Famiglia

Saturni (Avis): «I donatori prossimi alla pensione non devono essere penalizzati»

Le ore dedicate alla donazione di sangue, seppur coperte da contribuzione effettiva e utili ai fini pensionistici, sembrerebbero non utili per determinare l'anzianità contributiva. Una novità dovuta all'applicazione della Riforma Fornero

di Redazione

Sono ormai decine le segnalazioni che arrivano quotidianamente alla sede nazionale AVIS dalle sedi territoriali, interpellate dai patronati o dagli stessi donatori di sangue prossimi alla pensione in merito all’effettivo riconoscimento delle giornate di donazione.

«Stiamo già lavorando da tempo con le istituzioni competenti e con le altre associazioni del dono per inquadrare e risolvere il problema, che si presenta delicato. Fermento e preoccupazione sono comprensibili, ma dobbiamo affrontare il tema nel giusto modo, con concretezza e determinazione – commenta il presidente di AVIS NAZIONALE, Vincenzo Saturni -per questo continueremo i nostri sforzi per giungere entro breve tempo ad una soluzione chiara e definitiva, in modo da dare certezze ai donatori che sono, prima di tutto, cittadini».

La norma prevede, infatti, che sulle anzianità contributive maturate prima del 2012 sia applicata una riduzione pari all'1% per ogni anno di anticipo nell'accesso al pensionamento rispetto all'età di 62 anni. Il taglio sale al 2% per ogni ulteriore anno di anticipo rispetto ai 60 anni.

La donazione di sangue, normata in Italia dalla legge 219/05, prevede secondo l’articolo 8 comma 1 della stessa legge il riconoscimento della retribuzione e dei contributi per la giornata in cui si è compiuta la donazione.

«Penalizzando i donatori dal punto di vista pensionistico – conclude il presidente di AVIS – non si riconosce il valore morale e solidale della donazione di sangue per il servizio sanitario nazionale, scoraggiando per l’immediato futuro la chiamata dei donatori (attuali e potenziali) e mettendo seriamente a rischio l’obiettivo dell’autosufficienza  nazionale di sangue ed emocomponenti. E questo, semplicemente, non è accettabile».
 


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