Formazione

Sante Marie. Il piccolo comune outdoor

Un piccolo comune sportivo all'aperto. Questa la scelta politica di Lorenzo Berardinetti sindaco di Sante Marie, in provincia dell'Aquila, da 25 anni. Riserva naturale, sentieri e cammini, tartufi, castagne, funghi, big bench e cicloturismo raddoppiano le presenze e aprono alla speranza di ripopolamento

di Gabriella Debora Giorgione

Disallineamento. Su questo, i sindaci e le sindache sono tutti e tutte concordi. C'è un disallineamento tra piccoli e grandi comuni: stesse responsabilità di governo, disparità di mezzi e risorse. Segretari comunali, dirigenti, impiegati: manca personale, i sindaci costretti a fare anche i certificati o ad aprire di notte il Comune se arriva un allarme o un trattamento sanitario obbligatorio. Forse è questo che li lega così fortemente al proprio mandato: la "cura", oltre la funzione, che ci mettono ogni giorno. Piccoli comuni, grandi Sindaci è alla undicesima puntata.

Con i motori sempre accesi. Così è Lorenzo Berardinetti, fisico asciutto e sorriso sornione di chi, in fondo, si diverte e sta bene in quello che fa: il sindaco. Sante Marie, il suo piccolo comune, appare per la prima volta in un documento datato 1187, dove si parla di un feudo di due soldati, appartenente a Giovanni Duca. Nel XIX secolo, Sante Marie è sottoposta a un forte incremento demografico in parte stroncato in seguito al terremoto del 1904 e all’emigrazione del secondo dopoguerra.
Berardinetti è anche il referente Uncem Abruzzo e delegato Borghi Autentici della regione. Il suo è anche uno dei piccoli comuni della Rete del Welcome. Le connessioni, le reti, gli scambi e i confronti sono importanti, per il sindaco di Sante Marie, che mi accoglie nel suo studio e parla a raffica, descrive, fa pause, sorride, inclina la voce a dare enfasi a quello che racconta. Scivola liquido, ma mai banale, e il tempo con lui vola, tra profumi di tartufo e funghi, silenzio dei cammini in cui respiri intensamente odore di neve e camino acceso.

Lei è sindaco di Sante Marie da 25 anni, ma come ci è riuscito?
Ho iniziato nel 1990 con la prima elezione da consigliere, a novembre del 1991 sono stato eletto sindaco. Mai lontanamente avrei pensato di fare l’amministratore, avevo 31 anni. Papà era in pensione, ma era stato dipendente comunale, quando accettai la candidatura non mi parlò per mesi perché era spaventato dai problemi che un sindaco di un piccolo comune deve affrontare, anche nella gestione delle opposizioni. Dopo i primi tre mandati, 1991-1995-1999, nel 2004 sono stato vicesindaco e poi di nuovo sindaco nel 2010, e nel tempo, pur continuando a lavorare nelle ferrovie dello Stato, anche consigliere provinciale e regionale, per un anno anche assessore regionale ai lavori pubblici. E sempre con liste civiche.

Una monarchia assoluta, insomma! Ma perché suo padre era preoccupato? Era così forte, lo scontro?
Molto. Nei primi cinque anni ho lavorato proprio sul rasserenamento dei rapporti con la minoranza. Quando ho cominciato c’erano quattro assessori e un Segretario comunale a scavalco, ma io avevo un “sogno nel cassetto” su Sante Marie ed avevo un grande entusiasmo per realizzarlo. Ma per anni c’è stato un clima duro fatto di esposti continui ai Carabinieri, si figuri che presi l’abitudine di mandare le delibere non solo ai capigruppo e alla Prefettura e al Coreco, ma anche ai Carabinieri così non perdevano tempo a venire in Comune a prenderle. Poi però dal 1995 l’opposizione così tenace andò scemando.

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Quanti abitanti ha Sante Marie?
1.200 abitanti, con sei frazioni su 40 chilometri quadrati, arriviamo fino al Lazio.

Ma forse la competizione dipendeva anche da questo, cioè la rivendicazione tra frazioni e tra frazioni e centro?
Sì, c’era una forte competizione tra frazioni e capoluogo, ma dal 1995 le asperità sono scemate. Nell’ultima competizione elettorale tutte le opposizioni che negli anni ho battuto si sono messe insieme in un’unica lista, ma li ho battuti lo stesso!

Ce l’ha una classe dirigente che la sostituirà?
Certo, il problema è che i più giovani poi trovano lavoro altrove. Nella regione Abruzzo sono ormai tanti i piccoli comuni in cui si riesce a formare solo una lista unica. Ma non è solo questo che sconforta i giovani ad investire nella politica del proprio comune: c’è il tema delle responsabilità dei sindaci e c’è il grande tema delle competenze.

In che senso?
Nel senso che non è possibile che un piccolo comune abbia le stesse responsabilità di un comune grande, ma senza lo stesso personale e le stesse risorse. In Abruzzo mancano 120 segretari comunali su 305 comuni, quelli che ci sono spesso sono a scavalco. Alcuni sindaci il sabato aprono gli uffici per fare un certificato di morte. È per questo che abbiamo lavorato sulla costituzione di una Unione di 34 Comuni proprio per sostenerci tutti, a breve dovremmo eleggere il presidente.

Ma è vero che lei voleva farsi prete?
Sono stato cinque anni in seminario, sì, a Castel Gandolfo, ho ricevuto una formazione intensa, ho fatto molto sport, gare. Ma soprattutto ho ricevuto una formazione culturale di tipo organizzativo e attento alle comunità.

Com’era Sante Marie nel 1989 e cosa sarà nel 2025?
Abbiamo cominciato con un contributo di 100 milioni all’anno ai piccoli comuni per i lavori di urbanizzazione primaria. Poi sono arrivate le scelte politiche difficili, quelle sulla gestione dei rifiuti, il canile consortile affidato ad una cooperativa locale. E poi è arrivata la svolta ecologica: la riserva naturale regionale con tutti i sentieri che passano attraverso la grotta della Luppa, abbiamo costruito tre aree pic-nic attrezzate e una sentieristica che abbracciava sei Comuni. Poi nasce il “Cammino dei Briganti”, che è stato la chiave di tutto. Nel 1860 il generale catalano Borges venne arrestato e ucciso qui, a Tagliacozzo, a 10 km dal confine con lo Stato Pontificio. Sulla scia di questo fatto storico è nato il cammino dei briganti e adesso arriviamo fino a 4mila camminatori che vengono qui a fare il percorso e stiamo diventando il primo comune “outdoor”.

Cosa sarebbe?
Un Comune sportivo all’aperto: camminate, arrampicata, il cammino dei briganti, e adesso arriva anche il “Cammino del sentiero di Corradino”, da Corradino di Svevia che passò sulle nostre terre per la battaglia di Tagliacozzo.

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Ma come sono gestite tutte queste cose?
Qui arriva la Cooperativa di comunità che adesso gestisce tutti i cammini e la sentieristica nella riserva ed ha 44 soci, oltre a cinque aziende che ha ripreso la lavorazione dei terreni i cui prodotti sono venduti nel bazar della cooperativa che è all’ingresso del cammino. E abbiamo fatto anche la birra dei briganti: Birrà e Brigantessa, maschile e femminile, la fa un mastro birraio di Tagliacozzo. L’anno scorso abbiamo creato la birra Corradino e quella di castagne, che è un prodotto tipico di Sante Marie. Abbiamo faticosamente creato anche una “cicloturistica della castagna”: dieci anni fa eravamo in 35, quest’anno abbiamo avuto 1.100 persone sui tre tracciati di 40, 30 e 15 chilometri. Ma non è tanto la cicloturistica in sé, quanto tutto l’indotto che si muove: agriturismi, affittacamere, un albergo diffuso nella zona più marginale di Sante Marie. E stiamo studiando un brand territoriale.

E la grande panchina…
Quella l’ho copiata da Biccari ed è incredibile quanta gente attira! Però certo quando le persone arrivano devi fare in modo che restino almeno due notti, altrimenti non c’è indotto. Al momento abbiamo 80 posti letto, ora stiamo facendo una gara per un albergo che era del Comune e che ha altri 40 posti letto perché c’è più domanda che offerta e quindi dobbiamo recuperare in fretta!

E i giovani?
Una grande soddisfazione la ragazza che era andata a Roma e che è tornata per aprire un B&B qui, oppure una ragazza di Sante Marie che ha aperto un alimentari. I giovani vogliono restare, bisogna dare loro occasioni e supporto. Alla Cooperativa di comunità, per esempio, abbiamo dato in affidamento due scuole dove hanno aperto un negozio di prossimità e stanno per aprire un laboratorio di trasformazione dei prodotti: tartufi, funghi porcini, more, castagne, tutto quello che nasce e cresce nella nostra terra, sui nostri sentieri.

La tartufaia invece, che progetto è?
Quella arriva con il Sibater-Supporto Istituzionale alla Banca delle Terre della Fondazione Ifel di Anci. Avevamo alcuni terreni abbandonati ed abbiamo attivato una tartufaia sociale che sta sul sentiero Corradino. Nella Cooperativa di comunità c’è anche il sacerdote di Sante Marie che è un agronomo e che ha recuperato tutti i terreni della Chiesa per destinarli alla tartufaia. Chi viene, cerca e raccoglie i tartufi, se li vuole cucinare si mangiano insieme in Cooperativa, sennò li acquista e se li mangia a casa.

La comunicazione sta facendo tanto…
Assolutamente. Prima a capodanno arrivavano solo le persone che hanno casa qui, quest’anno abbiamo fatto un boom.

Così però non si combatte lo spopolamento, si tratta di persone che vengono per qualche giorno e poi se ne vanno…
Ci stiamo lavorando: innanzitutto abbiamo riportato il tempo pieno nelle scuole e siamo saliti a 70 bambini che arrivano anche dai paesi vicini e già due famiglie si sono trasferite, un artigiano ha aperto una piccola azienda di ferro. Tenga conto che noi siamo solo a 70 km da Roma, se riusciamo a mettere a sistema tutte le potenzialità, offrire più servizi di comunità e vincere anche la battaglia delle ferrovie, Sante Marie decollerà. Ecco perché adesso c’è meno opposizione: perché si è capito che il vero avversario non è il sindaco, ma lo spopolamento, la mancanza di sviluppo, la morte dei piccoli comuni e delle piccole comunità.

Sabato 25 febbraio saremo a Villetta Barrea con la sindaca Giuseppina Colantoni

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