Politica
Sapelli: «Con Tsipras non cambierà nulla»
L'economista smorza gli entusiasmi della vittoria di Syriza. «La Troika ha reagito con chiusura e rifuto. Questo voto ha svelato come sia ampia la forbice tra volontà popolare, partecipazione dei cittadini e potere tecnocratico. E cambiare le cose non è possibile»
«La prima cosa che ci possiamo aspettare non è positiva». Non ha dubbi l'economista Giulio Sapelli, uno dei principali critici delle politiche di austerity attuate dalla Troika europea. Il motivo è semplice: «È molto negativo che la prima reazione alla vittoria di Syriza non sia venuta dal Parlamento Europeo, votato dai popoli, ma dalla Troika e dalle Banche Centrali. Un popolo esprime il suo voto e a rispondere sono tre organi stabiliti dal mercato. Cominciamo molto male».
In particolare Sapelli è colpito dall'intervento del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, la Banca Centrale tedesca, «è sconcertante. Ha detto che quale che sia l'esito del voto i greci devono rispettare gli accordi. Come dire che la democrazia non ha più alcun valore».
Ed è questo secondo l'economista il primo risultato visibile dell'elezione di Tsipras, «si allarga la forbice tra volontà popolare, partecipazione dei cittadini e potere tecnocratico. La poliarchia ha avuto una reazione di chiusura e rifiuto».
C'è poi un'altra spia d'allarme. «Bisogna meditare. È vero, Syriza ha vinto, e io sono molto contento, ma Alba Dorata ha preso un sacco di voti. Questo significa che il Paese è spaccato in due. E questo anche perché la gente ricorda che è stata l'Europa a creare la catastrofe greca».
Sapelli parla chiaro: «C'è una serie di menzogne che ci dicono sulla Grecia. Certamente ci sono stati sprechi e spese inutili che hanno portato alla situazione debitoria limite. Ma la gran parte di questi debiti sono stati indotti dai finanziamenti delle banche franco-tedesche. Finanziamenti che quando il vento è girato ed è arrivata la crisi sono stati “curati” da quei pazzi dei neo-liberisti con l'aumento delle tesse e la diminuzione della spesa pubblica. Cioè tutte quelle cose che non si devono mai fare. Così la situazione si è avvitata».
Come sempre lapidario Sapelli sottolinea che «L'Europa è stata un colossale imbroglio sin dall'inizio. Per questo i tedeschi dovrebbero tacere, perché questo imbroglio è stato fatto da loro. Tutto è cominciato con una fiume di investimenti ai paesi del sud da parte delle banche franco-tedesche».
In Italia si fa un gran parlare delle reazioni dei mercati, «i mercati hanno visto che ha vinto Tsipras e si preparano a negoziare. Solo in Italia, con il giornalismo provinciale che ci ritroviamo, si parla di rivolta dei mercati».
La critica interna di Sapelli va oltre, guardando a Sel e a quella minoranza PD riversatasi in Grecia per festeggiare l'avvenimento, «come al solito abbiamo fatto la figura dei cioccolatai. Questi nostri compagni da strapazzo che sono andati là a cantare Bella Ciao, a fare i profughi, invece di stare qui a lavorare sono inqualificabili. Questa è una macchia. Ma tanto i lavoratori non gli daranno neanche un voto». Un commento che si spiega proprio nel paragone con Tispras: «lui invece ha saputo parlare alla classe media. È per questo che ha vinto».
Tsipras come Renzi? Neanche a parlarne, «fra i due c'è la stessa differenza che passa tra me e un gatto. Renzi appartiene a tutta un'altra tradizione. È cattolico, democristiano e influenzato dai poteri forti. Basti vedere quello che ha fatto sulle Banche Popolari. Siamo su due pianeti diversi». Ma l'alleanza invece è plausibile, «Tsipras aiuterà Renzi perché aiuta gli americani contro l'egemonia tedesca. Per questo saranno alleati forti. Ma non credo ci sia spazio per cambiare questa Europa».
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