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Sarà il summit della Tobin Tax?

La proposta delle ong di una tassa sulle transazioni valutarie sarà sostesuta da Sarkozy e la Merkel

di Emanuela Citterio

Questa volta a chiederla sono i governi. Sul tavolo del G20 che si apre oggi a Pittsburg, negli Usa, c’è anche la Tobin Tax.  Vale a dire la proposta di introdurre una tassa sulle transazioni internazionali, destinata a lanciare un segnale preciso contro la speculazione e a reperire fondi per i paesi più poveri.

Da trent’anni a questa parte l’idea torna in auge in modo cicliclo, caldamente incoraggiata dalle organizzazioni non governative che la vedono soprattutto come strumento per finanziare l’aiuto allo sviluppo , ma puntualmente riaffonda nel nulla. Questa volta, in tempo di crisi economica e finanziaria, il consenso è riemerso e la novità è che a farsene portavoce questa volta sono alcuni governi europei, con Francia e Germania in testa, la Commissione europea e la Consob inglese.

«L’idea non è morta … è qualcosa su cui stiamo facendo pressione a Pittsburgh», ha detto la Merkel in un’intervista a Ndr radio.

Favorevoli alla proposta sono anche il premier austriaco Werner Fayman e il ministro degli esteri francesi Bernard Koucher, che l’ha sostenuta in maniera convinta con il pieno appoggio del presidente Nicolas Sarkozy. Una tale misura, secondo Kouchner, avrebbe un effetto “moralizzatore” sui mercati e consentirebbe di raccogliere le risorse finanziarie necessarie – si parla di 20 miliardi di euro – per affrontare la crisi alimentare nei Paesi poveri.

La Commissione dell’Unione europea condivide. Il rieletto José Manuel Barroso si è detto favorevole a una sua introduzione anche se, ha sottolineato martedì scorso, dovrebbe essere applicata «a livello mondiale, per non compromettere la competitività dell’Europa».? Più cauto il commissario Ue agli affari economici Joaquin Almunia, secondo il quale la Tobin Tax è «un’eccellente idea che però necessita di un grande lavoro per essere realizzata».

Insomma, da più parti si fa notare che in questo momento la Tobin Tax potrebbe servire non solo a reperire i fondi per l’aiuto allo sviluppo nei Paesi poveri ma anche al risanamento dei conti pubblici deteriorati dalla crisi.

Il primo a proporre di riesumare, ampliandola, la Tobin Tax, è stato Lord Adair Turner, il presidente della Fsa (la Consob inglese). Proprio nel Paese dove la liberalizzazione finanziaria è stata per anni un credo indiscusso. L’aliquota proposta è tra lo 0,05 e l’1%. A un tasso dello 0,1% la tassa Tobin dovrebbe garantire ogni anno all’incirca 166 miliardi di dollari.

In Italia le organizzazioni non governative e coordinamenti come la Focsiv hanno sempre sostenuto l’iniziativa. Ieri il Cocis, federazione di 25 Ong di cooperazione internazionale, ha emesso un comunicato in cui auspica e chiama tutto il mondo della cooperazione a sostenere l’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie internazionali e chiede al Governo Italiano di sostenere con determinazione l’iniziativa.

Finora il premier Silvio Berlusconi non si è espresso sulla proposta. Altri Paesi europei, come la Svezia, si sono dichiarati contrari.  Ma a ostacolare la Tobin Tax, secondo la Bbc, sarebbero soprattutto Gran Bretagna e Stati Uniti. Secondo le prime anticipazioni, la dichiarazione finale del G20, che sarà resa pubblica domani, non accenna alla tassa proposta per la prima volta nel ’72 dal premio nobel statunitense James Tobin.

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