«Caro telespettatore di Sanremo, sappi che il tuo giudizio potrebbe valere quasi niente». Suonerà più o meno così l’avvertenza con cui la Rai, in occasione del prossimo Festival della canzone italiana, accompagnerà l’invito ad esprimere la propria preferenza da casa, via telefono fisso o cellulare, attraverso l’ormai celebre strumento del televoto. Strumento grazie al quale, lo scorso anno, il Festival si concluse tra le polemiche, per il sospetto di “blocchi di voti” pilotati da call center. All’annuncio del secondo posto della coppia Pupo-Emanuele Filiberto – decretato appunto dagli sms da casa – per protesta gli orchestrali lanciarono gli spartiti e le associazioni dei consumatori chiesero subito regole più severe contro le troppo chiamate arrivate dalle stesse linee telefoniche. Un anno dopo lo scandalo, a dieci giorni dall’evento la Rai fa sapere con nonchalance che «il regolamento del televoto non è ancora stato definito».
In sovrimpressione
«Di sicuro sarà impossibile applicare le modifiche al sistema per filtrare i voti dai call center e dai centralini», fa notare Carlo Pileri, presidente dell’Adoc. «Da un punto di vista tecnico i sistemi di raccolta dei voti sono complessi, per modificarli ci vogliono mesi», conferma dall’Agcom, Federico Flaviano, responsabile Tutela dei consumatori.
Mentre l’Antitrust lavora alle nuove norme, per quest’anno la Rai può promettere soltanto di dare il via al televoto premettendo un’informazione di servizio: saranno le scritte in sovrimpressione, o gli stessi Gianni Morandi, Belén Rodriguez ed Elisabetta Canalis, a ricordare che l’azienda non garantisce su eventuali irregolarità. Nel caso i brogli venissero scoperti, i concorrenti avvantaggiati saranno puniti, ma prima non sarà possibile bloccare gli eventuali sabotatori della volontà popolare.
Eppure l’Agcom a dicembre aveva già aperto una consultazione pubblica su un pacchetto di misure «per assicurare trasparenza ed efficacia al servizio di televoto». Il risultato dovrebbe arrivare a breve, ma sarebbe comunque troppo tardi. L’autorità garante ha chiesto anche «la redazione di un regolamento a beneficio degli utenti del servizio, consultabile on line almeno 15 giorni prima della votazione». Il festival parte il 15 febbraio, ma agli inizi del mese sui siti Rai non era ancora reperibile nessuna norma ufficiale. «Ne hanno diffuso una bozza, ma se lo sono scritto da soli, senza consultare nessuno», lamenta l’Adoc. E Sileri rincara la dose: «Non diffondono neanche i numeri sul totale delle chiamate». Sarebbero dati interessanti, per capire quanto pesa il business del televoto di Sanremo.
Quasi 3 miliardi
L’anno scorso le cifre furono diffuse grazie a uno scoop di Avvenire: in tutto erano stati espressi 3.606.950 televoti, al costo di 0,75 euro a voto, il totale era di 2.705.212,50 euro. «Il giro d’affari complessivo del televoto in Italia si aggira attorno ai 30 milioni di euro», spiega l’Adoc. Quindi Sanremo, da solo, fa quasi il 10% dei proventi del televoto in Italia. A spartirsi i guadagni sono state Rai, Telecom, Vodafone, Wind, NeoNetwork (Gruppo Magnolia) e Amuser, le società che gestivano i server telefonici. Quest’anno potrebbe esserci meno chiamate? Un’esperta di televoti come la giurata di X Factor, Mara Maionchi ne dubita: «Gli imbrogli ci sono in qualsiasi sistema. Alla fine è il metodo più democratico, non tradisce la volontà popolare».
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