Formazione

Sassi su Bologna vetrina del sociale

Una coppia di disoccupati respinti con il loro bimbo dai Servizi sociali. Un centro pediatrico all’avanguardia che ora rischia di chiudere. E, infine, uno scandalo miliardario sulla pelle dei profug

di Stefano Andrini

«N el centro di Bologna non si perde neanche un bambino». Quando Lucio Dalla, nel 1977, cantava così, la città emiliana era una vetrina lucente che esponeva con orgoglio i suoi Servizi sociali. Undici anni dopo, invece, una coppia di disoccupati siciliani può passare un mese e mezzo sotto il tetto della Stazione e imbattersi nel potere pubblico solo quando un uomo in divisa li denuncia.
E così, proprio nei giorni in cui il sindaco Walter Vitali e l?economista Stefano Zamagni alzano la voce perché Bologna venga riconosciuta come sede dell?Authority per il non profit, la cronaca sociale della città diventa cronaca nera e cronaca giudiziaria.
Il primo mattone a sfondare la vetrina è stata la storia di Carmelo Napoli e di Marcella Conti, due disoccupati giunti a Bologna dalla Sicilia in cerca di lavoro col figlio di due anni. Hanno risposto a un?inserzione sui giornali: cercasi custodi. In attesa di una risposta che non arrivava mai, dopo il colloquio sono passati inosservati ai celebratissimi Servizi sociali del Comune e hanno vissuto per più di un mese nella sala d?aspetto della stazione. «La città è un casino», denuncia Tonino, ex barbone e ora direttore del giornale Piazza Grande. «I Servizi sociali sono inesistenti. Quella coppia si era rivolta al dormitorio pubblico senza trovare ospitalità, noi eravamo pieni come ogni sera, li abbiamo visti per una settimana perché venivano a lavarsi. La verità è che lo Stato ha dimenticato l?articolo 3 della Costituzione». E Slim, dello stesso giornale, rincara la dose: «In un anno le persone che vivono per strada sono aumentate del 40 per cento. Oggi sono più di 450, senza contare le 120 che vivono nel dormitorio pubblico e altri 40 ospitati da enti religiosi. Il Comune fa acqua da tutte le parti e se non ci fossimo noi…». Ora Marcella e Carmelo hanno la scabbia e non possono stare col loro bambino finché non guariranno. Il bimbo è ospitato dalle suore, ma per quanto tempo ancora il Comune si dimenticherà di loro?
Secondo macigno su Bologna. Il professor Emilio Franzoni ha denunciato l?abbandono cui è sottoposta la neuropediatria dell?ospedale Sant?Orsola: «Mancano medici, infermieri, spazi e sopratutto un riconoscimento ufficiale di Neuropediatria». E se le istituzioni hanno abbandonato l?ospedale, solo la Fanep (l?Associazione delle famiglie della neurologia pediatrica) lo ha tenuto in vita, con una raccolta di due miliardi di lire. Alla faccia degli spiccioli (30 milioni) stanziati dalla Regione.
E non è ancora finita. L?ultimo mattone a sfondare la vetrina dei Servizi sociali più efficienti d?Italia è un bubbone esploso nella stagione dell?emergenza dei profughi slavi. La vicenda, per la quale proprio in questi giorni sono stati rinviate a giudizio sei persone, tra cui l?assessore alle Politiche sociali Lalla Golfarelli (quest?ultima per abuso d?ufficio), inizia nel ?94 con l?affidamento, da parte del Comune, della gestione di un campo profughi alla cooperativa Il Gabbiano. Dai controlli sulla contabilità, a fronte dei 2 miliardi e 900 milioni versati dal Comune nelle casse della cooperativa, è emerso un ammanco di un miliardo e mezzo, senza riscontri. Inoltre il Comune ha sottoscritto la convenzione con l?attuale presidente Fabio Piha quando all?epoca il legale rappresentante della cooperativa era un altro; ha dato in gestione l?assistenza a una realtà che non aveva esperienza; per l?affidamento al Gabbiano si è seguita la procedura accelerata della delibera di giunta, mentre per le altre realtà, è trascorso più di un anno prima dell?affidamento; il Comune, infine, ha fatto ricorso alla trattativa privata affermando che non c?erano autocandidature, ma è smentito dalla cooperativa Andokampo. «Ci eravamo candidati», dice la presidente, «ma non abbiamo avuto risposta». Il capogruppo dell?opposizione Gian Luca Galletti avanza il sospetto che la cooperativa facesse il tramite per finanziamenti da non pubblicizzare.
Comunque finirà questa storia, è certo che il Comune, impegnato a ottenere la sede dell?Authority, dovrà sudare sette camicie per ricucire lo strappo con le associazioni di volontariato che hanno denunciato per mesi, e senza ricevere risposta, l?insufficienza dei rendiconti del Gabbiano. E col Gabbiano volerà via anche l?Authority?

Salvate il nostro reparto
È il fiore all?occhiello della Seconda clinica pediatrica di Bologna. Ma ora rischia la chiusura. Il settore neuropediatrico dal 1983 ha specializzato i suoi interventi, grazie alla Fanep, l?Associazione famiglie neurologia pediatrica, che ha permesso con le sue raccolte fondi di ampliare il personale medico e di acquistare moderne apparecchiature. Il professor Emilio Franzoni, neuropsichiatra infantile e presidente della Fanep, denuncia l?assenza totale delle istituzioni. Che promettono e basta. «Dal 1995 assistiamo 240 ragazze e 20 ragazzi malati di anoressia e bulimia: siamo gli unici in Italia a farlo. Ma ora o la Regione, con le aziende sanitarie, sostiene la struttura, oppure chiudiamo definitivamente». Per informazioni e donazioni: Fanep, via Massarenti 11, 40138 Bologna, tel. 051/346744, ccp 19040401, intestato a ?Fanep Bologna?.

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