Famiglia
Sanzione latte artificiale: parla la Lega Consumatori
Dopo il successo della campagna promossa, SOS Allattamento - Lega Consumatori rilancia, sottolineando i doveri dei pediatri
di Redazione
L’istruttoria dell’Antitrust – conclusasi ieri con una sanzione di 9.743.000,00 euro inflitta ad alcuni produttori di latte per l’infanzia, accusati di aver stretto un cartello di mercato volto a far lievitare i prezzi del 100-300% rispetto alla media europea – è partita da un’indagine di Lega Consumatori. Nel marzo del 2004, l’associazione di tutela dei consumatori aveva analizzato il mercato italiano dei latti artificiali, alzando il velo su un business vergognoso, fatto di operazioni di marketing al limite dell’eticità e reso possibile da leggi insufficienti a proteggere l’allattamento materno dalle pressioni commerciali delle ditte produttrici. ?Accogliamo la decisione dell’Antiturst con viva soddisfazione – fa sapere Linda Grilli, responsabile di SOS Allattamento di Lega Consumatori – da anni denunciamo le pratiche commerciali scorrette delle multinazionali del latte in polvere. Già nel marzo del 2000 il Garante aveva multato le ditte produttrici di latte, colpevoli di aver stretto un accordo sui prezzi. La nostra indagine aveva evidenziato che poco o nulla era cambiato da allora. Adesso la nuova sentenza di condanna ci dà ragione.?
Molto però resta ancora da fare, soprattutto a livello legislativo. E’ necessario che i ministri della Salute e delle Attività Produttive intervengano con una legge rigorosa, che possa evitare nuove speculazioni sulla salute dei più piccoli e sul portafogli dei loro genitori. La vera risposta al caro-biberon, infatti, va ricercata nella promozione, sostegno e protezione dell’allattamento materno: oltre il 95% delle donne, infatti, è in grado di allattare al seno i propri figli. A giugno 2004 Lega Consumatori, insieme alle altre associazioni di tutela dei consumatori aderenti al CNCU, aveva chiesto l’applicazione del Codice Internazionale OMS/Unicef sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, un documento adottato dall’Italia nel 1981 allo scopo di proteggere la salute dell’infanzia, sanzionando la scorretta commercializzazione ed ogni forma di promozione dei sostituti del latte materno. ?In realtà – prosegue Linda Grilli – il nuovo decreto sulla pubblicità dei latti artificiali, il DM 46/05 entrato in vigore lo scorso 20 aprile, non solo è lontano anni luce dal recepire le raccomandazioni del Codice, ma addirittura non apporta significativi cambiamenti nemmeno rispetto al precedente Decreto Ministeriale n. 500 del 6 aprile 1994.
?Da questo punto di vista – prosegue Linda Grilli – molta più determinazione e coraggio sono stati mostrati dall’assessore per il diritto alla salute della Regione Toscana Enrico Rossi che, dopo aver siglato un importante accordo con l’Unicef per promuovere l’allattamento al seno, a novembre 2004 ha varato una legge che mette la parola fine alla promozione delle ditte nei reparti maternità.? La deliberazione 1095/2004, infatti, prevede che l’approvvigionamento dei sostituti del latte materno da parte delle Aziende Sanitarie per i bisogni interni delle stesse Aziende avvenga solo ed esclusivamente attraverso l’acquisto diretto. Questo per mettere fine alla distribuzione gratuita e promozionale operata dalle ditte produttrici. La delibera dispone inoltre la fornitura gratuita dei sostituti del latte materno anche sul territorio nei casi in cui questa alimentazione risulta necessaria e affida a una apposita Commissione l’individuazione di questi casi. Infine, essa prevede che i sanitari che partecipano a eventi formativi organizzati con il contributo a qualsiasi titolo da parte delle aziende che producono o commercializzano i prodotti sostitutivi del latte materno vengono esclusi dal riconoscimento di crediti formativi ECM.
E qui veniamo al punto dolente: il ruolo dei pediatri e dei neonatologi italiani nella vicenda caro-biberon. La sentenza Antitrust sottolinea molto chiaramente come il legame tra ditte ed operatori sanitari orienti la scelta dei genitori verso una certa marca di latte. Da anni Lega Consumatori denuncia l’enorme impegno finanziario delle ditte nella sponsorizzazione di convegni medici, pubblicazioni scientifiche e corsi di aggiornamento, nonché nell’acquisto di attrezzature mediche per ambulatori ed ospedali. Senza contare il meccanismo delle turnazioni negli ospedali, attraverso il quale le aziende si spartiscono il mercato dei latti. Per fortuna, tra il 2004 e il 2005, alcune insegne della grande distribuzione e le farmacie italiane hanno iniziato a proporre ai consumatori italiani prodotti a prezzi allineati al resto d’Europa, intorno ai 10 euro al chilo. Malgrado ciò, negli ultimi mesi stiamo assistendo ad una vera e propria campagna mediatica, da parte dei pediatri e dei neonatologi italiani, i quali non perdono occasione per giudicare scadenti e meno sicuri i prodotti cosiddetti economici. ?Si tratta di affermazioni sconcertanti – precisa Linda Grilli – che hanno come unico risultato quello di confondere ulteriormente le idee ai consumatori. Se davvero esistono latti di serie A e latti di serie B, allora che i pediatri chiedano l’immediato ritiro dei prodotti scadenti, allegando adeguate prove scientifiche. In caso contrario che la smettano di fare del terrorismo psicologico sui genitori e si adoperino sul serio, non solo a parole, per promuovere e sostenere l’allattamento materno.?
?Quello che più ci sconcerta – conclude Linda Grilli – sono le entusiastiche affermazioni dei pediatri secondo i quali, in Italia, c’è la più alta percentuale europea di bambini allattati al seno al momento delle dimissioni dall’ospedale. In realtà c’è poco di cui vantarsi visto che le mamme, una volta tornate a casa, rinunciano all’allattamento materno assai prima dei sei mesi consigliati dall’OMS. I pediatri, inoltre, non possono limitarsi ad affermare la promozione dell’allattamento al seno in via di principio: alle parole devono seguire i fatti. E i fatti dicono che in Italia solo pochissime strutture rispettano i 10 passi dell’Iniziativa Ospedali Amici dei Bambini. E’ bene quindi che i neonatologi ed i pediatri si adoperino concretamente perché nei punti nascita cambino le attuali routines che, nella maggior parte dei casi, ostacolano l’allattamento al seno. Non solo. E’ altresì necessario che essi aiutino le madri a superare le difficoltà che incontrano nell’allattare, apprendendo ed applicando tecniche di counseling e competenze pratiche che quasi mai hanno appreso nel corso dei lunghi anni di laurea e specializzazione.?
Per maggiori informazioni:
Linda Grilli
SOS Allattamento – Lega Consumatori Acli
www.legaconsumatoritoscana.itinfo@legaconsumatoritoscana.it
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