Formazione

Satira & handicap. Pennellate di buona ironia

Si chiama Andiman, il nuovo libro di Preda e Travi che usano l’umorismo per richiamare l’attenzione sui disabili. Ecco la prefazione di Michele Serra.

di Redazione

Arriva nelle librerie Andiman, di Alberto Preda e Franco Travi (Alinea, pagg. 104, 18 euro). Il primo, ideatore del libro, è impegnato dal ?74 con persone disabili. Il secondo è un pittore di fama. A quest?ultimo si devono le 44 tavole del nuovo libro , edito in collaborazione con Consorzio Cgm. Quella che segue è la prefazione di Michele Serra. Incontrai Alberto Preda parecchi anni fa, a Bergamo, per un?occasione importante e contrastata: una mostra sua e di Franco Travi che scosse lo spirito beghino della città, anche se ne valorizzava la parte migliore, l?animo irrequieto della solidarietà cattolica non pacificata. Bergamo era divisa. Il lavoro di Preda e Travi, per altro, andava (e va) diritto al cuore di una questione, quella dell?handicap, che non è facile da maneggiare. Perché è una questione dura, e perché quella durezza è di solito ammortizzata dal pietismo. Levarlo di mezzo, il pietismo, significa disturbare. Pagato il prezzo del disturbo, un passo più in là, c?è poi, per chi vuole vedere e capire, una preziosa acquisizione, che è quella della verità umana. L?arte, quando è arte, a quello punta: a sortire le cose degli uomini dal loro involucro convenzionale, ordinario. È un percorso doloroso, specie in casi come questi. Ma mi colpì molto, quella volta a Bergamo, scoprire che i più diffidenti e impauriti non erano le persone in carrozzina, gli spastici, i lesi, gli offesi dalla malattia: i quali, anzi, nella crudezza delle vignette (era una mostra di satira) trovavano evidentemente una maniera differente e in fin dei conti più seria per riflettere sui casi loro, e ritrovarsi finalmente risarciti di quella pietà emolliente che (magari con le migliori intenzioni) così spesso li soffoca, ed elude la loro necessità di pareggiare i conti con gli altri. No, i più diffidenti e impauriti erano i ?sani?, ai quali lo scandalo del dolore, e della ribellione al dolore, provocava un imbarazzo indicibile. Vedo, adesso, che Alberto e Franco hanno tenuto duro, e proseguito negli anni il loro percorso coraggioso. Trovo, semmai, che le matite e i pennelli di Travi si sono rinforzati e quasi rinfrancati, raccogliendo ragione e sicurezza lungo la strada. Mi accorgo, anche, che lo ?scandalo? di un handicap ostentato, crudo, sarcastico è lo stesso di vent?anni fa. Non è risolto il rapporto con la famosa diversità, e va bene. Ma evidentemente non è risolto nemmeno il rapporto con la fatica di capire e con gli insulti del dolore, che non sono mica privilegio di chi non può camminare o parla con difficoltà, e dovrebbero riguardare tutti. Fa paura la deformità, la sofferenza, ma fa paura soprattutto l?intelligenza, che costringe a scavare nelle condizioni umane, a non girare lo sguardo, a non spegnere la luce quando sappiamo che lo spettacolo è duro, ma proprio per questo è vero. L?intelligenza di questo libro è esattamente questo genere di intelligenza. A Preda e Travi, che la esercitano da un vita, sembrerà normale. Ma non lo è per gli altri. Per gli altri è una sfida, un rischio. Entrate nel libro, e capirete che vale la pena correrlo.


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