Famiglia

Save the Children: 100 mila bimbi sono rimasti soli

Nei campi per sfollati a Sendai, nella prefettura di Miyagi, e ad Asahi, nella prefettura di Chiba, l'organizzazione umanitaria aiuta i bambini

di Redazione

Nei campi di sfollati in Giappone a Sendai  –  nella prefettura di Miyagi  –  e ad Asahi  –  nella prefettura di Chiba, dove i tassi di radioattività supera di 10 volte il livello normale  –  le équipe di Save the Children stanno mettendo in atto interventi mirati per l’infanzia: allestiscono aree a misura di bambini in luoghi, come i campi profughi, dove le emergenze sono numerose e quelle dei bambini  –  che sono diverse  –  vengono mischiate assieme alle altre. Vengono così stimolati a giocare, sostenendoli psicologicamente, dando loro la sensazione di continuare, per quanto

possibile, una vita normale. L’altro lavoro importante che viene svolto è quello dei ricongiungimenti familiari. «Lo stiamo facendo in tutti i modi possibili e immaginabili», spiega a Rapubblica Filippo Ungano, portavoce dell’Ong, «con i cellulari, magari in possesso dei bambini, oppure con i numeri dei genitori o di qualche parente, che i ragazzini stessi ricordano a memoria. Ma anche mettendo le foto dei piccoli all’ingresso del campo, per consentire a chiunque di riconoscerli e ritrovarli».

Una emergenza, quella infantile, che ha numeri impressionanti: dopo la catastrofe gli sfollati sono 500 mila mentre i bambini, rimasti soli al mondo sarebbero poco meno di 100 mila. Piccoli sdradicati da un minuto all’altro da tutto da ogni loro certezza, dai genitori, dalla scuola, dagli amichetti, dalle piccole abitudini quotidiane, tutti ancora storditi dalla catastrofe cui hanno assistito e chissà per quanto tempo ancora ne resteranno segnati.   

 

 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA