Non profit
Sarà più facile essere solidali
A sei mesi dalla delega del Parlamento, e a due dalla prima bozza Zamagni, finalmente i decreti in arrivo al Consiglio dei ministri. Molte le novità.
I decreti delegati sul nuovo regime fiscale degli enti non commerciali stanno per vedere la luce. Dopo la proposta della commissione Zamagni, consegnata al ministro Visco i primi di maggio, che ha sollevato un vespaio di polemiche, il titolare del dicastero delle Finanze presenterà il testo definitivo al Consiglio dei ministri, per dare attuazione alla delega contenuta in materia nella finanziaria ?97. Un testo messo a punto sotto la diretta supervisione del ministro, in cui non mancano le novità, anche grosse, rispetto al lavoro svolto dalla commissione. E in cui le proteste del Terzo settore, di cui Vita si è fatto protagonista, sembrano aver portato a risultati concreti. Ecco le novità.
Per quanto riguarda i settori di attività previsti per le Onlus (le Organizzazioni non lucrative di utilità sociale, la categoria di enti non commerciali a cui i decreti riconoscono le agevolazioni fiscali più significative), sono presenti sia sanità che istruzione e formazione, che la bozza Zamagni lasciava nel dubbio, e viene aggiunta la promozione dei diritti civili. Dovrebbe invece essere rivista la voce ?ricerca scientifica e tecnica?, per evitare che possano accedere alle agevolazioni soggetti che poco hanno a che vedere con la solidarietà (case farmaceutiche).
Potranno accedere al regime Onlus anche quelle associazioni che esercitano attività di promozione sociale (riconosciute da un?apposito decreto del ministero dell?Interno), limitatamente però a quelle attività che rientrino negli specifici settori indicati dalla norma, e che vengano gestite con contabilità separata rispetto a quella dell?associazione in generale. Tale specifica categoria di associazioni verrà riconosciuta mediante un inserimento nell?articolo 111 del Testo unico sulle imposte sui redditi, esplicitamente richiamato dai decreti in questione. Una disposizione questa che riguarda molte delle grandi centrali del mondo associativo italiano, come ad esempio Acli e Arci, e che si ispira alla valutazione più della qualità dell?attività concretamente svolta che del soggetto che la esercita.
Meno probabile invece l?innalzamento dell?importo delle donazioni deducibili dall?imponibile, delle somme cioè che ciascun cittadino può decidere di donare alla Onlus, scalandole dalla dichiarazione dei redditi. La bozza Zamagni fissa a quattro milioni tale tetto per le persone fisiche, e nei giorni scorsi si era parlato con insistenza di un aumento a dieci milioni. Ipotesi però che al momento sembra da scartare, anche se il deputato Mimmo Lucà (Cristiano sociali), annuncia battaglia. Più probabile invece che siano dichiarate deducibili anche le donazioni effettuate a favore delle associazioni che esercitano attività di promozione sociale, sia pure con limiti precisi.
C?è poi un altra modifica importante. La precedente bozza stabiliva che il prezzo di vendita di beni e servizi erogati dalle Onlus non dovesse superare il 66 per cento del costo di produzione dei beni stessi. Una norma che, non essendo ispirata a criteri di economicità, avrebbe creato seri problemi ad uno sviluppo del non profit in vera autonomia finanziaria. Tale tetto sarà con tutta probabilità eliminato, permettendo alle Onlus di recuperare quantomeno il costo di produzione.
Sembra invece destinato a restare fuori dall?ambito Onlus chi si occupa di commercio equo e solidale e finanza etica. E la stessa sorte toccherà probabilmente a tutti quegli enti non commerciali che si occupano di turismo sociale ed attività di ?ricettività extra alberghiera?.
Ma veniamo alle reazioni dei diretti interessati: «Se queste anticipazioni saranno confermate dal testo finale dei decreti penso si possa esprimere un parere abbastanza positivo», commenta Nuccio Iovene, il segretario del Forum del terzo settore, «se non altro abbiamo rintuzzato l?attacco di coloro che volevano relegare il Terzo settore in un angolo». Di tenore diverso la reazione di Andrea Petrucci, segretario del Summit della solidarietà: «Non mi pronuncio sui contenuti dei decreti», dice, «ma vorrei sottolineare il fatto che a noi nessuno ha chiesto o detto niente. Abbiamo più volte scritto al presidente del Consiglio Prodi e al ministro Visco ma evidentemente hanno pensato di fare meglio senza i nostri consigli». Per Mario Mauro, vicepresidente della Compagnia delle Opere, «rispetto alla prima versione sono stati fatti innegabili passi in avanti. Vediamo come va a finire. L?importante è che si passi da un?impostazione di ?sospetto? ad una di incentivazione».
Iter legislativo
Le ultime tappe
Dopo il passaggio al Consiglio dei ministri, il testo dei decreti delegati sul regime fiscale del non profit approderà alla Commissione bicamerale per le deleghe fiscali. È l?organismo che deve esprimere un parere obbligatorio sui decreti legislativi in materia fiscale, che il Parlamento ha delegato al Governo con la Finanziaria ?97. Prima della pubblicazione in Gazzetta, il testo tornerà all?attenzione dei ministri, per le correzioni dell?ultim?ora. L?iter dovrebbe concludersi entro la fine del mese, con due mesi di anticipo rispetto al termine previsto, che obbliga il governo a pubblicare i decreti entro il mese di settembre, pena il decadimento della delega.
L?opinione
Premiato chi produce
Tra le novità dei decreti delegati sulle Onlus, rispetto alla precedente versione, una mi sembra decisiva: l?eliminazione del tetto del 66% dei costi di imputazione per il corrispettivo della cessione di beni e servizi da parte delle Onlus stesse. Si consente alle Onlus di vendere i servizi e i beni che producono a un prezzo non inferiore a quanto è costato produrli. Così si riconosce il ruolo pienamente produttivo di questi enti, e nello stesso tempo si dà finalmente legittimazione alla valenza sociale dell?attività svolta. Non si fa altro che prendere atto di una trasformazione già assodata nel mondo del privato sociale: gli enti non lucrativi, un tempo dediti solo alla carità, sono divenuti sempre più produttivi. Partecipano in modo sempre maggiore al mercato, offrendo beni ?meritori?, di rilevanza sociale, che hanno successo solo se utili ai cittadini. Così la distinzione tra commerciale e non commerciale perde d?importanza. Gli enti non profit producono beni di rilevanza sociale che difficilmente possono essere erogati da altri soggetti. Il non profit spesso crea nuovo mercato, che solo poi vengono occupati da imprese profit o enti pubblici.
di Carlo Borzaga
economista, Università di Trento
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