Politica
Sarà Beppe-Joker a uccidere i 5 stelle?
Dopo due anni e mezzo al governo, i Cinque stelle hanno capito (no, non l’hanno capito, ha dovuto spiegarglielo Grillo) che per sopravvivere devono rottamare tutto quanto hanno sempre predicato finora. E se la base del partito non è d’accordo, lui (Grillo) il partito lo fa sparire. Gli basta Rousseau
Da quando Beppe Grillo è apparso con la maschera di Joker su uno schermo di Napoli a quella che doveva essere la festa per i dieci anni del Vaffa Day, ma invece il vaffa l’ha mandato al suo partito debosciato e impoltronato («io non voglio avere rancori verso di voi e voi non dovete avere rancori verso di me», «Io non faccio piani, il caos è la più grande forma di democrazia. Io sono il caos»), la questione del ruolo di questo ex comico ed ex demiurgo del partito (finché non si tornerà a votare) di maggioranza relativa al Parlamento e nel governo ha cambiato di segno. E siccome il talento dell’uomo di teatro non si discute, sono capriole paradossali degne di nota. La maschera di Joker, ad esempio: nel film blockbuster della stagione il cattivo è un bambino che era stato maltrattato da piccolo, e dunque non è cattivo, forse bisogna volergli bene. Ma Grillo non è mai stato maltrattato da nessuno, è lui che con le parole in libertà ha maltrattato, nell’ordine: la politica, i rappresentanti della politica, la democrazia rappresentativa, il sistema di giustizia, il Parlamento (la “scatola di tonno”). Nonché la scienza, con le sue follie da paraguru ecologista e da antivaccinista.
Epperò, quella giravolta, unita alla nascita del governo della strana coppia MoVimento-Pd sono la vera sostanza politica sotto la maschera di Joker, del guru, del turista per caso a Roma o di qualsiasi altro travestimento Beppe Grillo indossi. La prima, la più banale, e sembra quasi di maramaldeggiare, è la certificazione di un partito che voleva aprire il Parlamento come una scatola di tonno nel partito-tonno (altro che sardine) che a tutti i costi vuol restare chiuso nella scatola. Perché sennò tornano tutti alla predente occupazione: nella maggior parte candidati al Reddito di cittadinanza. Ma la seconda cosa, più importante, è quando ha spiegato, dopo averlo spiegato in separata sede a Luigi Di Maio, e teorizzato, il perché bisogna stare al governo con Franceschini e pure con i transfughi in quota Matteo Renzi: «Facciamo da tramite tra una destra che arriva un po’ pericolosetta e una sinistra che si deve formare. Quando parlo di progetti insieme con la sinistra, parlo di progetti alti su trasporti, su come muovere le cose, cos’è una città. È un momento magico». Dopo due anni e mezzo al governo, i Cinque stelle hanno capito (no, non l’hanno capito, ha dovuto spiegarglielo Grillo) che per sopravvivere devono rottamare tutto quanto hanno sempre predicato. E hanno capito che l’approdo di sopravvivenza è diventare non una succursale del Pd, ma un pezzo della variopinta maggioranza presente (e futura) di sinistra. Accreditato e certificato dal Pd: da Zingaretti a Franceschini è tutto un salamelecco per la cultura di sinistra democratica dei Cinque stelle. L’ex alleato Salvini, poiché si porta via tutto il voto populista “non di sinistra” è diventato il competitor più pericoloso.
Ma in tutto questo, il profeta giustiziere Beppe-Joker si trova davanti a un bivio, a un nodo di Gordio (verrebbe da dire che si trova in realtà nei panni dell’asino di Buridano). Perché il partito è spaccato. Da una parte “i professionisti” in Parlamento, dall’altro la base che proprio questa alleanza con il partito-casta, il Pd, non la capisce. E poi, dentro ai nuovi professionisti della politica, che una volta volevano essere chiamati “portavoce” e “cittadini”. Qui la guerra è totale. Di Maio è formalmente il capo politico, ma di fatto controlla ormai solo una minoranza di fedelissimi. I suoi rivale nel partito, da Roberto Fico a Ale Di Battista, non vedono l’ora di fargli le scarpe. Pure tornando a votare. Ma i veri padroni del partito, cioè i padroni della Piattaforma Rousseau, cioè Beppe Grillo, per ora hanno altri progetti. E per il momento, meglio tenersi Di Maio, e le sedie nella sinistra in Parlamento. A costo di uccidere la propria creatura, il Movimento cinque stelle? Chissà. Del resto Beppe-Joker è un giocoliere, un mago: se la base del partito non è d’accordo, lui il partito lo fa sparire. Gli basta Rousseau.
Foto: Sintesi
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