Famiglia
Sarò il vostro signor Africa
A leggere gli annunci pubblicati dalla stampa internazionale lex numero due del Pentagono avrà una priorità assoluta: il continente nero.
«Il prossimo direttore della Banca mondiale dovrà attenersi a tre priorità: l?Africa, poi l?Africa, e infine l?Africa». L?invito, piuttosto pressante, formulato a inizio aprile dall?ex presidente del potentissimo Fondo monetario internazionale, Michel Camdessus, non è andato a vuoto. Anzi. Prima al Financial Times (19 marzo), poi al quotidiano sudafricano Business Day (29 marzo), al network americano PBS (31 marzo) e a quello inglese della Bbc (1 aprile), e infine al Wall Street Journal (28 aprile), il pensiero espresso a chiare lettere dal freschissimo quanto temutissimo neodirettore generale del secondo pilastro politico e finanziario istituito nel 1944 dagli accordi di Bretton Woods, non lascia spazio ai dubbi: per Paul D. Wolfowitz, «l?Africa sarà la priorità assoluta della Banca mondiale».
Per alcuni, si tratta della solita massima pronunciata dal solito samaritano occidentale di turno. Purtroppo, il personaggio in questione è alquanto influente. Molti ricordano che nel suo volto peggiore, l?ex numero due del Pentagono è stato l?alfiere dell?intervento americano in Iraq. Un duro ormai chiamato a gestire assieme a un ?consiglio di amministrazione? composto al 16% da americani, un budget annuale di oltre 20 miliardi di dollari. Per questi motivi, i suoi peggiori detrattori temono che della Banca mondiale e del suo ruolo chiave nella lotta contro la povertà nel mondo, Wolfowitz faccia un uso ?politico? da piegare agli interessi di Washington.
Sarà, ma allora come spiegare il fatto che l?Africa, e non il mondo arabo-musulmano, così esposto alla povertà e per questo così temuto da Bush in ottica antiterrorismo, non sia in cima alle preoccupazioni dell?ex vicesegretario della difesa americana? Un motivo ci sarà. E di sicuro non è filantropico. Appare sempre più evidente che in tempi di lotta al terrorismo, l?Africa, con il suo esercito di poveri, malattie e guerra, rappresenta una bomba ad orologeria. Viceversa, è altresì un continente in cui le ricchezze naturali e minerarie sono enormi (dall?acqua al petrolio). Nella sua ultima intervista rilasciata al Wall Street Journal, Wolfowitz si è limitato a giustificare la sua agenda politica con il fatto che «in Africa si coniugano una povertà diffusissima e le peggiori condizioni sanitarie del mondo».
Tra le azioni da condurre per rispettare i termini fissati dall?Onu nei Millennium Goals (ovvero dimezzare la povertà entro il 2015), il nuovo direttore della Banca mondiale ha evidenziato tre settori chiave quali «le politiche di sovvenzioni, l?apertura dei mercati africani al commercio internazionale e lo sviluppo del settore privato», per poi affermare la necessità di attuare «nuove strategie sul debito» e di «condizionare gli aiuti a politiche di buon governo e anti corruzione» da parte degli Stati africani. Un?idea, seppur piccola, Wolfowitz ce l?ha: applicare al continente africano il miracolo economico sudcoreano. Un Paese, quello asiatico, partito dal nulla negli anni 50 e giunto a potenza regionale consolidata.
L?anno 2005 è quello dello sviluppo e della lotta contro la povertà. Pane quotidiano per una Banca mondiale chiamata ad avviare riforme interne decisive per il suo futuro. A partire dalle sue politiche economiche. Quelle avanzate dalla Commission for Africa istituita dal premier inglese Tony Blair chiamano in causa l?annullamento totale del debito bilaterale e multilaterale (pari a 80 miliardi di dollari) dei Paesi poveri, l?eliminazione progressiva dei prestiti sostituendoli con sovvenzioni non rimborsabili (Bush vi è favorevole), il raddoppiamento degli aiuti allo sviluppo e la fine delle politiche ?occidentali? di sovvenzioni agricole. A questo, si aggiunge la capacità di coordinare e di razionalizzare gli aiuti da destinare all?Africa. Wolfowitz saprà raccogliere la sfida?
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