Welfare

Sanzioni Onu contro la Liberia per i “diamanti insanguinati”

Il commercio delle pietre sostiene la guerriglia, che le Nazioni Unite intendono stroncare con il blocco delle esportazioni. Ne dà notizia la Cnn

di Gabriella Meroni

Entrano in vigore lunedì le sanzioni Onu contro la Liberia, accusata di sostenere la guerriglia che da dieci anni insanguina la vicina Sierra Leone attraverso il traffico di diamanti. Le sanzioni prevedono il blocco totale delle esportazioni di diamanti dalla Liberia e la proibizione dei viaggi all’estero per i leader liberiani e i loro coniugi, compreso il presidente Charles Taylor. Le Nazioni Unite intendono punire così il commercio illegale di diamanti estratti in Sierra Leone e mandati in Liberia dai ribelli antigovernativi del Ruf (Revolutionary United Front), che ricevono in cambio dal governo di Monrovia sostegno logistico, rifugio e armi comprate con i proventi della vendita dei diamanti. In seguito a questi traffici, denunciati da un rapporto dell’Onu pubblicato nel dicembre 2000, le Nazioni Unite hanno proibito nel marzo scorso la vendita di armi alla Liberia. Le altre sanzioni erano state imposte nello stesso momento ma ritardate di due mesi per dare tempo al governo liberiano di tagliare i legami con il Ruf. Cosa che, secondo l’Onu, la Liberia non ha fatto. La settimana scorsa il segretario generale dell’Onu Kofi Annan ha affermato che il governo di Charles Taylor non ha chiuso i conti bancari del Ruf né ha espulso i suoi capi dalla Liberia, non lasciando altra scelta che l’imposizione delle sanzioni, che resteranno in vigore fino al maggio 2002. Il governo liberiano ha affermato il contrario, sostenendo che invece le condizioni poste dalle Nazioni Unite sono state rispettate, tra cui il bando per quattro mesi all’importazione in Liberia di diamanti privi di un certificato che ne garantisse la provenienza da zone non di guerra, come la Sierra Leone. Nel Paese confinante con la Liberia la guerra civile dura ormai dal 1991, quando il Ruf lanciò un’offensiva contro il governo a partire da Est, alla frontiera con la Liberia. Il presidente liberiano Taylor ha stretti legami con il capo del Ruf, Foday Sankoh, attualmente in carcere in Sierra Leone. Dietro ai loro buoni rapporti, secondo l’Onu, c’è un giro d’affari da 250 miliardi di lire all’anno derivante dal commercio dei diamanti insanguinati della Sierra Leone: una cifra più che sufficiente a sostenere con larghezza la campagna militare dei ribelli. In Sierra Leone sono di stanza 12mila soldati delle Nazioni Unite, uno dei più consistenti contingenti di caschi blu.


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