Formazione

Sapelli: «Ha ragione Delpini. Torniamo ad insegnare ai giovani un’economia umanistica»

Reagendo ad una riflessione dell'Arcivescovo di Milano, lo storico ed economista spiega: «Oggi l'economia è diventata una scienza matematica basata su modelli e regole ideologiche. Invece si tratta di una materia che è sempre stata sociale. Questo scientismo ci sta conducendo alla disgregazione». L'intervista

di Lorenzo Maria Alvaro

Ragionando sulla speculazione, grazie a cui c'è chi è riuscito ad arricchirsi sfruttando la situazione del Covid 19, l'Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, rispondendo su Repubblica ad una domanda di Paolo Rodari che lo incalzava chiedendogli chi oggi riflette su questi temi, sottolineava «quasi nessuno, anche se l'Università Cattolica sta lavorando e meditando su un'economia più umanistica. Che senso ha dirsi cattolici se disegniamo la stessa economia di Harvard o della Bocconi?». Abbiamo girato la domanda all'economista Giulio Sapelli.


Esiste il problema sollevato da Delpini?
Non c'è dubbio. La formazione degli economisti è un tema che esiste in tutto il mondo. Questo perché l'economia è diventata sempre più una dimensione da matematici, in cui si applicano delle regole e dei modelli, che gli stessi presuppongono siano scientifici ma in effetti sono ideologici.

Può fare un esempio?
Per esempio il concetto di “mercato in equilibrio” è un presupposto molto difficile da verificare nella realtà ed è costruito sulle idee di Léon Walras e Vilfredo Pareto, tra '800 e '900. Teorie però contestate e superate dagli economisti della scuola classica da Adamo Smith a Marx fino a David Ricardo. La formazione odierna per altro attribuisce a Smith cose assurde e palesemente inesistenti nella sua opera come “la mano del mercato”. L'idea secondo la quale il sistema economico non richiede interventi esterni per regolarsi, in particolare non necessita l'intervento di una volontà collettiva razionale. Qualcosa che è stato totalmente stravolto nel suo senso. Smith per altro era sopratutto un filosofo morale appartenente al moralismo inglese. Ma tutte queste cose gli economisti non le sanno più. Ormai la formazione è matematizzante. Non c'è più la formazione di storia del pensiero economico che Joseph Schumpeter riteneva fosse indispensabile e non hanno neanche più una formazione storica e filosofica. L'economia nasce con i fisiocratici e fino alla fine dell'800 rimane una scienza sociale. I giovani economisti di oggi pensano invece che addirittura si tratti di un'appendice delle scienze natuali. Uno scientismo che ci sta conducendo alla disgregazione.

Questo è anche il motivo della finanziarizzazione i cui effetti si stanno vedendo drammaticamente oggi, con il Covid…
Sì perché il virus rende manifesto che come la vittoria della pandemia non si può ottenere solo con gli strumenti medicali ma anche con una comprensione antropologica e sociologica delle popolazioni umane così lo stesso vale con l'economia. La scienza che dovrebbe aiutare più la medicina è la statistica. Ma nessuno la sa più fare. Hanno recepito le scienze statistiche dalla obsolescenza dell'economia, la grande statistica costruita dei cosiddetti pattern, modelli basati sul comportamento umano, è stata soppiantata da una statistica meramente quantitativa che non ci permette di capire più nulla dei fenomeni. È lo stesso tipo di problema, la prova di un'economia che non aiuta più l'umanità ma la distrugge.

C'è anche quindi un tema etico e morale?
Certamente. Basta considerare il caso Game Stop per capirlo

Proviamo a ricostruire la vicenda?
C'è un tipo di speculazione che si chiama “vendita allo scoperto” tecnicamente “short selling”. Gli speculatori fanno delle scommesse sul valore che avranno in futuro le azioni di certe aziende. Sulla base di quelle scommesse, prendono in prestito azioni X e le vendono al prezzo che hanno in quel momento, come se le avessero già comprate, e si impegnano a pagare il prezzo che le stesse azioni X avranno in un certo momento nel futuro. Di fatto con le vendite allo scoperto prima si vende, al prezzo corrente, e poi si compra, al prezzo futuro. Se la scommessa era azzeccata, cioè se davvero le azioni X perdono valore, gli speculatori, che le avevano già vendute a un certo prezzo le compreranno a un prezzo più basso. A farlo sono grossi fondi di investimento, capaci di spostare miliardi e miliardi di dollari sul mercato delle azioni: quando si muovono loro e fanno delle scommesse, sono inarrestabili, degli schiacciasassi che con le loro mosse condizionano pesantemente il mercato azionario e a cascata anche la cosiddetta economia reale. È quello che stava succedendo su Game Stop, catena della vendita di videogiochi. Ma è successo l'imprevisto. Su Reddit, un social network, gli users si sono accorti che era in corso una grande vendita allo scoperto che riguardava quella azienda. Si sono organizzati e hanno cominciato a comprare azioni di GameStop per farne salire il prezzo. Una valanga di acquisti che in meno di due giorni ha fatto passare il valore delle azioni da 30 dollari ad oltre 350 dollari con un aumento del 600%. Qualcosa che sta generando per i fondi di investimento miliardi di dollari di perdite. Uno di quei manager è comparso, furente, in un'intervista in TV lamentando la scorrettezza di quello che stava succedendo sostenendo che sia vergognoso che questo mercato finanziario non sia regolamentato. Il giornalista gli ha fatto notare che sono proprio loro, i grandi manager speculatori, che per decenni hanno lavorare per smantellare qualsiasi regolamentazione del mercato finanziario. La risposta spiega meglio di qualunque altro discorso il problema della formazione economica e il nodo etico.

Cosa ha risposto?
Che ora hanno cambiato idea perché, e cito testualmente «questa volta a rimetterci siamo noi». Lo scopo del sistema insomma non è mai stato il libero mercato, ma il mantenimento dei privilegi. E questo è il problema di tutte le regolamentazioni.

In che senso?
Pensiamo alla iper regolamentazioni sull'energia. I prezzi salgono lo stesso. Perché queste regolamentazioni non sono state determinate da un concetto etico politico. Non c'è l'idea che il risultato di queste fonte di energetiche, quindi il calore, la possibilità di entrare in relazione con gli altri, dovevano essere accessibili. Invece è stato fatto tutto per assicurare la concorrenza e quindi il più alto profitto ai players. La conseguenza è questa forma di regolamentazione fa schizzare in alto i prezzi perché deve mantenere una schiera enorme di regolatori. Il ragionare pensando che non ci siano dei fini è assurdo. I fini ci sono sempre. L'importante è che siano dichiarati. Invece questi giovani che escono dalle università pensano di lavorare con una scienza esatta e autonoma. Nessuna scienza è esatta e autonoma. Altrimenti nessuno si sarebbe posto il problema morale se sganciare o meno la bomba atomica. Non basta che la fissione funzioni, ci sono poi tutte le conseguenza. Questa gente ha creato delle bombe atomiche che adesso stanno scoppiando

Lei ha appena pubblicato un nuovo libro, edito da Guerini e Associati, che parla proprio di questi temi…
Sì, scrivo esattamente questo: che questa regolazione finanziaria a cui si illude la gente di aver posto un controllo dall'alto ha generato la disgregazione degli stati in tutto il mondo per eccesso di finanziarizzazione e di competizione. Questo a disgregato i partiti che si fondano su un elemento di comunità e non di concorrenza. Quando fondi un partito il principio del mercato cade perché deve essere imposto quello della comunità di destino non della concorrenza. Invece i partiti ormai sono dei gruppi di imprenditori della politica che lottano uno contro l'altro.

Il titolo è “Nella storia mondiale. Stati, mercati e guerre”. In cui c'è una relazione diretta tra economia e conflitti. Perché?
Certo perché tutto questo ha provocato, sotto il velo dell'ideologia dei diritti umani, una serie infinite di guerre. Il momento in cui ci sarebbe dovuto essere il trionfo del mercato e della pace mondiale c0o0on la fine dell'Unione Sovietica invece abbiamo inaugurato il periodo più sanguinoso della storia umana. Guerre in ogni dove che cancellano interi Paesi e comunità. Dalle guerre dei Balcani fino a Yemen e Siria di oggi. E gli economisti di tutto questo non sanno nulla. Sono degli ignoranti in cattedra.

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