origine. I fenomeni di grave sfruttamento e di tratta sono in crescita fra i minori migranti, e riguardano sempre piu’ spesso minori di etnia rom. Questi bambini e adolescenti possono essere venduti dalle stesse famiglie a sfruttatori, in Italia, che talvolta li selezionano sulla base di criteri quali la destrezza, la bellezza, l’eta’, avviandoli ora al furto, ora all’accattonaggio ora alla prostituzione e alla pedo-pornografia.
Per raggiungere questi minori vittime di sfruttamento, coinvolti in attivita’ illegali o semplicemente sbandati e privi di riferimenti, e per supportare coloro che sono in carico ai servizi della giustizia minorile e accompagnarli in un percorso di reinserimento sociale e lavorativo, un ruolo fondamentale e’ svolto dagli educatori alla pari. Il progetto ”Orizzonti a colori” e’ stato tra i primi ed e’ tra i pochi in Italia a impiegare ”peer educator”. Informazioni sanitarie, orientamento sui servizi e le istituzioni destinate all’accoglienza e aiuto dei minori migranti soli, consulenza legale, supporto psicologico e mediazione culturale per i minori presenti nelle strutture del Centro di Giustizia Minorile di Roma (Istituto Penale minorile, Cpa-Centro di Prima accoglienza penale e Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni) e nelle comunita’ di accoglienza per minori del Comune. Sono le principali attivita’ svolte dall’e’quipe del progetto, costituita da 16 operatori, di cui 4 peer educator.
Oltre 1650 i minori contattati e supportati fino ad ora attraverso l’unita’ di strada, la mediazione sociale e culturale, la consulenza legale e percorsi di formazione propedeutici ad attivita’ di peer education.La maggioranza dei ragazzi e ragazze seguiti, mediamente fra i 12 e i 18 anni, e’ rumena, di etnia rom, ma non mancano anche minori afghani e rom di altre nazionalita’. Tra le ragazze – circa 500 quelle contattate sinora – la gran parte sono rumene e rom rumene vittime di tratta. Ma in cosa consistono, nel dettaglio, le differenti attivita’ del progetto ”Orizzonti a colori”? L’unita’ di strada e’ costituita da peer educator e operatori che si recano diverse volte a settimana nei luoghi di Roma dove solitamente si radunano i minori migranti e rom e forniscono informazioni relative alla salute, ai servizi e alla legislazione italiana in materia di accoglienza e regolarizzazione dei minori stranieri non accompagnati. Inoltre li aiutano ad uscire dal circuito dello sfruttamento, in stretta collaborazione, tra gli altri, con il centro di Contrasto alla Mendicita’ Infantile e con il polo Anti-tratta del Comune.
La mediazione sociale viene invece effettuata nel Cpa penale di Roma (Centro di Prima Accoglienza, dove vengono condotti i minori tratti in arresto e in attesa della convalida): operatori e peer educator accompagnano i ragazzi presso le comunita’ a cui vengono destinati dall’autorita’ giudiziaria, facilitandone l’accoglienza e cercando di limitare il numero di fughe. La mediazione linguistico-culturale avviene all’interno delle strutture del Centro di Giustizia Minorile (Istituto Penale minorile, Cpa e Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni) e delle comunita’ di accoglienza per minori del Comune e di quelle che ospitano minori in misura penale. Consiste nel facilitare la comunicazione e fare da ponte fra il minore e le strutture della giustizia minorile.
Fra le altre attivita’ del progetto, infine, bisogna segnalare, dall’inizio del 2006, la realizzazione di specifici interventi per il supporto dei nuceli familiari Rom nei campi attrezzati e non (principalmente in quegli insediamenti abusivi dove non esistono altri interventi) e di sensibilizzazione tra le giovani donne sulle tematiche della salute.

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