Cronache russe
Sasha, 7 anni nelle prigioni di Putin per uno sberleffo
La scorsa settimana Sasha Skochilenko, un'artista di San Pietroburgo è stata condannata a 7 anni di carcere per aver sostituito i cartellini dei prezzi di un supermercato con alcuni messaggi contro la guerra in Ucraina. Una sentenza durissima ma che era annunciata, tanto che anche il giudice istruttore si era dimesso prima che l'indagine terminasse. Un altro episodio dell'indurimento del regime di Vladimir Putin che, nel frattempo, ha graziato uno degli assassini di Anna Politkovskaya
Il 16 novembre un tribunale russo ha condannato l’artista di San Pietroburgo Sasha Skochilenko a 7 anni di prigione. Per cosa? Perché nella primavera del 2022, in un supermercato, ha sostituito i cartellini dei prezzi con dichiarazioni contro la guerra. Sasha è stata incarcerata per il famigerato articolo sulle “fake news” sull’esercito russo. Il caso in sé e una sentenza così crudele hanno sorpreso anche il giudice istruttore che ha condotto il caso e le guardie. Questo è ciò che Sasha ha detto nella sua ultima parola al processo.
«Per questo le persone vengono incarcerate?»
«Il mio caso è così strano e ridicolo che a volte mi sembra che entrerò in aula per una nuova udienza e all’improvviso inizieranno a piovere coriandoli, e tutti si alzeranno e grideranno: “Scherzo, scherzo!” Hanno fatto uno scherzo! Il mio caso è così strano e divertente che i dipendenti del centro di custodia cautelare spalancano gli occhi ed esclamano: “È davvero per questo che le persone vengono imprigionate adesso?” Il mio caso è tale che anche i sostenitori della SVO (Operazione Speciale) che ho incontrato non pensano che io meriti una pena detentiva per ciò che ho fatto.
Nel corso del mio procedimento il giudice istruttore si è dimesso prima della conclusione delle indagini. Ha confidato al mio avvocato: «Non sono venuto nel Comitato investigativo per lavorare sui casi come quello di Sasha Skočilenko». Ha abbandonato un procedimento grazie al quale avrebbe guadagnato una promozione e grazie al quale gli avevano già messo una stelletta sulla spallina. Ha lasciato il Comitato investigativo per lavorare al Voentorg [N.d.T. – negozio per militari]. Rispetto immensamente la sua decisione e penso che io e lui siamo simili: entrambi abbiamo agito secondo coscienza.
Il pubblico ministero ha affermato più volte che la mia attività è estremamente pericolosa per la società e per lo Stato. Quando una persona inizia una ribellione militare, che ha causato enormi danni al nostro paese (come la ribellione di Yevgeny Prigozhin, vedi sotto), viene aperto un procedimento penale contro di lui e chiuso entro un giorno.
Nessuno ha sofferto per il mio atto e sono stata sotto custodia per più di un anno e mezzo, insieme ad assassini, ladri, pedofili e sfruttatori della prostituzione. Il cosiddetto danno da me causato è davvero paragonabile a questi crimini?
Ogni sentenza del tribunale è un messaggio per la società. Indipendentemente da come giudicate le mie azioni, probabilmente concorderete sul fatto che ho mostrato coraggio e integrità, non sono stata ipocrita e ho agito secondo i miei principi morali. E sarete d’accordo sul fatto che ho dei principi morali, anche se magari non li condividete. Nel gergo degli investigatori mettere una persona in un centro di custodia cautelare si dice “fare prigioniero”. Ebbene, non mi sono arresa e non mi sono piegata nella prigionia, nonostante le minacce di persecuzioni, malattie e fame.
E se una sentenza è un messaggio al popolo, allora riflettete: cosa dice questa sentenza alla gente, ai nostri cittadini, condannandomi? Che bisogna arrendersi? Che bisogna essere ipocriti? Che devi ammettere qualcosa di cui non sei colpevole? Io sono una pacifista. Si tratta di una categoria particolare di persone, che pensano che la vita sia la cosa più reziosa in assoluto. Riteniamo che ogni conflitto possa essere risolto in maniera pacifica. La guerra la fanno i soldati, ma la pace arriva grazie ai pacifisti. Quando imprigionate i pacifisti, allontanate il tanto atteso arrivo della pace.
Sì, credo che la vita sia sacra. Se buttiamo via tutti gli orpelli di questo mondo, il denaro, il potere, la fama, la posizione nella società, ciò che resta è la vita. Oh sì, la vita! È testarda, è tenace, è incredibile, commovente, sorprendente, forte. Ha avuto origine sulla Terra e finora non abbiamo trovato nulla di simile nemmeno nello spazio profondo. Può sfondare l’asfalto, distruggere le pietre, può trasformarsi da un piccolo germoglio in un gigantesco baobab, da una cellula microscopica in una enorme balena. Abita le vette, si nasconde nella Fossa delle Marianne, esiste nel ghiaccio artico e nel caldo deserto. L’uomo ne è la forma più compiuta.
L’uomo è la vita in grado di prendere coscienza di sé. Si rende conto di essere mortale. È vero, molto spesso non ci pensiamo e viviamo come se dovessimo vivere per sempre. Ma in realtà la vita umana è fugace. È terribilmente breve. Tutto quello che possiamo fare è prolungare un breve momento di felicità. Tutti i viventi vogliono vivere. Anche sul collo degli impiccati sono presenti i graffi delle unghie. Ciò significa che all’ultimo momento vogliono davvero sopravvivere. Quindi non capisco: perché la guerra? Dopotutto, la guerra accorcia la vita. La guerra è morte. Nel 2021 con l’epidemia di coronavirus, abbiamo perso i nostri cari anziani: nonne, nonni, mentori, insegnanti. Abbiamo vissuto tanto dolore, ansia e lutto, e appena abbiamo cominciato a rialzarci, ripreso a vivere… la guerra. Adesso stiamo perdendo persone giovani. Ancora morte, ancora sofferenza, ancora dolore. E non riesco proprio a capire: perché la guerra?
Il pubblico ministero crede in una verità completamente diversa dalla mia. Egli è certo dell’esistenza dei cosiddetti “servi della Nato” o del fatto che tutti i media indipendenti siano finanziati dall’estero. Ma la differenza tra me e il nostro pubblico ministero è che io non lo metterei mai in prigione per questo motivo.
Perché fare la guerra, se siamo gli uni per gli altri tutto ciò che abbiamo in questo mondo pieno di problemi, disastri e difficoltà. Tutta la ricchezza e tutto il potere dell’universo possono riscattare la persona amata dalla prigionia della morte? No, non i soldi, non il potere, non la carriera, non un appartamento, non un’auto.
Anche se sono dietro le sbarre, sono più libera di voi. Posso prendere le mie decisioni, posso dire quello che penso. Non ho paura di essere diversa dagli altri. Forse è per questo che il governo del mio Paese ha tanta paura di me e degli altri come me e mi tiene in gabbia come un animale molto pericoloso.
Ma non è vero che homo homini lupus. È solo che arrabbiarsi l’uno con l’altro a causa delle diverse posizioni è facile, mentre amarci, cercare di capire e trovare compromessi è molto difficile. È così insopportabilmente difficile che a volte sembra semplicemente impossibile: in questi momenti la violenza o la coercizione sembrano essere l’unica via d’uscita. Ma non è vero! È necessario imparare ad amare e a risolvere i conflitti con l’aiuto delle parole: questo è l’unico modo per uscire dalla crisi morale in cui ci troviamo».
Libero uno dei killer della Politkovskaya
In questi stessi giorni si è saputo che uno degli autori dell’omicidio di Anna Politkovskaya, Sergei Khadzhikurbanov, condannato a 20 anni, è stato graziato da Putin e ha preso parte alle operazioni militari in Ucraina, e ora è in libertà. Vera e Ilya Politkovsky, i figli di Anna Politkovskaya e la redazione di Novaya Gazeta, affermano nella loro dichiarazione che Sergei Khadzhikurbanov non ha scontato nemmeno la metà della sua pena in prigione e né i familiari della vittima, né la redazione sono stati informati della grazia concessa all’assassino, né degli sviluppi delle indagini, dato che il mandante dell’omicidio non è stato ancora identificato. Per noi, si legge nel comunicato, questa grazia non è la prova dell’espiazione e del pentimento dell’assassino. Si tratta di una mostruosa manifestazione di ingiustizia e arbitrarietà, un oltraggio alla memoria di una persona uccisa per le sue convinzioni e per aver fatto il proprio lavoro con coscienza.
L’assassino della Politkovskaya è stato graziato da Putin, come molti altri condannati per omicidio. Il Servizio penitenziario federale ha riferito che nel 2023 il numero dei detenuti nelle carceri russe è diminuito di 54mila persone. Se prendiamo in considerazione la pratica del reclutamento nella Wagner nel 2022, almeno due terzi di loro hanno preso parte alla guerra in Ucraina.
Un incidente clamoroso si è verificato a Kemerovo (Siberia occidentale). Condannato a 17 anni per l’omicidio particolarmente brutale della sua ragazza, Vladislav Kanyus, secondo gli attivisti per i diritti umani, è già stato rilasciato dopo aver scontato solo un anno. Si è arruolato per combattere in Ucraina. Anche lui ha ricevuto la grazia. Putin non solo ha graziato l’assassino, ma lo ha anche esonerato dal pagamento di 4 milioni rubli (40 mila euro) alla famiglia della sua vittima.
Nel gennaio 2020, Kanyus ha torturato per diverse ore la sua ex fidanzata Vera Pekhteleva. Sul corpo sono state contate più di 100 ferite, contusioni, ematomi e ferite da taglio. Kanyus ha strangolato la ragazza con il filo del ferro da stiro: dopo il primo tentativo di strangolamento, Vera era ancora viva. I vicini hanno sentito tutto quello che stava succedendo e hanno chiamato più volte la polizia. La polizia non ha mai risposto alle chiamate dei vicini, che alla fine hanno sfondato la porta ma hanno trovato ormai solo un cadavere. La grazia concessa a Vladislav Kanyus ha causato una giustificata indignazione nella madre della ragazza defunta. Riguardo al rilascio del suo assassino, ha detto: «L’ufficio del presidente ci ha già risposto: ha graziato un assassino, un torturatore, una belva».
L’intervista è stata pubblicata dalla cooperativa di giornalisti indipendenti Bereg .
I genitori di Vera sono “affaticati”.
«Come può succedere una cosa del genere?», si chiede la madre. «Sono preoccupata, è molto difficile per me adesso. C’è vero e proprio assedio da parte dei giornalisti, e questo non mi piace. Vorrei davvero che [la stampa] diffondesse il più possibile ciò che ci è capitato, ma evitasse dichiarazioni e commenti sul nostro governo. Mi sono così messa a nudo che potrebbero da un giorno all’altro accusarmi di avere un parere negativo nei confronti della mia patria», ha osservato la madre della ragazza uccisa, Oksana Pekhteleva.
«Sono cresciuta in una famiglia acculturata, ci è sempre stato instillato un atteggiamento rispettoso nei confronti del Paese in cui viviamo. E, naturalmente, c’era la convinzione che non potessimo essere traditi», ha aggiunto Oksana. «Si diceva che i criminali con accuse particolarmente gravi non venivano arruolati. Almeno questo è quello che è stato detto a tutti noi, cittadini russi. Ci credevo… E non sono la sola, credetemi, ci sono almeno un centinaio di madri nella mia situazione. Viviamo in diverse parti della nostra vasta patria. Alcune hanno paura [di rendere pubbliche le loro storie], altre non vogliono, altre ancora si sono rassegnate, altre a causa del tempo trascorso non hanno più la forza fisica o morale per far sentire la propria voce».
La donna non si stupirebbe se Kanyus ricevesse anche una decorazione: «Sarebbe la cosa peggiore, non solo nei miei confronti, ma anche nei confronti di centinaia di migliaia di donne, di famiglie, i cui bravi figlioli, che devono compiere il proprio dovere, stanno morendo [nella guerra con l’Ucraina]. Invece questi mostri, questi demoni <…> cammineranno sulla nostra terra accanto a noi e, di nascosto, continueranno a picchiare, uccidere e violentare. Non capisco affatto chi ha permesso di dar loro delle armi».
Il ghiaccio sottile su cui cammina Vladimir Putin
Così Putin e le autorità russe in generale camminano su un ghiaccio sottile. La grazia concessa ai detenuti, soprattutto a quelli che hanno commesso reati gravi e a quelli condannati a lunghe pene per crimini pesanti, svalutano il concetto di giustizia in generale. E questa sproporzione è rafforzata dal fatto che Kara-Murza e Navalny, solo per avere espresso un punto di vista diverso da quello delle autorità, sono stati condannati a pene enormi, sono stati assimilati ad assassini e stupratori e sono in prigione per “reati d’opinione”. Proprio come Sasha Skochilenko e centinaia di altri prigionieri politici.
Il potere in Russia non è più in grado di distinguere i confini del lecito e del ragionevole nella società. Agisce semplicemente come vuole, in modo aggressivo e arbitrario, senza riguardo per le persone e la realtà.
Nel frattempo, il 17 novembre 2023, il ministero della Giustizia russo ha dichiarato il protagonista di una nostra precedente intervista, Alexander Morozov, un “agente straniero” (leggi sotto, ndr).
La foto in apertura è di Dmitri Lovetsky, Pool-Associated Press / LaPresse
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