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Saremo la sentinellabdi Bruxelles

Mario Sepi guida il Comitato sociale ed economico: b«Non ci limiteremo al ruolo di consulenti. Grazie alla società civile bandremo a verificare l'impatto reale delle norme»

di Redazione

M ario Sepi ( nella foto ), classe 1941, di Merano, è sindacalista Cisl da una vita. Per il sindacato ha ricoperto ruoli importanti come quello di segretario nazionale della Fim Cisl – Federazione italiana metalmeccanici e di direttore dell’Iscos – Istituto sindacale per la cooperazione allo sviluppo. Dal 1995 è membro del Cese – Comitato economico e sociale europeo e dal 22 ottobre scorso è il primo italiano a presiederlo.

Vita: Nel suo programma parla di democrazia partecipativa e della necessità di rafforzare il ruolo della consultazione. Ma che tipo di consultazione si tratta, virtuale?
Mario Sepi: No, assolutamente, la consultazione è dialogo e non può essere virtuale. Nel Trattato di Lisbona c’è un richiamo alla democrazia partecipativa, il problema è che è stato stabilito solo il principio. Sulla possibile iniziativa dei cittadini e delle loro organizzazioni si resta completamente nel vago, così come sul ruolo possibile degli organi consultivi. Come Cese vorremmo contribuire a dare a queste intenzioni dei contorni giuridici precisi. Quello che vorrei fare nei prossimi sei mesi, prima delle elezioni del nuovo parlamento europeo, è una proposta per dare un quadro legislativo preciso a questo tipo di consultazione.
Vita: Lei sottolinea l’importanza di un’informazione diversa da parte dell’Europa…
Sepi: Credo che una delle lacune più gravi nell’Unione Europea sia proprio nella sua incapacità di fare informazione e comunicazione. Bisogna fare molto di più affinché le informazioni sulle attività e sulle opportunità a livello europeo arrivino a tutti i cittadini, poi bisognerebbe mettere in campo una comunicazione che tocchi anche la sfera emotiva della gente. Solo così, usando queste due leve, si percepirà l’Unione come realtà un po’ meno lontana.
Vita: Come si fa a toccare il cuore della gente?
Sepi: Bisogna comunicare la vera essenza dell’Europa, l’utopia della creazione europea e la sua missione nel modo. Bisogna passare da un’Europa passiva rispetto alla globalizzazione, che cioè accoglie la globalizzazione e magari si difende contro di essa, a un’idea attiva nel senso che l’Europa deve dettare i tempi, i modi, e i contenuti della globalizzazione per fare del suo modello sociale un messaggio per tutti. Bisogna dire che c’è anche un’ipotesi Europea della globalizzazione, e che è un ipotesi di diritto e solidarietà.
Vita: Quale immagina possa essere il ruolo del Comitato nei prossimi anni?
Sepi: Fino ad oggi il Comitato era considerato come un gruppo di esperti che assisteva le istituzioni e che però non aveva nessun tipo di rapporto organizzato con la società civile. L’idea era quella di una High Level Committee come ce ne sono tante qui. La mia idea è che il Comitato deve diventare anche rappresentativo. Deve avere cioè un rapporto con la società civile attraverso comitati sociali nazionali. Oggi prima della direttiva noi mandiamo un parere; il mio secondo obiettivo è di estendere la funzione consultiva al di là della fase preliminare della legislazione. Il Comitato europeo sociale deve avere anche la capacità di valutare l’impatto della legislazione europea sul terreno. Questo significa che dobbiamo avere terminali importanti nelle varie nazioni col compito di verifica. Questo secondo me è un grande servizio che possiamo rendere alle istituzioni, perché spesso proprio le istituzioni costruiscono legislazioni di cui poi non sanno qual è l’esito vero sul terreno. Pensiamo che il Comitato abbia le forze e le competenze per poter assolvere a questo impegno.

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