Cultura

Santoro, vescovo di Taranto: «Abbracciare il popolo ucraino pregando insieme per la pace»

Ieri è stato consegnato il bassorilievo di San Michele messaggero di pace a Kiev, abbiamo raggiunto il vescovo al telefono: «Abbiamo dato il nostro tempo e rischiato qualcosa di noi in questo viaggio controcorrente. Ma il rischio è bello, come dice Platone, quando possiamo dare un messaggio di pace con il nostro corpo e la nostra anima»

di Riccardo Bonacina

Raggiungiamo il vescovo di Taranto Monsignor Filippo Santore mentre viaggia da Kiev verso Leopoli e poi verso Cracovia, sulla via del ritorno dopo una missione di pace.

Monsignore ieri la consegna del bassorilievo Messaggero di Pace oggi incamminati sulla strada del ritorno. Che esperienza è stata?

Con Franco Giuliano, presidente dell’Associazione L’Isola che non c’è” e Loreto Gesualdo, medico, abbiamo vissuto una vera missione di pace col Vescovo Ausiliare Greco Cattolico S. E. Mons. Yosyf Milian e del nostro Ambasciatore S.E. Piero Francesco Zazo che ringraziamo per l’aiuto e l’assistenza continua che ci ha dato per organizzare e portare a termine questa difficile missione in un territorio di guerra. Ma soprattutto abbiamo voluto abbracciare il popolo ucraino e la sua sofferenza.

Abbiamo dato il nostro tempo e rischiato qualcosa di noi in questo viaggio controcorrente.

Ma il rischio è bello, come dice Platone, quando possiamo dare un messaggio di pace con il nostro corpo e la nostra anima.

Come è avvenuta la consegna del bassorilievo con San Michele Arcangelo?

La consegna del bassorilievo è stata una liturgia umana e divina di raro valore, era presente il dolore di questo popolo e l’Arcangelo Michele con la spada e la bilancia bene ha comunicato il desiderio di una pace giusta. La nostra delegazione unita e grata ha vissuto un momento grande commozione e di impegno per la causa della pace.

Ha sentito che proprio ieri Xi Jinping ha telefonato al presidente ucraino Zelensky proprio mentre voi consegnavate il bassorilievo?

No, incredibile, le vie del Signore sono misteriose. Speriamo che qualcosa davvero si muova nella direzione della pace.

Cosa l’ha colpita di più in questa giornata a Kiev?

L’incontro con il vescovo e i sacerdoti della Chiesa Greco cattolica, la loro fede, il loro sentirsi totalmente parte del popolo, la loro fedeltà al Papa che è valsa loro le persecuzioni negli anni dell’Unione sovietica. In una situazione in cui anche le confessioni sono divise e attraversate da incomprensioni la loro realtà mi è parsa una roccia salda di fede e una presenza capace di seminare non divisioni ma speranza. Sentono il Papa vicinissimo e gli sono grati

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