Volontariato

Saskia Sassen: “Attenti, ora esplodono le città”

"La classe media si è ristretta, mentre i ricchi stanno lasciando le metropoli. I poveri invece sono sempre di più. E se si arrabbiassero..." (di Sara De Carli).

di Redazione

La città è dei poveri. Per Saskia Sassen, sociologa dell?Università di Chicago, la città appartiene a chi la abita e la trasforma. I veri protagonisti dei cambiamenti in atto sono i poveri, quelli che stanno ai margini della città globalizzata, invisibili ma non silenziosi, privi di potere ma non di incisività. Le città globali sono, in tutto il mondo, spazi dove si dispiegano dinamiche nuove, con regole non ancora formalizzate. Qui, a partire dalla rivendicazione dei diritti sulla città e dall?esibizione di una semplice presenza, sta nascendo una nuova forma di prassi politica: una microstoria che potrebbe diventare strategica. I poveri non sono affatto senza potere, anche se i modi per esercitarlo non sono più quelli previsti dalla politica tradizionale. Che, quantomeno, dovrebbe iniziare a prenderne atto. Vita: Professoressa Sassen, oggi la frontiera, anche quella della povertà, non è più tra Nord e Sud del mondo? Saskia Sassen: I confini non sono scomparsi, ma con la globalizzazione sono sorte nuove geografie, che fanno saltare le vecchie divisioni tra un Sud povero e un Nord ricco. C?è una nuova ?geografia della centralità? che collega fra loro le principali città del Sud (specialmente le ?città globali?) e le opulente città del Nord: una griglia di città globali che accentra il potere e la ricchezza. Esistono molti poveri in Brasile, ma trovo difficile pensare al Brasile semplicemente come a un Paese povero: ha un?élite ricchissima che appartiene a questa nuova geografia della centralità. Lo stesso si può dire del Nord: molti settori della classe media stanno diventando sempre più poveri? Negli Usa ci sono 50 milioni di poveri: tre volte la popolazione totale dell?Ecuador. Vita: Come la globalizzazione ha cambiato il volto della città? Sassen: Nella città globale sono comparsi due nuovi soggetti che, pur non rappresentando la maggioranza dei residenti, sono gli attori principali delle trasformazioni in atto. Cambiamenti che riguardano l?aspetto delle città, il rapporto tra le ?vetrine? e le zone periferiche di guerriglia urbana, la nostra stessa esperienza della città, le politiche urbane e culturali. Da una parte c?è il capitale, straniero o nazionale; dall?altra l?amalgama di svantaggiati che vivono la città come il campo di battaglia della lotta per la sopravvivenza: abitanti dei quartieri emarginati e fatiscenti, donne separate, con figli e senza reddito; immigrati; lavoratori che hanno perso tutto perché le loro aziende sono state distrutte dalla globalizzazione neoliberale, o in generale impoveriti per un?infinità di ragioni (nessuna delle quali è una buona ragione). Vita: In che senso questi sono attori nuovi? I poveri non ci sono sempre stati? Sassen: Fino agli anni 70, i lavoratori dipendenti, specie se sindacalizzati, e le imprese nazionali orientate al mercato interno erano gli attori chiave della vita di una città. Oggi questo è cambiato. La classe media non ha più molta influenza sulla cultura e sulla città. A partire dagli anni 80, ma soprattutto negli anni 90, il paesaggio urbano si è visibilmente alterato per rispondere alle esigenze di un settore molto ristretto della classe media, diciamo il 20%: investimenti nelle telecomunicazioni e nei servizi, soluzioni abitative con costi e affitti proibitivi, boutique, ristoranti e alberghi di lusso? I protagonisti sono stati quei professionisti collegati alla new economy, orientati al mercato globale, con redditi molto alti, appartenenti al mondo dei servizi e della finanza. Una categoria diversa rispetto ai vecchi ricchi, che occupano una porzione più limitata della città, e anzi spesso vivono fuori da essa. Questi ultimi hanno una ricchezza che è collegata all?economia globale, ma che è nata come ricchezza nazionale. Quindi, da una parte i professionisti della globalizzazione, ma dall?altra, esattamente con lo stesso ruolo strategico, quel 40% della popolazione che si trova in fondo al sistema. La novità è che essi ora hanno voce, avanzano rivendicazioni, abitano settori sempre più ampi della città. Vita: Quindi secondo lei la globalizzazione prima esclude e poi attribuisce a queste ?vite invisibili? lo stesso potere che dà ai propri manager rampanti? Sassen: È essenziale, secondo me, capire che anche persone e soggetti senza alcun potere politico possono avere un ruolo determinante. La povertà non é eliminata dalla politica. Anche senza appartenere a un partito, senza avere alcuna intenzione o presunzione di fare politica, addirittura senza diritto di voto, i poveri contrattano quotidianamente con il potere, sono un interlocutore attivo. Certo, si tratta di attori politici informali, ma hanno il loro peso. E quanto più aumenta il loro numero, tanto più cresce la loro voce. Parte del successo di Lula, per esempio, viene dall?aver saputo utilizzare alcune dinamiche proprie di questo nuovo modo di far politica. Vita: Lei è la teorica del ?diritto alla città?. Come riassumerebbe questo concetto? Sassen: Le città, specialmente quelle globali, sono spazi strategici in cui gruppi eterogenei, ma accomunati dalla medesima esclusione dalla cittadinanza formale, possono sollecitare ?politiche di strada?, pur essendo immigrati senza documenti. Partire dal diritto alla città obbliga la politica a essere molto più concreta e immediata: case, trasporti e servizi migliori, parchi, scuole, riqualificazione di aree urbane danneggiate? C?è un?enorme differenza rispetto ai modi e agli spazi della politica formale, che tra l?altro genera molte più esclusioni. In una politica di questo tipo, invece, chiunque può essere soggetto attivo. Prendiamo i Cacerolados in Argentina: semplicemente dei poveri che percuotono le loro pentole e stoviglie, affermando il diritto al cibo e alla casa. Possono anche essere poveri, ma possiedono una pentola e hanno tutto il diritto di fare rumore per chiedere cibo e sopravvivenza. Ecco, questa è una forma che oggi è diventata globale.

Sara De Carli


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA