Welfare

Save the Children: ecco le criticità vissute dai migranti nell’anno della pandemia

Il Rapporto 2020 dell’Helpline minori migranti (800-14.10.16) ha evidenziato l’importante ruolo del numero verde, che ha sostenuto e assistito oltre 1.100 persone, di cui più di 600 sotto i 18 anni e 500 adulti, che hanno richiesto soprattutto la mediazione linguistico culturale

di Redazione

Essere in un Paese straniero, senza conoscerne la lingua, le abitudini, i servizi, le opportunità, nell’anno della pandemia, con lo stress e il disorientamento degli scenari in continua evoluzione è stato particolarmente sfidante per i minori migranti soli in Italia. E ha contribuito all’emersione di nuovi bisogni, proprio legati all’emergenza sanitaria.

I minori migranti soli presenti in Italia e censiti al 31 dicembre 2020 erano 7.080 (16,9% in più del 2019, 34,4% in meno rispetto al 2018, 4.687 i minori stranieri non accompagnati sbarcati nello stesso anno.

Tra i principali ostacoli e difficoltà che minori e neomaggiorenni si sono trovati ad affrontare nel 2020, emersi nel contatto con l’Helpline minori migranti di Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, ci sono stati l’interruzione di attività formative di alfabetizzazione e di istruzione, che ha portato alla sospensione dei percorsi di integrazione, quali tirocini formativi per l’avvio di percorsi lavorativi; la sospensione delle attività degli Uffici Immigrazione e delle Commissioni Territoriali per il riconoscimento dello status di rifugiato che ha influito notevolmente sull’accesso alla procedura di richiesta asilo; la sospensione delle procedure di ricongiungimento familiare e il blocco dei trasferimenti che hanno allungato ulteriormente una tempistica di mesi di estenuante attesa, provocando in molti casi l’allontanamento volontario dalle strutture di accoglienza; il mancato incontro con i tutori volontarinon considerati alla stregua di congiunti, nonostante per i minori non accompagnati, privi di figure genitoriali nel suolo italiano, siano le figure più prossime.

Questo è quanto emerge dal Rapporto 2020 dell’Helpline minori migranti di Save the Children una voce amica, multilingue, gratuita volta ad accogliere, ascoltare e supportare le persone nel loro percorso. Come nel caso di Riad, un 16enne tunisino, che ha chiamato disperato da un Paese europeo, raccontando di dormire da un mese per strada, di essere stato aggredito fisicamente e di aver subito abusi, di essersi auto lesionato. Gli operatori dell’Helpline l’hanno seguito e creato con lui un rapporto di fiducia, gli hanno spiegato le difficoltà del rientro in Italia, dove era originariamente sbarcato, per i divieti di viaggiare durante la pandemia e nel contempo sono entrati in contatto prima con strutture nel luogo dove si trovava e poi con altre nel Paese dove Riad nel frattempo si è trasferito. Il ragazzo, ora più sereno e collocato in un luogo sicuro, ha continuato a tenere al corrente gli operatori della sua nuova situazione più soddisfacente.

Nell’arco del 2020 la Helpline Minori Migranti ha ricevuto in totale 1.276 telefonate da parte di minori e persone adulte, i beneficiari supportati e assistiti attraverso le chiamate sono stati 1.115, di cui 608 minori (stranieri non accompagnati e accompagnati) e 507 persone adulte, tra cui personale di strutture di accoglienza, neomaggiorenni, operatori e volontari del settore che hanno chiesto principalmente un supporto nella mediazione linguistico culturale con i ragazzi.

Con il diffondersi della pandemia, infatti, il sostegno linguistico si è rivelato indispensabile anche per le tante strutture che accolgono minori e adulti migranti e che spesso hanno un numero limitato di mediatori. Più del 60% degli interventi attivati nel 2020 è stato svolto per affiancare e assistere linguisticamente la ricezione e il rilascio di informazioni inerenti alle restrizioni, cosi come alle raccomandazioni per contrastare la diffusione del virus COVID-19.

Inoltre, la Helpline Minori Migranti ha affiancato frequentemente durante l’anno i team di Save the Children che operano in frontiera Nord e Sud, svolgendo un ruolo fondamentale di mediazione culturale nei primi momenti dopo lo sbarco e all’arrivo dei minori stranieri soli, che con la pandemia si sono trovati ancora più disorientati.

“In un anno così difficile, durante il quale tutti abbiamo sofferto per le restrizioni e il distanziamento sociale, l’isolamento e le difficoltà relazionali hanno pesato in misura se possibile ancora maggiore su questi adolescenti, arrivati da soli in Italia. Per loro il contatto telefonico o on-line con una persona che ne conosce la cultura di origine e parla la stessa lingua può essere fondamentale, anche in termini di acquisizione di informazioni essenziali per la loro salute e per il loro percorso di integrazione” commenta Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. “La Helpine rappresenta un supporto fondamentale per le strutture di accoglienza, per i tutori volontari e per tutti quegli operatori, istituzionali e non, che affiancano questi ragazzi nel loro percorso in Italia, anche grazie all’intervento di mediatori culturali specializzati. Un intervento, quello di mediazione culturale, che va maggiormente sostenuto attraverso progetti specifici sul territorio nazionale”.

Beneficiari minori

Dal Rapporto 2020 dell’Helpline multilingue di Save the Children emerge che la maggioranza dei minori, che hanno chiamato il numero verde e ricevuto assistenza, è di sesso maschile (84%) e ha 17 anni (63%), dato che riflette la composizione delle presenze in Italia nei centri di accoglienza dedicati, e proviene per lo più da Bangladesh (45%), Somalia (17%) ed Eritrea (9%).

La gran parte delle richieste di aiuto alla Helpline da parte di minori sono arrivate dalla Sicilia, ben il 77%, con grandissimo distacco rispetto alle altre regioni italiane. D’altronde la Sicilia, nel 2020, si conferma la regione che accoglie il maggior numero di minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, quasi un terzo del totale, il 29%, seguita a distanza da Friuli (11%) e Lombardia (10%).

I motivi per cui i minori si sono rivolti alla Helpline sono stati nel 38% dei casi per l’attività di mediazione linguistica su diversi argomenti. Il 22% ha chiesto ausilio durante il percorso di assistenza, integrazione e inclusione, in particolare su collocamento, lavoro, trasferimento, salute, scuola, sport, formazione, tirocinio, proroga accoglienza. Il 20% ha chiamato la Helpline per ricevere consulenza e orientamento in merito alla procedura di ricongiungimento familiare e il 10% invece per lamentare difficoltà legate alle condizioni di accoglienza presso le strutture. Il 4% dei minori ha chiesto sostegno nella soluzione di problemi legati al rilascio o alla conversione del permesso di soggiorno o alle procedure documentali/amministrative.

Beneficiari adulti

Gli adulti che hanno beneficiato nel 2020 dei servizi della Helpline sono stati 507, con una percentuale più alta di donne (57%), per lo più personale delle strutture di accoglienza (50%), per supporto linguistico e orientamento legale nella presa in carico dei minori stranieri non accompagnati. Inoltre, sono stati attivati interventi relativi all’orientamento legale e ai servizi operanti sul territorio. Una quota di beneficiari è rappresentata da migranti adulti in cerca di consulenza e orientamento per questioni afferenti se stessi, i figli o i nuclei familiari. Ci sono stati inoltre diversi cittadini italiani che hanno espresso la volontà di aiutare e si sono mostrati interessati alle novità introdotte dalla Legge 47/2017 relative alla possibilità di proporsi come tutore volontario o come famiglia affidataria per minori soli. Numerosi sono stati anche i neomaggiorenni per le difficoltà legate alla conversione del permesso di soggiorno per minore età in quello per motivo di lavoro, attesa occupazione o studio.

Il 64% degli adulti che si è rivolto ai servizi offerti dalla Helpline è italiano, seguito dai bengalesi (5%) e da altre nazionalità.

Anche in questo caso, come per i minori, la regione in cui sono stati raggiunti più beneficiari adulti è la Sicilia (34%), seguita da Lazio (17%) e Lombardia (8%) e dopo in modo uniforme da gran parte delle regioni italiane. Il 3% delle chiamate di adulti è giunto dall’estero.

L’helpline, dalla nascita alla pandemia

Il numero verde multilingue Helpline di Save the Children (800 14 10 16 – 351 220 2016 lycamobile) è stato istituito nel 2016 per garantire gratuitamente supporto e orientamento ai minori migranti soli presenti sul territorio nazionale attraverso informative legali child friendly (su procedure di accertamento dell’età, nomina del tutore, richiesta o conversione del permesso di soggiorno all’arrivo in Italia e al compimento dei 18 anni, affidamento familiare, ricongiungimento e riunificazione familiare), mediazione linguistica culturale e attivazione di referral verso i servizi e le associazioni del territorio a seconda dei bisogni riscontrati, con contatto diretto nei territori dove sono presenti progetti o servizi realizzati da Save the Children (CivicoZero o Punti luce).

Le lingue parlate abbracciano i principali Paesi di provenienza dei ragazzi, dall’Asia all’Africa occidentale: inglese, francese, bambara, mandingo, wolof, arabo, curdo, persiano, bangla, hindi, urdu, panjabi, somalo, tigrino. Nel tempo questo servizio è risultato estremamente utile anche per operatori delle strutture, tutori volontari, familiari di minori stranieri, associazioni ed enti del territorio, rappresentando un punto di riferimento per tutti coloro che sono quotidianamente a contatto con i minori stranieri.

I mediatori linguistico culturali della Helpline non solo operano con l’obiettivo di cogliere vulnerabilità e disagi dei minori e di sensibilizzare gli adulti coinvolti nell’accoglienza per trovare soluzioni immediate, ma attraverso l’ascolto attivo contribuiscono alla costruzione di un rapporto di fiducia, in un’ottica interculturale di collaborazione tra le parti.

Numeri e contesto nel 2020

Su un totale di 34.154 persone arrivate in Italia al 31 dicembre 2020, 4.687 erano minori stranieri non accompagnati, provenienti per lo più da Tunisia (31,7%), Bangladesh (22,5%) e Somalia (6,2%).

I minori stranieri non accompagnati, invece, già presenti in Italia e censiti al 31 dicembre 2020 erano 7.080, (16,9% in più del 2019, 34,4% in meno rispetto al 2018), con una netta prevalenza di genere maschile (96,4%) e una diminuzione di ragazze dell’1,6% rispetto all’anno precedente. In aumento i diciassettenni (66,9%), il 21,8% ha 16 anni, il 6,6% 15 anni, il 4,8% meno di 15. I principali Paesi di provenienza sono Bangladesh (1.558) e Tunisia (1.084), con un aumento rispettivamente del 14% e del 10,7 % rispetto al 2019.

Nel 2020 sono state presentate in totale 753 domande di protezione internazionale relative a minori stranieri non accompagnati e 183 minori richiedenti asilo sono stati inseriti nella procedura di ricongiungimento familiare, ai sensi del Regolamento Dublino, 24 le pratiche di outgoing e 159 quelle di incoming, dedicate ai minori che hanno presentato domanda d’asilo in un altro Stato membro e segnalato la presenza di un familiare in Italia.

Spesso i minori e i neomaggiorenni hanno dimostrato grande fiducia negli operatori della Helpline, tanto da condividere i loro obiettivi, raccontando di voler lavorare e aiutare le proprie famiglie lontane. Alcuni di questi hanno detto di volere raggiungere parenti già da tempo immigrati in altri Paesi d’Europa, in Svezia, Francia, Danimarca, Germania. Come nel caso di Filimon, 16enne eritreo, che ha spiegato di essere arrivato in Italia dalla Libia attraverso i corridoi umanitari e di volersi ricongiungere con un cugino nel Nord Europa.

L’Helpline ha assistito Filimon nella relazione con il personale della struttura e con il suo tutore, in attesa del suo trasferimento programmato per il marzo 2020, poi saltato a causa dell’emergenza sanitaria, più volte spostato anche dopo il lockdown. Filimon ha confidato agli operatori di essere stanco, nervoso, sfiduciato e di voler attraversare il confine e raggiungere autonomamente il Nord Europa.

Attraverso un duro lavoro di sostegno e di mediazione, che ha coinvolto Filimon, il tutore e il cugino, sono stati spiegati i rischi inerenti a un viaggio da solo, le criticità causate dalla pandemia e l’attenzione del ragazzo è stata portata sugli elementi positivi del suo percorso in Italia: la conclusione della terza media e la possibilità di frequentare corsi di informatica e inglese. Filimon dovrebbe partire entro l’estate 2021 e continua ad avvalersi dell’ausilio dell’Helpline. Lui ha aspettato di compiere un viaggio in sicurezza e legalità, molti altri si sono lasciati scoraggiare dai tempi lunghissimi dei ricongiungimenti familiari e hanno deciso di muoversi in autonomia, con tutti i rischi che ciò comporta.

“Tante richieste di aiuto che arrivano dai ragazzi e dalle ragazze sono relative a ritardi nelle pratiche amministrative che li riguardano, quali rilascio del parere per la conversione del permesso di soggiorno, attese per i ricongiungimenti familiari in altri Paesi europei e per la nomina di un tutore. I bisogni degli adolescenti necessitano di risposte certe e tempestive, soprattutto quando vivono situazioni estreme come quelle dei migranti minorenni che affrontano estenuanti viaggi da soli per arrivare in Europa, per evitare il rischio, concretissimo, che questi ragazzi e ragazze cadano vittime di reti di sfruttamento. La nomina di un tutore volontario al fianco di ogni ragazzo e ragazza straniero giunto in Italia senza genitori è un tassello fondamentale del percorso di inclusione. Per questo motivo è necessario rilanciare la campagna per individuare nuovi tutori volontari prevedere percorsi formativi e un sostegno per le spese vive che affrontano, così come contemplato dalla legge di stabilità”, conclude Raffaela Milano.

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